Capitolo 9:

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Jace socchiuse la porta dell'infermeria. Già dall'esterno aveva udito un continuo vociare e poteva immaginare chiaramente chi fosse all'interno insieme a suo padre.
Aegon sedeva sul bordo del letto, un ginocchio piegato sotto al mento mentre le mani vagavano, cercando di racchiudere al meglio il significato delle sue parole.
"Dovevi vederla quando era più giovane... Rhaenyra a un passo tra l'adolescenza e vita adulta, una piccola sputafuoco, ecco cos'era," disse lui abbassando lo sguardo su Harwin che pareva più infuriato di un gatto a cui era stata calpestata la coda.
Aegon era stato l'unico dei suoi fratelli ad assistere al mutamento nel corpo di Rhaenyra. Dall'adolscente a quello che era e sarebbe rimasto per sempre. Lui all'epoca poteva essere considerato un ragazzino all'inizio dell'adolescenza, in anni umani aveva un anno in meno di Joffrey.
"Ci avrei provato, oh si che ci avrei provato ma Daemon la seguiva ovunque come fosse un cagnolino e io non ero così pazzo da sfidare Daemon per farmi una scopata," continuò Aegon lasciando una pacca sulla spalla di Harwin, lui buttò gli occhi al cielo ma sembrava troppo desideroso di compagnia per cacciare l'unico membro della famiglia che aveva un minimo di desiderio di chiacchierare.
"Mia madre non sarebbe mai stata interessata a te," commentò Jace rendendo finalmente nota la propria presenza. Harwin ghignò e sorprendentemente anche Aegon fece altrettanto. Si passò una mano fra i corti capelli bianchi, ma più lunghi di quelli di Daeron, e sospirò una risata.
"Oh lo so... sono fortunato che Helaena mi abbia scelto," borbottò appoggiando la guancia contro il ginocchio, fissando gli occhi viola in quelli verde-marrone di Jace. Poi si voltò nuovamente verso Harwin.
"Ti sei mai chiesto perché Rhaenyra ti ha scelto? Insomma, non prenderla male ma-" e fece correre lo sguardo lungo il suo corpo massiccio.
"Si, hai... qualcosa ma sei un mortale," disse Aegon arricciando le labbra in un'espressione pensierosa. Credeva che innamorarsi dei mortali fosse sia una benedizione che una maledizione. Erano creature passionali e piene di vita ma al tempo stesso i loro corpi bruciavano troppo rapidamente per poter essere apprezzati.
Harwin ridacchiò e si passò una mano contro la fronte.
"Avevo diciannove anni quando Rhaenyra mi ha scelto. Ero un ragazzino in preda alla gioventù... non mi facevo domande, Aegon," disse allungando una mano verso suo figlio che si avvicinò immediatamente sedendosi al fianco di Aegon. Solo allora notò che suo zio non indossava le scarpe, le sue dita fredde erano conficcate nelle sue cosce.
"E prima che me ne rendessi conto Rhaenyra era incinta e stavamo scappando da suo padre e Alicent... non mi sono mai fatto domande, l'ho accettato e basta," disse sorridendo a Jacaerys.
"Ma lo rifarei un altro milione di volte," disse e Aegon sbuffò, buttando gli occhi al cielo. Scivolò giù dal letto e sfilò l'ago dal braccio, lasciandolo cadere sul lenzuolo che si macchiò di rosso.
"Troppo romanticismo per i miei gusti, me ne vado," disse salutando i due con un gesto della mano. I suoi piedi nudi contro il freddo pavimento di pietra.
Harwin scosse il capo e Jace lo aiutò a sfilarsi l'ago dal braccio. Raccolse il tubo trasparente e lo posò sul comodino dove c'era un bicchiere pieno d'acqua. Sospirò e guardò suo padre. La sua pelle era sudata ma non aveva più l'aspetto malaticcio del giorno prima, aveva riassunto il suo solito colore bronzeo e anche i suoi capelli sembravano essere più in salute.
"Come ti senti?" gli domandò appoggiando una mano sul suo ginocchio. Harwin sospirò e si passò una mano contro al collo. Allungò una mano e prese il bicchiere, sorseggiando un po' d'acqua.
"Il sangue di Aegon tiene il Lupo a bada," disse leccandosi le labbra fresche. Jace aggrottò le sopracciglia, confuso.
"Cosa intendi?" domandò aiutando suo padre a sistemare i cuscini che lo aiutavano a tenere la schiena dritta. Harwin si grattò uno guancia e poi abbassò la mano, intrecciandola con quella che aveva in grembo.
"Lady Alicent mi ha fatto visita," disse fissando lo sguardo in quello di suo figlio.
"Ho provato un desiderio non mio. Volevo affondare i denti nella sua carne. Mi sembrava uno dei due cervi che cacciavamo fino a pochi giorni fa... senti questo... questo..." mosse le mani contro al petto e poi verso l'esterno, come una spinta crescente che lo muoveva verso l'attacco. Jace annuì pur non comprendendo appieno.
"E credi che sia il veleno?" gli domandò appoggiando la mano sulla sua. Harwin sospirò e annuì.
"Speriamo che i Lupi arrivino presto. Abbiamo bisogno di quell'antidoto," disse Jace mordendosi le labbra.

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