Prologo

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E bada uomo,

che al riposar tuo ultimo tra le stoffe del non ritorno,

non saranno tesori luccicanti che ti veglieranno,

ma beni più preziosi fatti di ossa e sangue.

Essi testimoni di ciò che eri,

tu testimone di ciò che essi sono.

Preserva le tue memorie uomo,

proteggi i tuoi amori fuggiti

e le emozioni soffocanti.

Perché senza le memorie,

che cosa sei?




Scappa!

Quella semplice parola fu per me l'inizio di tutto. Mi ero sempre definito un uomo razionale, che prima di prendere una decisione rifletteva sui pro e i contro, ma quella sera era stato diverso. Accadde tutto in un attimo: la stanza era avvolta in un silenzio irreale, le finestre sprangate non lasciavano trapelare il minimo barlume di luce lunare. Ero abituato a quella sensazione, una quiete dal sapore di tempesta che, leggiadra come un gattino, si era acciambellata sul mio petto per rimare lì, immobile, in attesa del momento per agire. Fu con un urlo acuto che quel silenzio assordante si infranse. La gravità si fece più premente e si avviluppò al mio corpo trascinandomi giù; divelse le tavole di legno del parquet, sfondò i vetri delle finestre, le pareti della mia camera tremolarono, l'aria divenne irrespirabile. Strinsi gli occhi per scacciare quella sensazione che stava martoriando la mia psiche, respirai a fondo per sciogliere quella corda invisibile che mi aveva accalappiato la gola. Tutto dentro di me si stava irrimediabilmente sgretolando, erano solo macerie quello che vedevo, un futuro fatto di nulla. Quel cataclisma interiore cessò proprio come era arrivato. Ancora scosso aprii gli occhi: la stanza era rimasta intatta come l'avevo lasciata prima che tutto accadesse. Nella mente mi balenò quell'unica parola che per giorni avevo tentato di scacciare via: scappa! Non ebbi il tempo di metabolizzarne il significato che la assecondai. Afferrai una valigia, lanciai dentro i primi vestiti capitatimi tra le mani e mi chiusi la porta alle spalle. Salito in macchina, ruotai la chiave nel cilindro con un colpo secco, il motore ruggì come una tigre furente pronta all'attacco rimbombando per le vie ancora assonnate. Quell'urlo graffiante carico di rabbia risuonò nelle mie orecchie come un dolce canto di libertà. Partii senza lasciare un biglietto per giustificare quella mia decisione di andar via né dedicai un ultimo sguardo a quella città che finalmente mi stavo lasciando alle spalle. La sensazione soffocante allentò la sua presa sulla mia gola srotolandosi con l'accumularsi dei chilometri. Non avendo una meta precisa da raggiungere, decisi di arrestare la macchina dando fine a quella mia fuga disperata, irretito da un piccolo borgo arroccato sul mare, dalle stradine bianche e le distese di sabbia dorata. Scrutai speranzoso la mia nuova vita al di là del parabrezza e assaporai la fresca brezza che mi accarezzò il viso accaldato una volta sceso dalla macchina. Il sole stava uscendo dal suo nascondiglio notturno, tinse il mare con chiazze aranciate e richiamò gli uccellini che lo accolsero con un dolce canticchiare. Avvolto da quella pace surreale, dentro di me si svegliò la consapevolezza che da quel momento in poi tutto sarebbe andato per il meglio. Non potevo immaginare quello che mi sarebbe accaduto da lì a poco.

Mnimi-Lo scrigno dei ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora