Capitolo 2- Awareness

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Penelope Smith

Due anni prima

L'aula di musica è la mia compagna, come la spiaggia e come il diario, ognuno di essi tocca punti differenti e cura un pezzo di me.

Sfiorare i tasti, decidere la melodia sul momento, hai il controllo delle note, esegui gli ordini del tuo cuore.

Chiudere gli occhi e farsi trsportare sempre di più dalla musica.

La musica non è solo arte è semplicemente  vita, ti scorre nelle vene, ti dà adrenalina e ti emoziona.

Mentre suono, percepisco un aura negativa, tornata in modo prepotente, mi guardavo intorno come a volermi accertare che nessuno fosse lì nascosto da qualche parte pronto a sbarnarmi, come i lupi fanno con le prede.

Non so bene se ho avuto paura o se ero semplicemente curiosa, ma so che non ho smesso di pigiare i tasti, chiunque ci fosse non avrebbe fermato il mio momento con il pianoforte.

Avevo notato che da qualche giorno Eros mancava ed i suoi amici mi ignoravano, in realtà avevo proprio notato che cambiavano strada.

Immaginavo che fosse temporaneo, sapete la calma prima della tempesta.

Erano pochi giorni ma stavo comunque in guardia, non volevo illudermi.

L'illusione è per i principianti che non hanno imparato alla prima lezione.

Effettivamente potrebbe esserci lui a osservarmi eppure non smetto.

Torno a concludere la melodia mentre chiudo gli occhi di nuovo.

Una sinfonia che fa capire quanto male provo dentro senza neppure parlare.

Ogni volta che suono mi ricordo di quando da bambina guardavo il cielo immaginando di poter toccare le nuvole, come se fosse possibile, eppure mi sembrava che gli adulti potessero farlo.

Pensavo che il mondo fosse colorato, peccato che abbia dovuto conoscere l'oscurità molto in fretta.

Riapro gli occhi mentre l'ultima nota lascia la sua traccia in aria, posso vederla mentre raggiunge la nuvola che si vede fuori dalla finestra.

Accarezzo dolcemente i tasti come a ringraziarli per il bene che mi hanno fatto.

Mi rialzo, rimettendo le mie cuffie con la mia canzone preferita mentre esco dall'aula di musica.

Superato il corridoio principale sento ancora quello sguardo su di me, mi giro e incontro gli occhi furiosi di Eros.

Non si muove, non parla, mi fissa, posso giurare di sentire ogni traccia della sua rabbia sul mio corpo, come se mi stesse picchiando.

Lentamente si stacca dal l'armadietto, le mie mani sono in tasca automaticamente il volume diminuisce mentre odo the last come ultima parola prima di abbassare del tutto.

Noto il suo volto tumefatto, nessuno osa mettersi contro Eros, quindi deve esserci qualcosa di più grande dietro.

È a un millimetro da me quando inizia a parlare.

<< Vedi biondina, non avrai sempre chi ti proteggerà, non ci saranno i perdenti dei tuoi amici, non ci sarà quel pezzo di merda, non ci sarà nessuno, ci saremo solo io e te e ti prometto che ogni livido che ho, sarà triplicato su di te. Non ti toccherò più per adesso, ma quando meno te lo aspetterai ti toglierò tutto ciò che avrai costruito. >>

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