Speciale: coming out (parte 1)

9 1 4
                                    

Quello che ho scritto nel capitolo precedente è vero: ho fatto coming out come bisessuale (sono uno scherzo vivente, ma di questo ne parliamo nella seconda parte) nel 2019.

Era il 18 luglio, quasi cinque mesi dopo la morte di mio padre e qualche giorno prima che partissimo per il mare.

Sono una codarda, lo so.

Mia madre non l'ha presa molto bene all'inizio. Si è messa a piangere e ha chiesto "che cosa ho fatto di male per meritarmi questo?" come se io l'avessi fatto apposta, come se fosse una specie di punizione.

Non lo era.

Semplicemente, erano anni che aspettavo di farlo.

E tra la codardia e la stupidità, la stupidità è cento volte peggio e lo dico perché ci ho messo un po' ad unire i puntini (e a quanto pare lo sto ancora facendo...)

A quindici anni ho iniziato a notare che il mio attaccamento per una delle mie amiche andava oltre la semplice amicizia e lì è iniziato il panico.

Già, perché neanche il tempo di realizzarlo che mio padre si ammalato di cancro.

Cos'avrei dovuto fare? Dirglielo e farmi odiare per il resto dei giorni che gli restavano?

No, ho scelto di aspettare.

Perché io e mio padre abbiamo sempre avuto un rapporto complicato e volevo lasciarlo andare in pace. Volevo che lui se ne andasse in pace.

Qualcuno potrebbe ribattere che "magari lo avrebbe accettato".

Vi precedo subito: no.

Sapevo quello che pensava degli omosessuali e il mio culo sarebbe stato fuori dalla porta di casa alla velocità della luce.

Comunque, non pensate che non ci abbia provato.

Quando ho capito che non gli restava molto – ma stava ancora abbastanza bene – ho fatto un piccolo esperimento: l'ho detto a mia sorella (al mare e proprio un anno prima di farlo ufficialmente).

Era la più giovane e – nella mia testa – la più incline e aperta a capire.

Spoiler: non è andata bene.

Così ho deciso: avrei represso quella scomoda parte di me fino a quando non sarei stata pronta.

Ma a certe cose non si è mai pronti.

A vedere la propria madre piangere disperata perché ha appena perso suo marito e "ora anche questo no".

E io, come sempre, sono stata molto delicata: mi sono arrabbiata, mi sono messa davanti al computer a guardare "The Vampire Diaries" e l'ho ignorata fino a quando non si è decisa a venire da me.

Non ha detto niente, mi ha solo abbracciata.

E, per il momento, andava bene così...

***

Comunque, ho cambiato idea (a quanto pare sta diventando un'abitudine per me...) e per le prossime due settimane posterò delle riflessioni personali sugli ultimi episodi – quindi attenti agli spoiler! – "73 Yards" e "Dot and Bubble".

Doctor Who: The girl who stayed | wlwDove le storie prendono vita. Scoprilo ora