VI

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Arrivai a scuola, non pensando che stesse per iniziare l'inferno.

Entrai in classe e vidi tutti i miei compagni radunati nel mio banco, mi avvicinai e guardai.

C'erano delle scritte, fatte molto probabilmente con il pennarello indelebile, orribilmente orribili.

«Che gay»
«Fai schifo sia te che il tuo fidanzato»
«Fai cagare»

Queste erano le frasi si ripetevano maggiormente e in quel schifoso banco.

Tutti si misero a ridere e ha prendermi in giro, scappai in bagno piangendo

In queste situazioni sfoggio tutte le emozioni, sentimenti che posseggo dentro di me e li trasmuto in un attacco di panico.

Magari lieve, potevo solo sperare i miei attacchi erano tosti, come scartare l'incarto di un lecca lecca.

Iniziai a bussare ma i bagni erano tutti occupati, iniziò a girarmi la testa.

Provai a lavare la faccia, ma ovviamente non ci furono risultati.

Iniziai a sudare freddo, le mie gambe non temevano più a quindi caddi, sentì delle mani che mi presero al volo.

Mi sostenevano dalle ascelle ma non capì chi era... vedevo tutto sfocato e non riuscivo a ragionare.

Sentivo che mi stava portando da qualche parte, ma non so dove, io mi ostinavo a seguirlo malamente, sentivo inoltre delle voci ma non capivo quello che dicevano, mi si ovattarono anche le orecchie.

In questo momento ero nella confusione più totale, per colpa di persone che si arrabbiavano per quello che ero io.

Ci sono persone che bullizzano per il corpo di una persona, il carattere, per religione, colore e infine per l'orientamento sessuale.

Finalmente, dopo 10 minuti mi appoggiò sopra un qualcosa di freddo e poi sentì una sensazione di apnea.

*mi avevano appena rovesciato un secchio di acqua gelida partendo dalla pancia fino al viso* 

Aprii subito gli occhi e vidi Nathan in lontananza, con una faccia alquanto preoccupata e dei suoi amici.

Il ragazzo, appena mi vide corse verso di me.

«Come stai»
«Cosa ti è successo» chiese subito dopo
«Niente, dove mi trovo» risposi
«Nella palestra di pallavolo, non sapevamo dove altro portarti»
«In infermeria» dissi

Ci fu un silenzio tombale da parte loro e dopo un po' parlò Nathan.

«No, sennò avrebbero dato la colpa a noi»
«Ah si giusto, certo tutti sanno quello che mi fate ma caso strano nessuno fa niente»
«Dai non fare così, già tanto che Thomas, ti ha preso al volo»

*E chi sarebbe adesso questo Thomas*

«E chi sarebbe»
«Sono io»

Mi si presentò davanti un ragazzo alto un po' meno di Nathan, occhi marroni, capelli anch'essi marroni, appena mi si avvicinò sentì un odore di cocco buonissimo.

«Ah sei tu, grazie per non avermi fatto cadere»
gli dissi sorridendo
«Prego» disse facendomi l'occhiolino.

Nathan spostò con forza Thomas e mi prese in braccio avvicinando il suo volto al mio.

«Non farti condizionare dagli altri, non farti male per colpa di altri, rimani forte come lo sei stato fino ad ora» mi posò per terra e mi indicò la strada per uscire.

Perché mi ha detto queste cose?
Ha visto mica tutta la scena?
Speriamo di no, sennò lui e i suoi amici mi prenderanno ancora più in giro.

Ma la sensazione che qualcosa era fuori posto c'era e anche tanta, perché prendermi in braccio e aiutarmi, quando tutto questo è stato causato da loro.

Speriamo solamente che non mi devano più in queste condizioni, non voglio farmi vedere debole da quegli stronzi.

Vorrei mandare tutto a quel paese, ma non potevo, sennò la mia situazione e ha quanto pare anche del mio fidanzato.

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