Maggio, il mese delle rose a cui nessuna ragazza potevo regalare. Ma anche il mese del mio compleanno. E dei risultati del B2. Come anche per lo STEP, era stata fissata una data a priori, agli inglesi evidentemente piace fare le cose con ordine. Loredana aveva cominciato a dare di matto, come se quell'esame meritasse davvero così tante attenzioni. L'aveva dipinto come il certificato che ci avrebbe fatto balzare avanti a tutti nei colloqui di lavoro, nonché all'università, come se sopra ci fosse scritto "Il candidato è praticamente madrelingua". In realtà, era un banale B2, un livello intermedio. E per di più, quello schifo scadeva dopo due anni, alla faccia dei 300 euro che avevamo pagato. Tutto ciò che lei toccava o nominava, diventava feccia, esame incluso. Avete presente l'aggettivo "sopravvalutato"? Ecco, il B2 era stato gonfiato come un rospo, avvolto da un'aura mistica, raggiante, potente. Ancora mi chiedo per quale diavolo di motivo mi fossi iscritto con la scuola e non come singolo individuo. Certo, aveva i suoi vantaggi: non mi sarei dovuto svegliare alle 6 per andare in un centro d'esame a un'ora di macchina da casa mia, per esempio. Ma almeno mi sarei risparmiato l'imminente competizione con gli altri. Avevo la scusa bella che pronta: essendo una certificazione totalmente inutile per i miei fini (o meglio non accettata dall'Imperial), avrei fatto il test durante l'estate nel caso in cui mi fosse servita per il Politecnico. E invece no, avevo deciso di affrontare la tempesta, ripetendomi fino alla nausea che sarebbe stato stupido tirarsi indietro solo per evitare il confronto con Luigi, la prof e gli altri. In fondo, avevo ragione: è sempre buona cosa affrontare le proprie paure faccia a faccia. Con un po' di orgoglio, mescolato al fatto che non avrei avuto molta voglia di prepararmi per l'esame durante l'estate, non mi ero tirato indietro. Come già vi ho raccontato, avevo sostenuto la prova durante il turno pomeridiano. Il peggio sembrava alle spalle, ma l'uscita dei risultati era stata caricata con così tante aspettative che mi dovetti ricredere. I miei buoni presentimenti vennero cancellati e trasformati in paura: se avessi fallito, avrei dovuto annunciare la mia sconfitta di fronte a tutti. O meglio, di sicuro mi sarebbe stata chiesta, almeno un centinaio di volte, la tanto odiata domanda "Quanto hai preso?".
<<Per favore, non B, per favore, non B>> mi ripetevo da solo, mentre inserivo le mie credenziali per scoprire l'esito dell'esame.
Non che "B" fosse un cattivo voto, però sarebbe stata una vergogna, per uno come me.
Premei invio e la famigerata lettera di valutazione si caricò sullo schermo. B. Avevo preso B. Ero ufficialmente di Serie B. A soli due punti dalla A.
<<No, non è vero, non può essere...>> sibilavo, con la voce rotta dalla delusione.
Avete presente quando fate di tutto per vincere un torneo e poi magari perdete in finale e vi premiano con quello stupido piatto anziché la coppa? Ecco, io mi sentivo in quel modo. Mi avevano dato il piatto del perdente. Ripeto, non era un brutto risultato, sarebbe stato più che sufficiente per il Politecnico, ma come lo avrei spiegato in conferenza stampa, ovvero alla mia prof e agli altri compagni? Che umiliazione. Sempre a confrontarmi con il mondo, sempre la competizione, sempre l'aspettativa su di me. Avevo fallito, ok? E quindi? Solo per quello stupido test allora non sarei stato più lo stesso? Mi assalì un odio profondo verso Loredana, autrice di tutta quella pubblicità e ansia da prestazione. Il B2 è importante, Il B2 di qua, Il B2 di là. Manco fosse il C1, il livello superiore. Non riuscivo a capacitarmi di come diavolo avessi fatto a prendere un voto così basso nella parte di scrittura, ero convinto fosse il mio punto forte. Che errori avevo fatto? Grammatica? Ero andato fuori tema? Lessico? Non lo seppi mai, non era concesso vedere le correzioni. Mi pareva di aver scritto un testo bomba, in verità. Se solo fossi andato leggermente meglio in quella parte, avrei ottenuto sicuramente la tanto desiderata "A", ma il destino aveva già deciso che quel giorno Luigi mi avrebbe battuto. Me lo immaginavo come uno che ha appena vinto un torneo dello Slam, che lancia la racchetta in aria e si butta per terra sul campo, con braccia e gambe distese, come una stella. E io, dall'altra parte della rete, invece, piegato sulle ginocchia, con una mano in faccia per la vergogna. Quanto avrei voluto prendere un camion e, in quell'incubo a occhi aperti, passargli sopra una decine di volte, avanti e indietro, schiacciarlo come una frittella. Lui mi stava rovinando la vita, che diritto aveva di fare una cosa del genere? Mi dovevo calmare, in fondo era un'immagine solo nella mia testa. Fin troppe volte, mi ero arrabbiato per colpa di scenari inesistenti, frutto soltanto della mia immaginazione, come anche in quel caso. Dovevo stemperare la rabbia. In fondo, lui non sapeva quanto avessi preso. Avrei ben voluto strappargli di dosso quella "A", che invece il fortunello si era aggiudicato proprio al limite: un punto in meno e sarebbe caduto anche lui in Serie B. Vi rendete conto, che sfiga? Chiaramente Luigi non esitò a vantarsi come un pavone, appena Loredana, sul gruppo Whatsapp che avevamo con lei, gli fornì comoda comoda la palla da schiacciare.
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Solo nella mia testa
Teen Fiction[COMPLETATO, APPENA USCITO] Maurizio Veggense sembra un ragazzo come gli altri. Frequenta il liceo, va bene a scuola, ha degli amici. Ma nessuno sa cosa gli frulla in testa veramente. Nessuno sa quanto odio represso ci sia dentro di lui. Nessuno po...