Domande senza risposte

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Ero chiusa in una stanza, era buio, non vedevo niente.

Nel buio più totale, all'improvviso, riuscii a scorgere due figure.

«Ti prego, ci devi ascoltare»

Una voce calda e maschile, misteriosa e supplichevole, si sentì nelle tenebre.

«C-Chi siete?» chiesi spaventata.

Questa volta si aggiunse una seconda voce.

Femminile, sottile e dolce, amorevole e implorante.

«Ci conosci Allison, vogliamo solo aiutarti» disse.

A quel punto realizzai.

«No, no, dovete andarvene io non voglio più vedervi. ANDATEVENE! ANDATEVENE!» implorai con le lacrime agli occhi.

«Quello che abbiamo fatto è stato un voto, siamo di parola» disse il ragazzo.

Mi coprii le orecchie con i palmi delle mani, portai le ginocchia alla testa e chiusi gli occhi nella speranza che tutto finisse.

«Ora ci devi ascoltare!» disse il ragazzo spazientito.

All'improvviso, il giovane mi afferrò il polso costringendomi a togliere la mano dall'orecchio.

«Stiamo facendo tutto questo per te, per proteggerti» continuò.

«No, no, no, andatevene! Andatevene!»

Finalmente le mie preghiere furono esaudite e mi risvegliai nel mio letto al sicuro.

Quel giorno era Natale, ma dopo quel sogno ero traumatizzata.

Ad un certo punto sentii un dolore al polso.

Sollevai leggermente la manica del pigiama e vidi i segni rossi che mi aveva lasciato la stretta del ragazzo nel mio sogno.

Avevano promesso che non si sarebbero rifatti più vivi e invece eccoli qui.

Quella volta sembravano seriamente arrabbiati, forse mi volevano dire qualcosa che io mi rifiutavo di ascoltare.

Però avevano parlato di un voto che avevano fatto, probabilmente erano di qualche setta?

Appena accesi il cellulare comparse un messaggio di Ellen.

"Tanti auguri di buon Natale! Che dici se oggi andiamo a farci un giro prima del pranzo con i parenti?" recitava.

Bene, almeno mi sarei distratta un po' da tutto quello che stava accadendo.

Presi dalla mia cabina armadio un semplice jeans blu e un dolcevita verde scuro.

Raccolsi i capelli in una treccia a spina di pesce e scesi le scale.

Mangiai velocemente e andai al parco dove mi aspettava Ellen.

«Hey Ally!» disse alzandosi da una panchina.

Indossava un cargo beige e un giubbino pesante rosa chiaro.

Dal cappello spuntavano i suoi capelli biondo cenere a long bob.

«Dunque, hai avuto altri sogni, o visioni» domandò a bruciapelo.

A quella domanda sbiancai e cercai di essere il più vaga possibile ma non ero una brava bugiarda.

«Ally, so che c'è qualcosa che non va, lo si vede dal tuo sguardo»

«Sì, oggi ho avuto un altro incubo, quei due vogliono dirmi qualcosa»

«Beh, allora perché li eviti?»

«Perché ho paura, Ellen»

Effettivamente era vero, la paura si stava nutrendo di me e delle mie insicurezze.

The Suicide Of Lauren MillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora