18. TORNARE A RIDERE

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Jeff aprì gli occhi, ancora mezzo addormentato. C'era buio, solo uno spiraglio di luce entrava dalla finestra. Non si era ancora svegliato completamente. Era da po' di tempo che non si sentiva così riposato. Avrebbe voluto dormire ancora un altro po', ma stava morendo di fame.
-Già sveglio?-
Si accorse in quel momento di non essere da solo. Come aveva fatto a non vedere che stava letteralmente dormendo sulla spalla di Alan?! 
-Scusa!- si alzò immediatamente, rendendosi conto di aver stretto per tutto il tempo il braccio di Alan.
-Tranquillo...- lo tranquillizzò l'alfa che lo tirò per un braccio e lo fece riappoggiare sulla sua spalla.
Aveva come al solito un buon odore. Jeff se ne rese subito conto.
-Come ti senti?- 
-Stanco. Mi gira ancora un po' la testa...-
-Vuoi dormire ancora un po'?-
Jeff si sentiva a disagio in quella posizione. Non voleva che Alan gli facesse da cuscino, anche se doveva ammettere che si sentiva bene, quasi protetto.
-No....vorre farmi una doccia. Posso?-
-Certo. Nel frattempo posso prepararti qualcosa da mangiare. Hai fame?-
Prima che Jeff potesse rispondere, un gorgoglio rimbombò dal suo stomaco. Era dal giorno prima che non mangiava veramente qualcosa e la roba dell'ospedale non è che fosse particolarmente buona.
-Lo prendo come un sì-
-Che ore sono?-
-Le tre del pomeriggio. Hai dormito per un paio d'ore-
Jeff si alzò e si diresse verso il bagno, mentre Alan rimase a guardarlo dal letto.
Doveva ammettere pure lui che si era sentito bene in quelle ore. Gli piaceva stare vicino a Jeff e voleva rendergli le cose più facili in quel momento.
Era così dolce mentre dormiva. Sembrava tranquillo. Il semplice sentire il respiro caldo di Jeff sul collo, lo rendeva felice.
"Svegliati, Alan. Non puoi pensare a cose del genere. Siete solo amici!"- si rimproverò da solo.
Si obbligò ad alzarsi dal letto e andare in cucina.
-In bagno ci sono degli asciugamani- urlò Alan verso la porta del bagno.

Il pranzo era pronto, o forse era una merenda, o la cena? Non lo sapeva, oggi non avevano seguito gli orari giusti dei pasti. Non aveva importanza. 
Erano passati trenta minuti da quando Jeff era entrato in bagno, possibile che non fosse ancora uscito? Alan iniziò a preoccuparsi, si fermò fuori dalla porta del bagno.
-Jeff, tutto a posto?- busso gentilmente.
Nessuna risposta. Si sentiva l'acqua della doccia accesa dall'altra parte.
-Jeff? Stai bene?- riprovò.
Ancora niente.
-Jeff, sono preoccupato, posso entrare?-
E se fosse caduto e per questo non lo sentiva? E se si fosse sentito male?
Alan era preoccupato, decise di entrare per dare un'occhiata e assicurarsi che stesse veramente bene.

Non capiva. Si era svegliato che si sentiva bene. Era riposato, quasi felice. Sentire qualcuno accanto di cui potersi fidare, lo aveva fatto sentire al sicuro. Era quasi tornato ad essere la persona di prima, la persona di quando il video non era ancora....perché invece ora si sentiva così?
Era entrato in doccia. L'acqua calda lo faceva stare bene. Poi però la sua mente aveva iniziato a vagare di nuovo verso i pensieri che cercava di evitare da tanto tempo. Erano cose irreali, aveva letto una volta su internet. Preoccupazioni che non avevano un senso. Rappresentavano le insicurezze dell'individuo. Eppure la sua mente ci era caduta di nuovo e tutto si era fatto di nuovo nero. Gli succedeva così a volte. Di solito per fargli nascere quei pensieri ci voleva un evento, una delusione, ma in quei giorni era come se vi fosse attirato. Non riusciva a fuggire da turbinio e vi cadeva ogni volta che rimaneva fermo senza fare nulla. Quello era uno di quei momenti. In cui si sentiva inutile, solo, vuoto.
"Basta! Non è reale! Smettila, Jeff. Non ci devi pensare"- continuava a ripetersi. Ma nulla funzionava.
Jeff si sedette nella doccia, la schiena contro il muro, le braccia attorno alle ginocchia. L'acqua bollente che gli cadeva addosso lo faceva stare un po' meglio, ma nulla di che. Era paralizzato, guardava davanti a sé, ma non vedeva nulla. Chiuse gli occhi. Tutti i momenti più brutti di quegli ultimi mesi gli tornarono alla mente. 
"Basta! Smettetela!"- bisbigliava tra sé.
In quelle condizioni non sentì Alan dall'altra parte della porta che lo chiamava e nemmeno quando finalmente entrò e lo vide accovacciato a terra.

-Jeff!- appena lo vide seduto nella doccia, capì che c'era qualcosa che non andava.
Corse verso di lui, spense l'acqua, e lo coprì con un asciugamano.
Jeff aveva la testa appoggiata alle ginocchia, ma accortosi di non essere più solo la alzò e si trovò di fronte Alan.
-Cosa è successo? Come ti senti?-
-Io...a volte mi capita...sto bene...tranquillo- non voleva che Alan si preoccupasse per lui, non voleva essere un peso. 
-Stai piangendo?- 
Non se n'era neanche accorto, ma sì aveva pianto.
-No...sto bene- cercò di sorridere, fallendo miseramente.
Alan lo abbracciò. Jeff rimase immobile, non se lo aspettava e non sapeva cosa fare.
-Sai che mi puoi parlare, vero?-
Jeff non rispose, si lasciò abbracciare. Chiuse un attimo gli occhi, era passato tanto tempo da quando qualcuno al di fuori di Charlie lo aveva abbracciato. Si sentiva bene.
-Andiamo, ti aiuto- Alan lo aiutò ad alzarsi e lo accompagnò in camera per cambiarsi.
-Quando sei pronto, di là c'è da mangiare, okay? Se hai bisogno di qualcosa chiama-
Jeff non ci mise molto a cambiarsi e raggiunse Alan in cucina.
-Ecco tieni...ho preparato degli spaghetti con il ragù e carne con insalata-
-Non è un po' troppo?-
-Non mangi da ieri....-
-Grazie-
Alan sorrise. Finalmente Jeff iniziava a parlare un po' di più.

Finirono di mangiare, poi Jeff si sdraiò sul divano a guardare la TV mentre Alan si era andato a fare una doccia.
-Cosa guardi?- l'alfa si sedette di fianco a lui intento a fare un po' di conversazione.
-Nulla-
Per mezz'ora si era limitato a cambiare canale senza trovare nulla di interessante, nulla gli interessava.
-Vuoi fare qualcosa...andare fuori?-
-Non ne ho voglia-
-Non puoi di certo rimanere qui a guardare la tv fino a stasera-
-Cosa dovrei fare allora?-
-Forse ho un'idea-

Alan costrinse Jeff ad alzarsi dal divano e a seguirlo in macchina. Dopo venti minuti erano arrivati. Era una pista di pattinaggio. Un'enorme pista al coperto. Non c'erano molte persone, era l'orario ideale.
-Sai pattinare?- gli chiese incredulo Jeff.
-No, in realtà no. Ma Charlie mi aveva detto che a te piace quindi ho pensato che potrei imparare...-
-Okay...-
Come Jeff si immaginava, Alan era un disastro. Non riusciva praticamente a stare in piedi. Stava costantemente attaccato al bordo pista e quando provava a staccarsi era un pericolo per tutti quelli che gli stavano vicino.
-Ehi guarda Jeff! Penso di avere capito come si fa. Guarda come....- Alan perse l'equilibrio e cadde di faccia a terra. Si girò verso Jeff...
-Forse non ho capito bene come si fa....- aveva iniziato a dire, ma poi si bloccò vedendo che Jeff stava sorridendo.
-Ti fa ridere?- fece finta di fare l'offeso.
Jeff tornò alla sua espressione seria, ma non appena Alan cadde di nuovo nel tentativo di rialzarsi si mise a ridere, e questa volta per davvero.
-Sei un disastro, lo sai? Ahahah- si avvicinò ad Alan e lo aiutò ad alzarsi, poi lo accompagnò verso il bordo pista.
Quando si fermarono si guardarono un attimo, uno di fronte all'altro, pochi centimetri di distanza.
-Finalmente ti vedo ridere. Mi sembra di averti già detto che dovresti ridere di più-
-Magari non sono molte le cose che mi fanno ridere-
-Allora proverò a cadere a terra più spesso-
Jeff non rispose, si limitò a sorridere imbarazzato. 
Da quando era uscito dall'ospedale, quella era la prima volta che si sentiva veramente bene.

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Finalmente un po' di felicità.....
Da ora in poi, voglio che Jeff abbia la felicità che merita :)

VECCHIE FERITE AlanJeff (Omegaverse) | PITBABEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora