Capitolo 6:

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Lucerys non aveva immaginato che la barriera avesse quell'aspetto. O meglio, non aveva immaginato che il palazzo di Viserys nascesse sulle sue pendici. Il maniero sembrava incastonato nel ghiaccio, sospeso a diverse decina di metri d'altezza. La pietra nera occupava una quantità enorme di ghiaccio, allungandosi sia verticalmente che orizzontalmente. C'erano torri e lunghi corridoi coperti da finestre prive di vetri, il ghiaccio si insediava all'interno e contribuiva a tenere il palazzo attaccato alla Barriera.
Pensò che fosse incredibile.
Immaginava anche che il maniero si sviluppasse anche all'interno del ghiaccio, rendendo il suo ventre che avrebbe dovuto essere caldo e accogliente un ammasso freddo e privo di qualsiasi gioia.
Lucerys lo odiava.
Rhaenyra lo guardava come se fosse un familiare perso da tempo.
Quando smontarono dalla carrozza Daemon fu costretto a prendere Harwin tra le braccia. Joffrey gli teneva una mano, cercando di placare i suoi tremori ma niente, nemmeno il calore dei propri figli sembrava in grado di dargli sollievo.
"È il veleno," disse Daemon mentre Harwin si mordeva l'interno delle guance. Il suo viso era coperto di sudore e dalle chiazze che macchiavano i suoi abiti quella non doveva essere l'unica parte del corpo a sudare.
"Ma starà bene?" domandò Joff continuando a tenere la mano del padre.
Daemon lo guardò a lungo, come se stesse valutando se dirgli o meno la verità. Luke prese il viso di suo fratello fra le mani e gli accarezzò le guance.
"Certo che starà bene," disse pur non essendone certo.
Rhaenyra si avvicinò a loro e gli accarezzò il viso, sorridendo con quell'aria gentile a cui loro erano così abituati. Jacaerys ce l'aveva ancora con lei. Aveva accettato la verità ma non le sue bugie. Comprendeva il perché lo avesse fatto ma odiava che lei gli avesse mentito. Eventualmente la rabbia sarebbe passata ma si permise di concedersi qualche giorno per sfogarla.
"Chi si occupa di vostro nonno si prenderà cura anche di vostro padre, non abbiate paura," disse lei mentre Daemon si incamminava verso la barriera, laddove una struttura verticale conduceva a quello che sembrava un ingresso. In terra c'era una pedana e ai quattro angoli c'erano lunghe sbarre di ferro che conducevano verso l'alto, laddove il pavimento della magione si apriva per fare posto a un rettangolo delle stesse dimensioni della pedana.
Ser Criston condusse cavalli e carrozza verso un enorme portone, era lì che si trovavano le stalle.
Sulla pedana sostava un uomo dalla pelle chiara e la folta barba bianca. La sua testa era pelata e l'aria fredda del Nord doveva farlo rabbrividire. Aveva una spada stretta al fianco ma la sua mano era avvolta attorno a una lunga leva collegata alla piattaforma.
Daemon salì senza degnare l'uomo di uno sguardo mentre Rhaenyra si fermò davanti a lui, sorridendo come fosse stata una bambina.
"Ser Harrold," lo salutò lei e lui ricambiò il sorriso. Le sue dita tentennarono attorno alla leva, come se avesse voluto lasciarla andare per stringere la giovane donna in un forte abbraccio. Le dita non si staccarono e lui le porse un inchino il capo.
"Lady Rhaenyra, sono felice di rivedervi," disse lui mentre i suoi occhi grigi scandagliavano i tre ragazzi che si erano fermati alle sue spalle. Le sue sopracciglia si sollevarono e gli occhi si posarono sull'uomo stretto fra le braccia di Daemon.
"Sono lieto di poter conoscere i vostri figli," disse lui porgendo un inchino ai giovani che rimasero immobili, troppo spiazzati.
Rhaenyra appoggiò una mano sulla schiena di Jace, che le era più vicino.
"Questo è mio figlio maggiore, Jacaerys, loro sono Lucerys e Joffrey," disse presentando i suoi figli che porsero un profondo inchino all'anziano. Non erano abituati alla presenza di altre persone. Le uniche che avevano mai incontrato erano stati loro zio Larys e loro nonno Lyonel ed entrambi avevano preteso che chinassero il capo, Larys per divertimento e Lyonel per rispetto.
Ser Harrold batté le palpebre sorpreso per l'improvvisa reverenza.
"Non è necessario miei Signori, sono l'ultima persona davanti a cui dovete chinare la testa," disse lui stringendo con più forza la lunga leva.
Daemon ghignò divertito mentre i giovani sollevarono gli sguardi stupiti.
"Signori?" domandò Luke guardando prima sua madre, poi il Ser e infine Daemon che teneva loro padre stretto fra le braccia. Harwin stava rabbrividendo, la febbre doveva essersi alzata.
Rhaenyra gli posò una mano sulla schiena e finalmente lo spinse sulla passerella, lasciando che i suoi fratelli lo seguissero. Ser Harrold chiuse il piccolo cancello e pigiò la leva, mettendo in movimento la pedana che scattò verso l'alto. I giovani sobbalzarono, faticando a riprendere l'equilibrio che avevano momentaneamente perso.
"Ci farete l'abitudine," disse Daemon stringendo Harwin con più forza.
"Signori?" domandò ancora Luke e questa volta lo fece guardando sua madre.
"Siete nipoti del Conte Viserys Targaryen, figli di Lady Rhaenyra Targaryen e vostro padre, per quanto abbia rinunciato al suo titolo , è sempre figlio primogenito di Lord Lyonel Strong," disse Daemon sollevando lo sguardo sull'ingresso che si avvicinava sempre di più.
Ser Harrold sorrise alle parole del suo Signore ma anche all'innocenza dei tre giovani. Forse alla Barriera avrebbero giovato degli animi così puri.
La piattaforma rallentò gradualmente fino a fermarsi, il rettangolo della pedana combaciò perfettamente con il buco nel pavimento, permettendo ai Signori di scendere in totale sicurezza.
Daemon fu il primo a scendere e Rhaenyra lo seguì, aiutando i propri figli a mettere i piedi in terra. Non ricordava chiaramente la prima volta che aveva messo piede sulla pedana ma sapeva che il movimento rendeva le gambe molli e tremanti.
Si trovarono davanti a una lunga rampa di scale, i gradini erano neri, scavati nella roccia e nel ghiaccio e sulla cima c'era un enorme portone finemente decorato. Lo stemma dei Targaryen divideva le due porte nere e quando queste si aprirono venne diviso perfettamente a metà, le tre teste andarono da una parte e il corpo dell'altra.
Lady Alicent stava in cima alla scalinata, i capelli le ricadevano mossi sulle spalle e la pelliccia nera era assente. Il vestito era diverso, sempre verde ma con più punti lasciati nudi, rivelando la pelle bianca e le clavicole affilate.
Al suo fianco c'era un uomo dai lisci capelli bianchi e lunghi fino alla vita. Era alto quanto Daemon ma dalla corporatura più esile. Gli mancava un occhio ma quello che aveva era di un viola intenso, un piacevole miscuglio tra il lilla di Rhaenyra e l'ametista di Daemon.
"Rhaenyra!" esclamò Alicent riducendo al minimo la distanza che le separava. Percorse rapida le scale, gli stivali che sbattevano contro la pietra nera e i capelli che le schiaffeggiavano la schiena.
Rhaenyra si lasciò stringere e ricambiò la stretta. Gli occhi di Alicent corsero ai figli di Rhaenyra e fu felice di vederli chiaramente per la prima volta, eccetto per Lucerys con cui aveva passato diversi minuti. Sobbalzò quando incontrò il corpo svenuto tra le braccia di Daemon.
"Cosa è successo?" domandò avvicinandosi a Harwin. Si voltò con uno scatto, rivolgendosi al giovane fermo in cima alle scale.
"Aemond!" esclamò e lui si avvicinò lentamente, le mani strette dietro la schiena e l'unico occhio fisso su Rhaenyra.
Luke si sentì rabbrividire. Nonostante quello sguardo non fosse rivolto a lui riusciva a sentirne l'intensità e pensò che se anche solo per sbaglio i suoi occhi avessero incontrato quello viola di Aemond sarebbe svenuto. Così, abbassò lo sguardo, preferendo fissare la punta degli stivali.
"Aemond," lo salutò Rhaenyra.
"Sorella," rispose lui con voce bassa e affilata.
I tre fratelli sobbalzarono, guardandosi con i cuori che battevano veloci.
Aemond prese il polso di Harwin fra indice e pollice e si mise a contare, le sue labbra di muovevano lente ma nessun suono lasciava la sua gola eppure, Luke riuscì chiaramente a sentire la sua voce accarezzargli le orecchie.
"Allora nipote? Vuoi tenermi qui tutto il giorno?" domandò Daemon fissando gli occhi sul viso del giovane. Aemond ghignò, non gli sarebbe dispiaciuto torturare lo zio ma scosse il capo e accennò all'ingresso.
"Portalo in infermeria. Il Maestro si occuperà di lui," disse per poi rivolgersi a Rhaenyra e di conseguenza anche ai suoi figli che pazienti aspettavano l'esito di qualsiasi cosa loro zio avesse fatto.
"Ha la febbre alta e il battito accelerato," disse lui e Rhaenyra annuì.
"È stato morso da un Lupo," spiegò sua sorella e Alicent sobbalzò, portandosi le mani al petto mentre Daemon si arrampicava su per le scale e scompariva all'interno delle enormi porte.
"Ah," commentò Aemond grattandosi il mento.
"Sopravviverà," disse infine. Luke sobbalzò quando un enorme drago verde comparve da dietro la schiena dello zio. La lucertola si arrampicò su per il suo fianco e si appollaiò sulla spalla sottile. Aemond strofinò la punta del naso contro il suo muso verde e lei sospirò una nuvola di vapore contro la sua guancia.
"Jikagon brōzagon Aegon," sussurrò e il drago spalancò le ali e si precipitò all'interno del palazzo.
"È più grande del drago di Daemon," disse Joffrey che si era stretto al fianco di suo fratello, impensierito da quel luogo nuovo e da quell'individuo che assomigliava così tanto sia a Daemon che a sua madre ma che al tempo stesso non aveva niente di simile, era freddo e distaccato. Il suo occhio era un faro sul suo viso.
Aemond ghignò a quel commento.
"Il suo nome è Vhagar ed è la più grande della sua specie," disse portando lo sguardo sulle grandi porte.
Alicent si schiarì la voce e portò una mano alla schiena di Rhaenyra, spingendola delicatamente in avanti.
"Aemond si gentile e occupati dei tuoi nipoti. Mostragli le loro camere da letto e assicurati che il Maestro si occupi di Harwin," disse Alicent accarezzando il viso del giovane. Lui annuì e posò lo sguardo sui tre.
"Seguitemi," disse incamminandosi su per le scale, anticipato da Alicent e Rhaenyra che sorrise ai propri figli.

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