19. Waiting room

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Tra le varie stelle non vi è il vuoto: vi sono polveri, detriti, e particelle che costituiscono il mezzo interstellare; in alcune zone tali particelle sono particolarmente dense, tanto da generare vere e proprie nubi, come le nubi molecolari, le nubi di idrogeno e le nubi di polveri.

She'll be the best you ever had if you let her;

I know it's for the better....

I know it's for the better...

I know it's for the better..

I know it's for the better.


Casa mia.

Sto per andare a casa sua.

Sto andando a casa sua.

Stiamo andando a casa sua.

Mi sta portando a casa sua.

Alex Hill, il ragazzo più popolare e temuto della scuola mi sta portando a casa sua.

La casa che divide con altri tre ragazzi.

La loro casa.

Credo di star per vomitare.

La sensazione di nausea inizia a farsi strada dentro di me, sento in bocca il sapore dell'ultima cosa che ho mangiato: un solo biscotto a colazione.

Avrei dovuto pranzare.

Perché non ho pranzato?

Il senso di colpa unito alla mancanza di cibo, a questo giro in moto e all'eccitazione dovuta alla meta mi scombussolano completamente lo stomaco.

Sto decisamente per vomitare.

Pizzico i fianchi di Alex davanti a me, gli strattono la giacca cercando di fargli capire che qualcosa non va, che si deve fermare o presto finirà per avere il mio vomito sulla schiena.

Mi dice qualcosa, credo mi stia chiedendo se sto bene, ti sembra che io stia bene?? Percepisco la moto rallentare, sento il suo corpo muoversi e girarsi verso di me, lo sento esclamare «oh cristo, Luna cos'hai?» capisco che sta scendendo dalla moto e si sta avvicinando da un lato a me.

Io sono ancora in sella, non riesco a comandare le gambe, non riesco a concentrarmi sui movimenti, provo con le mani tremanti a togliermi il casco ma finisco solo per graffiarmi il palmo e il collo.

Mi sento mancare l'aria, non riesco a respirare, sono intrappolata e non so come liberarmi.

All'improvviso una ventata d'aria fresca mi colpisce il viso, il vento si infrange tra i miei capelli, apro la bocca e respiro quanta più aria i miei polmoni riescano a sopportare, sento il battito cardiaco accelerare e diminuire a seconda dei miei respiri.

Con le mani mi tasto la testa alla ricerca del casco, non capisco dove sia finito, l'ho tolto? Come l'ho tolto? Quando l'ho tolto?

Mi colpisco forte la guancia con la mano destra, non riesco a controllare gli istinti, non ho il controllo del mio corpo.

Una presa decisa ma delicata mi intrappola la mano destra allontanandola dal mio viso, con la stessa stretta trattiene anche l'altra mia mano, impedendomi di avere altri mezzi per colpirmi.

Una mano estranea si avvicina al mio viso, percepisco il palmo sfiorare la parte di guancia colpita precedentemente, sussulto e d'istinto mi ritraggo, dopo qualche secondo si riavvicina e io gli permetto di toccarmi, stavolta il tocco non è intenzionato a ferirmi, adesso è una carezza.

Sent by a StarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora