Izzie-1

822 37 1
                                        

La gente mi conosce perchè mi faccio conoscere. Nel senso,mi conosce perchè mi faccio vedere. Sorrido e mi presento a tutti,sono simpatica. La mia psicologa diceva che il mio bisogno di essere circondata da tanta gente è legato al fatto che nel profondo mi sento sola. Secondo me è solo carattere.
I miei sforzi nel fare la cheerleader non sono stati vani,dopo tutto,se mi hanno permesso di avere una borsa di studio per questo college. Non ne vado gran che fiera,anche se nel parcheggio di roulottes in cui vivevo ero l'unica a saper fare un salto mortale e la spaccata centrale. Solo, vorrei uscire presto di scena e rinunciare a questo personaggio che mi appartiene ben poco. Ad ogni modo,sono qui,e anche qui mi sono fatta notare. Forse è perchè sono alta piú di molti ragazzi,forse è perchè mi presento a chiunque capiti sulla mia strada. L'idea geniale è invitare tutta questa gente a casa mia. In realtà non è casa mia,è casa di Meredith,ma fa lo stesso. Le dirò di questa festa quando la rivedró per pranzo.

Per pranzo Meredith non si è fatta vedere,e nel pomeriggio non avevamo lezioni insieme. Beh,pazienza,farò lo stesso. Non si annulla una festa di questa portata.
«George,aiutami a sistemare la casa.»
«Meredith sa che hai preso le lucine natalizie? E soprattutto,che devi farci?»
«Numero uno: no,non lo sa,ma Cristina si e dato che sono tipo gemelli siamesi vale come se lo sapesse anche Meredith. Numero due: sono le uniche luci mobili della casa,le metto sulla facciata.»
«Perché rinunciare a un minimo dettaglio sarebbe troppo,giusto?»
«Una festa o la fai perfetta o non la fai,Bambi. Ora sali sulla scala.»
E così fa. Io gli passo le luci dell'albero di Natale,e lui le sistema in modo che siano ben visibili. Preparo i cupcake e mando George a conprare gli alcolici (in genere sono più tolleranti con i ragazzi),e vado a prepararmi. Sono le 9. La festa è tra un'ora.
Il mio guardaroba non è molto fornito,quindi frugo tra le cose di Cristina. Considerando che Meredith non sa ancora della festa,non penso sia giusto prendere uno dei suoi.
Ne trovo uno di raso (penso sia raso,non conosco bene i tessuti) rosso,corto e scollato sul davanti,con le spalle morbide. Inizialmente lego i capelli,ma alla fine opto per lasciarli sciolti. Alla fine,mi sono allungati da poco,devo valorizzarli.
Alle 10 esatte iniziano ad arrivare i classici sfigatelli della banda e del coro,e quindici minuti dopo si fa viva anche la padrona di casa, a cui non ho ancora detto della festa. Ma c'erano giàuna decina di persone,inutile nascondermi.
«Iz... che.cazzo.hai.fatto.»
Sgurdo perso,occhiaie,palbebre socchiuse...è ubriaca,o quasi. Confonderla è la strategia migliore.
«È una megafesta a cui ho invitato mezzo college,le birre sono in cucina,alcolici più forti sul tavolp in soggiorno. Oh,ma non la tequila,non la tua amatissima tequila,quella è in frizer perché so che ti piace ghiacciata. Erba rullata e non nel cofanetto accanto la tv,sigarette e tabaccate sparse per la casa. Se vuoi qualcosa di pesante cercatela. Per la musica,sei la padrona e hai la priorità.»
Nessuna risposta. Nessuna reazione. Lo sapevo che un discorso articolato l'avrebbe stordita.
«Ehi tesoro,sei tornata! Vieni a ballare!» Ed ecco che Cristina mi salva inconsapevolmente da morte certa.

Sono le 11:40. Meredith e Cristina ballano sul tavolo, George fa lo spazzino e io resto in disparte davanti al tavolo con gli alcolici. Un ragazzo mi fissa dalla cucina. Alto, sorrisetto furbo,sembra muscoloso. Mentre penso di avvicinarmici si avvicina lui a me,e si piazza dall'altro lato del tavolo.Però non parla. Beve una birra dopo l'altra,al ritmo dei miei shottini, non sapendo quanto io regga bene l'alcol. Conosco il tipo,finge di essere ubriaco prima di provarci. Forse posso divertirmi. Finto ubriaco? E io finta ubriaca.
Quando mando giú il sesto bicchierino di Jack,inizio a ridacchiare come una ragazzina isterica che ha appena visto Justin Bieber in televisione. Mi appoggio al tavolo per far credere che sto perdendo l'equilibrio,e mi guardo intorno confusa come faceva Mer appena tornata a casa.
A questo punto il ragazzo posa la sua birra e fa il giro,per trovarsi subito davanti a me. Se sono "ubrica",da ora posso fare quello che voglio,no?
Ci troviamo in cima alle scale nel giro di un paio di minuti,mi porta in braccio. Il sorrisetto stronzo ce l'ha ancora stampato,voglio toglierlo. Anche se mi fa ridere,quindi un ghigno mi sfugge. Poi lo bacio. Sia per levargli quell'espressione che lo rende troppo carino,sia perchè ho gli ormoni decisamente alti in questo momento.
Detto,fatto,siamo sul letto della camera di George,che spero non si arrabbierà se lasceremo segni del nostro passaggio.
Lui mi guarda,con un'espressione diversa da prima. Il sorriso è un'altro,decisamente piú... umano. Mi sfila il vestito baciandomi dal collo in giú, ripetutamente,e poi lo svesto io,scoprendo che non mi ero sbagliata: il fisico ben fatto c'è davvero. Si ferma spesso a guardarmi,a baciarmi,ad accarezzarmi,e fa venire i brividi.
Non passiamo la notte a fare sesso. Beh,le prime due ore sí. Poi ci distendiamo sul letto,io con la testa appoggiata al suo petto,il suo braccio attorno alle mie spalle. E parliamo per il doppio delle ore,di tutto,dalla complessa natura dell'essere al gusto di gelato preferito. Scopro che anche lui ha avuto una vita difficile,scopro che il suo colore preferito è il nero e che gli piace il gelato panna e cioccolato; scopro anche che gli sono piaciuti i miei cupcake. Ci addormentiamo troppo tardi per svegliarci ad un orario decente,ma troppo presto per le nostre esigenze. Attenzione,non intendo che dovevamo scopare ancora,ma iniziava a piacermi la voce di quel ragazzo con l'infanzia piú oscura della mia.

Sono le 8 del mattino,e mi scappa la pipí. Scivolo fuori dal letto con grande fatica,e vado a darmi una rinfrescata. Sento il ragazzo,a cui nemmeno ho chiesto il nome,nella stanza accanto,che si sta svegliando. Fa rumore per rivestirsi,e quando se ne va sbatte un po' troppo la volta. Forse è così e mi sono fatta i film romantici assurdi,forse è davvero solo sesso.

Nel pomeriggio andiamo al college sembrando piú zombie che persone, lungo la strada principale della struttura distinguo solo sagome. Poi qualcuno parla,rivolto a Meredith:«Buon pomeriggio, Stranamore!»
Quella voce,è la sua voce. È il ragazzo con il sorrisetto stronzo.

How to save a lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora