Doctor Who: The girl who stayed | wlw

Speciale: coming out (parte 2)

Ed eccola.

La tanto sudata seconda parte.

Nella prima ho raccontato il mio coming out, ora voglio però fare il punto della situazione.

Era il 2016 quando ho capito che c'era qualcosa di diverso in me e, da allora, è stata una scalata – letteralmente visto che, dallo 0, sono passata al 6 della scala Kinsey – durata molti anni. Nel 2019 sono arrivata allo scalino numero 3 ed ero così sicura di essere giunta a destinazione, così tanto da fare coming out.

Genio.

E so che non sono la prima che si ritrova a dover fare coming out una seconda volta. Insomma, siamo umani ed è nostro diritto sbagliare.

Ma non su questo.

Non dopo aver detto a mia madre che ero bisessuale e di conseguenza illudendola (sì, perché lei si è letteralmente aggrappata alla possibilità che, nonostante la mia attrazione per le donne, alla fine sarei finita con un uomo).

Forse avrei dovuto seguire l'esempio di molti altri e dire semplicemente che ero queer, visto che è più generico. Però, oltre ad essere un genio, sono anche piuttosto ottusa e ho sempre avuto bisogno di definirmi. Dire di essere "queer", quindi, ai miei occhi sarebbe stato come prendere "la via più facile" e mentire (soprattutto a me stessa).

Ma cos'è successo nel frattempo? Com'è successo che, da un 3, io sia diventata un 6?

Mi sono accorta che non ho mai immaginato una vita (felice) con un uomo e credo che sia questo il trucco per qualsiasi problema: immaginare il proprio futuro per capire ciò che si vuole.

Quindi, farò questo secondo coming out?

Ho deciso di no, almeno fino a quando non avrò una ragazza da portare a casa e, allora, sarà piuttosto ovvio e non ce ne sarà bisogno.

E, in fondo, dovrebbe essere così, no?

Si presenta la persona che si ama e chi se ne frega se è un uomo, una donna, un alieno...