Capitolo 10 (Prima parte)

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L'urlo di orrore che usci mi uscii bocca alla visione di quell'uomo, infranse il silenzio della vallata. Mi guardai intorno istericamente, cosa era successo? Le sagome arancioni erano rimaste come le avevo lasciate e nessuna si era voltata nel sentire le mie grida, erano rimaste immobili, immersi nel loro silenzio, sul loro volto non era presente incredulità o paura, ma solo pace, una strana, terrificante pace.

Ma dove ero finito? Era è vero che, fino a quel momenti, il mio viaggio era stato costellato di cose strane, ma questa li superava tutte. Senza pensarci due volte, cominciai a correre. Dovevo allontanarmi, scappare il più lontano possibile da quell'orrore prima di fare la stessa fine di quel fedele.

Ma una cosa mi sembrava ancora più assurda: davvero la cera di una candela aveva sciolto una persona? Non sapevo dove stavo andando e non mi importava. Mi accorsi in breve tempo che la mia corsa non mi stava portando da nessuna parte, ero fermo in un punto come se stessi correndo su un tapis roulant. Fu un dolore lanciante al petto che mi mozzò il fiato, costringendomi a fermarmi. Mi irrigidì di colpo e caddi a terra ansimante.

«Mi fa male» annaspai. A ogni boccata di aria che cercavo di prendere, il dolore si faceva più forte, come se qualcuno si stesse strappando via il cuore dalla cassa toracica. L'aria mancò, non riuscivo a respirare, che cosa mi stava succedendo? Sembrava quasi che stessi avendo un infarto.

«No, non voglio morire, ti prego aiutami» supplicai.

«Chi ha lasciato il mondo perituro non vi può fare più ritorno» echeggiò nelle mie orecchie una voce lontana.

«Ma ci deve essere un modo, farò qualsiasi cosa. Ti supplico, ti darò tutto quello che vuoi».

La sensazione di svenimento sparì, così come il forte dolore al petto. Mi ritrovai supino sul pavimento d'erba; ancora stravolto sollevai lo sguardo trovando finalmente la nuova dama.

Era giovane, con una bellezza incantatoria, pelle diafana, capelli scuri sciolti in morbide ombre e labbra morbide, che richiamavano l'eleganza delle donne preraffaellite. Sul suo volto aleggiava un'inespressiva austerità, un misterioso contrasto con la delicatezza dei suoi lineamenti, che la rendevano impenetrabile. Tuttavia, i suoi occhi smeraldo, celati da pesanti palpebre scure, tradivano un velo di tristezza che avevo già notato in passato: era lo sguardo di chi porta la morte nel cuore.

A testimoniare il suo lutto, un lungo abito nero ne copriva ogni centimetro di pelle candida, la vita stretta, creando una silhouette raffinata e rigida. Un velo scuro a cascata le cingeva la chioma corvina, incorniciandole il viso vale. Sembrava una sposa, che aveva scelto la morte come consorte.

«Chi sei?» le chiesi, alzandomi barcollante e tenendomi il petto che ancora mi doleva.

«Io sono la portavoce di Dio». La sua parlata era pacata e fredda, mi rimbombò in testa come un eco.

«La portavoce di Dio?»

La dama fece un profondo respiro e prese a spiegarmi.

«Il luogo dove ti trovi è antico, nato nel momento stesso in cui l'uomo ha avuto origine. Questo posto è un luogo di baratto con Dio» mi spiegò, scandendo lentamente ogni parola.

«Baratto con Dio?»

Fece un cenno con il capo: «Qui si baratta ciò che si possiede con ciò che più si brama. Hai visto poco fa cosa è successo?».

«S-sì».

Ripensai alla scena che si era impressa nella mia mente come una macchia incandescente, tanto che ancora mi sembrava di sentire il rumore dello sfrigolio che bruciava la pelle del fedele.

«Il baratto ha avuto luogo».

«E che cosa ha dato in cambio per essere ridotto in quello stato?» domandai.

Mnimi-Lo scrigno dei ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora