Izzie-2

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Il mondo si ferma un istante,non mi accorgo nemmeno che mi hanno lasciata indietro. È il fiato corto la cosa piú difficile da sopportare,perchè è un segno di ansia. E vorrei abbassare lo sguardo,tirare dritto,ma non ci riesco perchè lui mi fissa con gli occhi da "sei quella che ho visto nuda".
Si avvicina a me,e divento piccola all'improvviso,all'improvviso incapace di essere Izzie Stevens. Non so se vuole tirare dritto,o vuole parlarmi della festa o soltanto dirmi come si chiama,considerando che nemmeno lo so. Ma si ferma e basta. Si piazza davanti a me continuando a penetrarmi con quello sguardo dannatamente sexy.
Non so per quanto tempo ci guardiamo,anche se non mi dispiace. Però scoppio a ridere,perchè non so che altro fare. Scoppio così forte da far scappare uno scoiattolo,e da far ridere lui.
«E così...tu sei la ragazza della festa. Te lo ricordi chi sono?»
«Oh,mi ricordo tutto.»
«Ma guarda,finta ubriaca? Bene,bene... Allora ricorderai che non ci siamo presentati.»
«So di non sapere il tuo nome.»
«In questo caso,sono Alex Karev»
«Solo Izzie.»
Era la risposta piú stupida del secolo. Dovevo solo presentarmi e sono lo stesso riuscita a fare casini. Mi sento piú ubriaca di ieri sera.
Sento solo il vento,sento la sua scarpa che calpesta una foglia,e un pallone che rotola accanto a noi. Alex lo guarda,ma non lo restituisce,lo scalcia piú lontano,da vero stronzo. E mi chiedo perchè l'abbia fatto.
«Ora perchè mi guardi come un cane bastonato? Era un pallone,l'hanno perso loro e se lo riprendono loro.»
Resto zitta perchè è l'unica cosa che riesco a fare in questo momento. Lo ricordavo dolce,ed è... uno stronzo,anche se dirlo è ripetitivo.

Alex Karev mi trascina tutto il pomeriggio per le strade del college,mangiando barrette dietetiche e bevendo thé al limone. Non seguiamo nemmeno una lezione, ma non importa perchè sto bene così. Se dicessi a una persona a caso com'é l'Alex che conosco,mi riderebbe subito in faccia. L'ho visto offendere la gente, rispondere male e buttare cartacce sui ragazzi del club di scacchi. Invece io ricevo un invito a cena. Oddio,non è proprio un invito a cena,andiamo da Joe a bere qualcosa,ma penso sia il massimo che lui sappia fare. Forse posso alzare il suo massimo,forse posso renderlo migliore. Ho imparato che se qualcuno è in un certo modo è a causa della sua storia. Io non conosco la storia di Alex,anche se sarebbe bello conoscerla. Per questo non mi allontano, ho uno strano attaccamento ai casi difficili. E diciamolo,lui è quasi impossibile,è spezzato. Gli basta rimettere insieme i pezzi,ritrovarsi. Lo capisco.

Alex beve birra al ritmo dei miei shot. Abbiamo parlato,prima di venire qua.
«Dimmi perchè lo fai. Dimmi perchè con me sei dolce e con gli altri fai lo stronzo. Dimmi perchè non ti riconosco quando sei con le altre persone. O forse è che non ti conosco proprio,e se il vero te è quello che conoscono gli altri,beh,non voglio avere niente a che fare con te.»
«Ci sono due Alex,Izzie. Tu hai visto la parte migliore di me,e sei anche la prima a vederla,non so perchè. C'è qualcosa di me che non vedrai mai,non su di te. Chiedi a tutte quelle che mi sono portato a letto,non le ho mai invitate a bere la sera dopo. Devi essere un minimo importante,no?»
«Allora non farlo piú. »
«Che cosa?»
«Lo stronzo con gli altri. Abbi il coraggio di farmi essere la prima di una lunga serie di persone che conoscono il tuo lato migliore.»
«Ci proverò.»

Una volta,un paio di anni fa,di fronte casa mia è caduto un uccellino,un piccolo di merlo,femmina,l'avevo chiamata Witchy. Era ancora senza piume, e le possibilità che si salvasse erano praticamente inesistenti,ma considerando che provo empatia pure per una formica,ce l'ho messa tutta per salvarlo. Così gli ho preparato una pappetta con pane e uovo, mangiava e beveva ogni quarto d'ora e per il resto dormiva in una scatola di scarpe riempita di pezze morbide che avevo adibito a nido. Salvare Witchy da un destino non proprio roseo mi dava un motivo d'orgoglio, e sono curiosa di sapere se salvare Alex avrà lo stesso effetto.

«Ti va di ballare?»
Non aspetta nemmeno una risposta, che mi porta sulla pista da ballo inesistente,tirandomi per la mano. Ha una presa che farebbe anche male come un tizzone di sigaretta che brucia sulla pelle, ma questa sigaretta,ora,mi da solo il beneficio che una droga comporta.
La mano sul fianco,la mano nella mano, la mano sul viso, le labbra contro le labbra; le piroette, i casquet, le parole sussurrate. Tutti abbiamo una nostra concezione di felicità sulla pista da ballo. Questa sera la mia è proprio qua di fronte, e mi fa girare da dieci minuti. Nessun bacio,forse quasi, ma non siamo abbastanza ubriachi. Un'ultima birra lo porta all'orlo. E poi,una freccetta,proprio tra di noi.
«Che cazzo fai,coglione?!»
Non ho nemmeno il tempo di tenerlo, vedo solo un tavolo volare, e la gente allontanarsi. Io scappo. Sto piangendo,credo.
Ho dimenticato di dirvi com'é finita con Witchy. Non sono riuscita a salvarla. In fondo, se per te è stato scritto un destino,non puoi cambiarlo.

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