Quando capitavano quei momenti in cui eravamo in tutto e per tutto spensierati, era veramente stupendo.
In quel momento, tutto si fermò.
Finalmente dimenticammo tutte le preoccupazioni: Cora, Lauren, Il professor Pierce, tutto.
Era come se nulla fosse successo: eravamo solamente dei normali diciasettenni che si divertivano a costruire un pupazzo di neve.
Appena fu ultimato, ci riunimmo tutti intorno e lo osservavamo pieni di orgoglio.
«Direi che abbiamo fatto proprio un bel lavoro» disse Justin con le mani sui fianchi e con un sorriso soddisfatto.
Rimanemmo un altro poco a parlare, poi, tornammo a casa.
Mentre camminavo verso casa osservavo il paesaggio intorno a me.
Era tutto completamente ricoperto di neve, gli alberi erano oramai spogli dalle foglie, l'aria era fredda tanto che mi rese la punta del naso rossa, il cielo era ricoperto di nuvole, il sole era pallido e coperto: si respirava aria natalizia.
Appena arrivai a casa mi pulii gli stivali sullo zerbino e subito dopo entrai all'interno.
«Freddo fuori, vero?» disse papà.
«Abbastanza. Come mai sei già a casa?»
«Oggi non c'erano molti casi da risolvere, era maggior parte lavoro d'ufficio. A te com'è andata a scuola?»
«Beh, come al solito, bene direi»
Tolsi il giubbino e lo appesi all'attaccapanni, poi salii in camera.
Mi sedetti alla scrivania, presi i libri e cominciai subito a studiare.
Quel giorno non avevo molti compiti, così nel giro di mezz'ora, li completai tutti.
Subito dopo mi infilai un pantalone nero di tutta e una felpa rosa.
Purtroppo, i bei momenti di spensieratezza durano poco.
Per la prima volta ebbi una visione ad occhi aperti.
Solitamente mi capitavano quando mi addormentavo ma questa volta era diverso.
Vidi di nuovo i due ragazzi, questa volta si tenevano per mano e mi fissavano intensamente.
«Allison, sei una di noi» disse il ragazzo.
«Ascoltaci, noi ti possiamo aiutare» aggiunse la ragazza.
Io ero lì, ferma come una statua, non osavo parlare né tanto meno muovermi.
Sentii un nodo stringersi alla gola, i brividi mi percorrevano il corpo, i miei occhi erano fissi su di loro, il mio cervello non riusciva più a controllare il mio corpo, sentivo la paura irradiarsi dappertutto.
«Ti prego, dacci una possibilità» disse il ragazzo porgendomi cortesemente la sua mano accennando un lieve sorriso.
Quel gesto cortese arrivò a me come un gesto maligno, quasi diabolico.
La ragazza nel mentre, si limitava a guardarci e sperava che io accettassi.
A quel punto, tirai uno schiaffone al ragazzo che ritirò subito la mano.
«L'unica cosa che desidero realmente in questo momento, è che voi ve ne andiate e che non mi perseguitiate più! ANDATEVENE! ORA!»
A quel punto i due giovani assunsero un'espressione dispiaciuta e con un cenno del capo mi salutarono svanendo nel nulla.
Subito dopo irruppe nella mia stanza mamma.
«Tesoro, che succede?!» disse spaventata.
Mi voltai piano i suoi occhi erano spalancati e aveva il fiatone.
«Nulla, nulla sto bene» dissi tentando di rassicurarla senza successo.
«Amore, sono tua madre, so che c'è qualcosa che non va»
A quel punto mamma si sedette sul letto affianco a me e lì, in quel preciso istante, cominciai a dirle tutto, anche delle visioni e dei due giovani che mi continuavano a perseguitare.
Appena finii il mio racconto, mamma mi avvolse con il suo abbraccio, rassicurandomi e carezzandomi i lunghi capelli castano mogano, ma dentro di lei, sentivo la preoccupazione.
«Tesoro, non ti preoccupare, risolverai tutto, come hai sempre fatto» mi sussurrò all'orecchio dolcemente.
Mamma cercava in ogni modo di rassicurarmi, ma ero ben consapevole che quella volta l'avevo fatta grossa.
Purtroppo i bei momenti durano poco e in quel periodo erano durati fin troppo.
Mi sentivo semplicemente esausta, stremata, volevo soltanto tornare alla mia vecchia vita da adolescente senza tutti questi problemi.
Al contrario dalle mie aspettative, mamma comprese la situazione in cui mi trovavo mentre io pensavo che mi avrebbe presa per pazza e forse mi avrebbe rinchiusa in un ospedale psichiatrico per il resto dei miei giorni.
Dopo un po', mamma uscì dalla stanza lasciandomi sola assorta nei miei pensieri.
Quella visione che ebbi da sveglia, mi terrorizzò ancora di più.
Dopo quell'avventura all'interno della casa abbandonata, qualcosa si era svegliato in me, una sorta di sesto senso, un terz'occhio.
Ultimamente riuscivo a vedere cose che solo io riuscivo a scorgerle, prevedevo eventi che ancora si dovevano verificare, forse stavo diventando pazza? Era tutto frutto della mia psiche probabilmente turbata da tutto ciò?
Avevo così tante domande, ma purtroppo non mi riuscivo a dare una spiegazione.
Sono sempre stata una ragazza che sapeva cavarsela da sola e che trovava un rimedio a tutto, ma questa volta era tutto enormemente diverso.
Forse stavo avendo a che fare con entità superiori e ultraterrene alla quale non sapevo darmi una spiegazione del perché accadessero e come avessero accesso al mio mondo.
Era tutto così spaventosamente paranormale e inquietante e un po' tutto il gruppo era piuttosto scosso.
Volevamo che tutto questo finisse il prima possibile e molto spesso pensavo che tutto questo che stava accadendo era solo un brutto sogno al quale dovevo cercare di svegliarmi il prima possibile ma purtroppo non era cosi, era tutta la nuda e cruda verità.
La maledetta verità.
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The Suicide Of Lauren Miller
غموض / إثارةVoi credete nel paranormale? Credete negli spiriti? No, impossibile, sono solo stupide leggende metropolitane. E invece nelle streghe? No, ovvio che no, l'umanità non ci crede, noi non ci crediamo e al solo pensiero che in realtà tutto ciò possa esi...