Capitolo 13:

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"Pensavo avrebbe avuto più tempo," disse Daemon seduto davanti al fuoco. Si era accomodato su una delle due comode poltrone di pelle rossa, le gambe accavallate e la spada appoggiata al suo fianco, la testa del drago dagli occhi di rubino sembrava appoggiarsi alla sua spalla.
In una mano reggeva una coppa piena della rossa essenza e le sue labbra erano macchiate dello stesso colore.
"Ha avuto più tempo di altri," disse Rickon seduto al suo fianco, le mani aggrappata ai braccioli e un collare di lividi attorno alla gola. I graffi lasciati dai due giovani Strong erano scomparsi ma il marchio di Lady Rhaenyra era rimasto.
Daemon sospirò e prese un altro sorso. Avrebbe voluto vedere il Lupo dalla pelliccia bianca di cui tutti parlavano, in tutta la sua vita non ne aveva mai visto uno con quella colorazione, ironico visto che i Lupi vivevano dove la neve non si scioglieva mai.
"Occhi gialli ci spiavano dal bosco," disse Rickon tornando con la mente alla sera del giorno prima. Era rimasto sveglio per la notte intera, gli occhi fissi in quelli della creatura che silenziosa si era fatta strada in quei boschi, seguendo la traccia lasciata dalla carrozza dei Targaryen.
"È un cacciatore paziente," disse Daemon con gli occhi fissi sulle fiamme che danzavano sensuali. In quel momento era lieto che Viserys avesse rimosso Ser Harrold dalle sue funzioni, il Lupo avrebbe potuto ucciderlo e infiltrarsi a palazzo senza che nessuno se ne accorgesse.
"Lo hai riconosciuto?" gli domandò Daemon e Rickon scosse gravemente il capo.
"Il suo odore era portato dal vento ma no... non riconosco in lui niente che possa ricondurre a un mio simile," spiegò il vecchio Lupo leccandosi le labbra.
C'era qualcosa di malevolo in quella creatura, una crudeltà così asfissiante che avrebbe potuto uccidere solamente con la sua presenza.
"Jace dice di averlo ferito," continuò il Lupo rammentando brevemente ciò che il ragazzo gli aveva raccontato. Daemon annuiva lento, assimilando ogni parola. Non aveva assistito allo scontro tra bestia e uomo ma aveva riconosciuto sulla schiena del Lupo i segni della lotta.
"È mortale, dunque non è uno spirito vendicativo," commentò Daemon che però aveva già scartato quella possibilità. Spiriti come quello a cui faceva riferimento non avrebbero ucciso animali innocenti.
"E dobbiamo ucciderlo prima che la tormenta passi," disse Rickon prendendo un profondo respiro. La sua gola ardeva laddove Rhaenyra lo aveva stretto.
"È ora di andare a caccia," sussurrò Daemon con sguardo pericoloso.

Aemond e Luke si tenevano per mano. I loro mignoli erano intrecciati, tenendoli vicini ma lontani abbastanza perché si potessero separare se fossero incappati in qualcuno.
Si erano lasciati alle spalle la sala termale, i loro capelli erano umidi ma la pelle di Luke era così calda da rendere quasi tiepido il freddo vento che si abbatteva su di loro.
Luke sorrideva timido, gli occhi bassi e le guance rosse. Il suo cuore batteva forte e sapeva per certo che Aemond poteva sentirlo con chiarezza.
Le labbra di Aemond erano piegate in una linea sottile ma il suo viso pareva più pieno, come se la paura e la preoccupazione avessero lasciato il suo corpo per far posto alle dolci parole di Lucerys che chiare gli rimbombavano nella testa.
"È a causa della Strega che non vuoi allontanarti dalla Barriera?" domandò Luke facendo più vicino ad Aemond, la sua spalla che sfiorava il petto dello zio. Lui si irrigidì per un istante e poi annuì, le sopracciglia aggrottate e una mano che andò ad accarezzare la benda sull'occhio. Sembrò che la stesse sistemando ma Luke non ne capì il motivo, la benda era lì dove era sempre stata.
"Il mondo mi spaventa," ammise Aemond.
Luke sollevò gli occhi su di lui e strinse la sua mano, rassicurandolo.
"La Strega è morta, Daemon l'ha uccisa, ora non può più farti del male!" assicurò lui sorridendogli. Si spostò davanti a lui, prendendo le sue mani nelle proprie. I suoi occhi erano luminosi e così il sorriso che Aemond ricambiò chinandosi per unire la fronte alla sua.
Una serie di passi affrettati raggiunsero le loro orecchie e i due giovani innamorati si separarono giusto un istante prima che una serva girasse l'angolo. La giovane era trafelata, la gonna stretta in una mano e i capelli raccolti sopra la testa, alcuni ciuffi le ricadevano sulla fronte e le guance rosse.
"Miei Signori!" esclamò lei correndo loro incontro. Il vestito rosso e bianco le accarezzava le caviglie coperte da spessi stivali neri. Lei si fermò davanti a loro, mantenendo una certa distanza.
"Parla," disse Aemond con aria infastidita e il forte desiderio di ignorare l'affanno della giovane per trascinare Lucerys nella sua stanza, dove avrebbero potuto scambiarsi baci e dolci parole.
Lei abbassò lo sguardo su Luke.
"Vostro padre si è trasformato. Al momento si trova insieme ai Lupi. Sta bene ma desidera vedervi," disse lei mordendosi le labbra tremanti. Parlava come un ambasciatore di pace ma il suo corpo tradiva il suo nervosismo. I Draghi non erano conosciuti per la loro pazienza e facile accettazione per le brutte notizie ma i giovani Signore figli di Lady Rhaenyra parevano più dolci dei loro parenti dai capelli bianchi.
Luke si sentì sprofondare, i piedi piantati come radici ma i muscoli molli, leggeri.
Sollevò gli occhi supplicanti su Aemond e poi sul corridoio. Scattò in avanti, abbandonando suo zio con un ultimo sguardo che sperava comunicasse tutta la propria urgenza.
Non ti sto abbandonando, Aemond. Lo giuro, non ti lascerei mai. Ti voglio. Ti voglio al mio fianco ma ora mio padre ha bisogno di me. Ti prego, capiscimi.
Attraversò i corridoi come se i suoi piedi fossero dotati di ali. Non ebbe bisogno che la serva lo indirizzasse, aveva abbandonato la poverina in compagnia di suo zio e immaginava che ora le stesse facendo passare dei brutti momenti.
Seguì i lunghi corridoi, percorse le scale ma questa volta i polpacci non si lamentavano e anche i suoi polmoni sembravano essersi ingranditi, incanalando molta più aria.
Quando giunse davanti alla stanza dei Lupi bussò come se avesse la bestia che aveva attaccato Jace e suo padre alle calcagna. La voce potente di Rickon Stark lo invitò a entrare e lui spalancò la porta.
C'erano Lupi sdraiati in ogni angolo, la maggior parte di loro aveva ripreso a indossare artigli e pellicce, solamente Rickon, Cregan e suo padre erano nella loro forma umana.
Jace e Joff erano rannicchiati ai fianchi di Harwin. Il maggiore gli parlava con pacatezza mentre il minore aveva la testa appoggiata a una delle sue cosce, una mano stretta in quella di suo padre e le dita intrecciate.
"Luke," lo salutò Harwin e lui si gettò fra le sue braccia, rischiando di colpire il viso del povero Joffrey che si scansò all'ultimo.
"Stai bene!? Non mentirmi, sai che saprò se mi menti," disse Luke inginocchiato sulle gambe di suo padre. Aveva preso il suo viso fra le mani, studiando gli zigomi alti e il mento e le guance coperte di barba. Suo padre aveva ripreso colore, i suoi capelli erano lucidi e gli occhi luminosi.
Harwin rise, basso e gutturale. Prese le mani di suo figlio e le allontanò dal proprio viso, spingendolo a sedersi a terra, vicino a suo fratello maggiore.
"Sto bene. Solo solo un po'... scombussolato," disse passandosi una mano contro la fronte.
Luke si inginocchiò a terra, le mani premute contro le ginocchia e gli occhi fissi sui suoi fratelli. Si costrinse a guardare Rickon e suo figlio ma i due Lupi sembravano aver deciso che quella fosse una questione di famiglia ed erano scivolati poco più indietro, venendo assorbiti da una chiacchiera silenziosa ma accesa.
"Ma cosa è successo?" domandò Luke mordendosi le labbra. Non credeva di essere stato via così a lungo ma il suo bagno con Aemond doveva essere durato di più di quello che aveva immaginato. Solamente ripensare allo zio gli inondò il ventre con una fiammata nera e verde.
Fu Joff a raccontargli tutto. Luke non seppe da quanto tempo suo fratello e suo zio fossero diventati così amici ma le guance rosse di Joffrey e le sue labbra strette tra i denti gli diedero l'idea che tra lui e Daeron non ci fosse solamente una forte amicizia. La camicia nera era un altro forte indizio.
"Devi essere molto forte per aver spezzato le catene!" commentò Luke stringendo una mano contro il braccio di suo padre. Harwin tese il muscolo, facendolo ridere. Finalmente la sopraffina forza di Harwin Strong iniziava a mostrarsi.
"E mamma dov'è?" domandò ancora Luke.
"È con vostro nonno. Ha pensato fosse giusto informarlo di quello che mi è successo... immagino che ormai lo sappia anche Lady Alicent," commentò Harwin e Luke notò una strana scintilla nei suoi occhi, come se fosse felice ma non volesse darlo a vedere. Ma immaginò che suo padre fosse finalmente felice di poter tener testa alla Lady dai capelli rossi, ora se lei avesse tentato di ucciderlo lui avrebbe saputo come difendersi.
"E tu dov'eri?" domandò Jace sollevando un sopracciglio.
Luke si fece rosso in viso.
"Jace," lo ammonì Harwin e suo figlio maggiore buttò gli occhi al cielo.
"Non lo sto accusando! Voglio solo sapere dov'era," disse Jace che era stato molto in pensiero per suo fratello. Quando non lo avevano visto accorrere, come avevano fatto tutti gli altri, si erano subito preoccupato. Erano corsi nella sua stanza temendo che Harwin, che ancora non aveva memoria di quello che aveva fatto dopo essere diventato Lupo, gli avesse fatto visita. Ma la porta della stanza di Luke era ben chiusa e di lui non c'era traccia.
"Oh... ero insieme ad Aemond. Era preoccupato e mi ha aiutato a... rilassarmi," disse accennando alla propria testa e ai riccioli ancora umidi.
Harwin inclinò il capo, parve confuso ma anche rasserenato dal fatto che qualcuno avesse preso a cuore la salute di Lucerys.
Jace annuì, borbottando tra sé e sé.
"E adesso cosa succederà?" domandò Luke posando lo sguardo su Rickon e Cregan che finalmente si riavvicinarono. Il vecchio Lupo si sedette davanti ad Harwin e Luke si infilò tra suo padre e Jace, così da non intralciare il Lord.
Cregan si sistemò al fianco di Jace, una gamba piegata dietro la sua schiena, come volesse rendere la sua seduta sul pavimento più comoda. E Jace finì davvero con l'appoggiarsi a lui.
"Vostro padre passerà del tempo con noi," spiegò Rickon facendo correre lo sguardo sui tre fratelli e poi sul neonato Lupo.
Il Lord spiegò ciò che aveva raccontato a Jace prima che venissero interrotti e Harwin annuì a ogni parola. Per quanto gli dispiacesse allontanarsi dalla sua famiglia non oppose resistenza, più che consapevole che avrebbe potuto rischiare di fare loro del male, accidentalmente.
"Per il momento l'argento terrà a bada il Lupo," spiegò Rickon sollevando l'anello che gli avvolgeva il medio.
Harwin abbassò lo sguardo sulla propria mano e la banda argentea rifletté la luce, facendogli bruciare gli occhi.
Jace sollevò le sopracciglia in un'espressione di chiarezza e poi si voltò verso Cregan, abbassando lo sguardo sulla collana stretta attorno al collo.
"Tutti i Lupi hanno qualcosa di argento?" domandò Joff guardandosi attorno. Ma ora i Lupi avevano ripreso la loro forma animale e lui non scorgeva nulla oltre alla folta pelliccia. Arricciò le labbra e sospirò, tornando ad appoggiarsi al corpo massiccio di suo padre.
"Tutti, nessuno escluso," disse Rickon.
"Con il tempo impariamo a controllare la nostra parte animale ma può capitare che il Lupo prenda il sopravvento, quando c'è la luna piena le nostre vene cantano e quando siamo feriti il Lupo ci permette di guarire più in fretta," disse.
Spiegò che il cuore di Harwin doveva essere arrivato al punto di fermarsi per spingere il Lupo a prendere possesso del suo corpo.
"Ma allora... se il Lupo cerca di guarire il corpo, perché non lo ha fatto anche con zio Larys?" domandò Jace con le sopracciglia aggrottate. Poi si morse le labbra, consapevole che quella ferita fosse ancora fresca nel cuore di loro padre.
Harwin non disse nulla ma i suoi occhi si fecero bassi.
"La trasformazione non è mai immediata e se la ferita è troppo profonda nemmeno il Lupo può intervenire. Da quello che mi hai raccontato tuo zio era ferito in modo estremamente grave, non sarebbe mai sopravvissuto," spiegò Rickon sospirando. Sentiva il cuore del Lupo neonato battere con forza e la rabbia scorrergli nelle vene, accennò silenziosamente a troncare quel genere di domande e i ragazzi, seppur con qualche attimo di riluttanza, decisero di ascoltarlo.
"Ora andate, lasciate che vostro padre si riposi," disse Rickon lanciando uno sguardo verso la porta. Molti Lupi erano già caduti addormentati mentre altri scrutavano i mezzosangue da sotto palpebre pesanti.
"Buon riposo," sussurrò Joff lasciando un bacio sulla guancia di suo padre. I suoi fratelli fecero altrettanto e dopo aver ringraziato Rickon si avvicinarono alla porta.
Cregan li accompagnò, il corpo che pendeva verso quello di Jace.
I tre fratelli si stavano già incamminando lungo il corridoio quando Cregan richiamò Jace. Il ragazzo si interruppe, spalleggiato dai suoi fratelli che lo guardarono incuriositi.
Jace esitò per un istante e poi fece cenno loro di andare.
Joff inclinò il capo ma Luke lo afferrò per il braccio e lo trascinò via.
"Si?" domando Jace fermandosi a un passo da Cregan, le mani nascoste dietro la schiena e il viso sollevato verso l'alto. C'era innocenza in quella posa e anche tanta voglia di sapere.
Cregan gli sorrise e fece un passo avanti, imitando la sua posa ma chinando il capo, così da poter guardare il più giovane dritto in viso. Erano così vicini che i loro abiti si sfioravano e se Cregan avesse chinato la schiena il suo mento avrebbe sfiorato la fronte di Jace.
"Domani sera andrò a caccia... mi domandavo se tu volessi venire con me," spiegò Cregan guardando fuori dalla finestra. I fiocchi si erano fatti più grandi ma ora cadevano lenti, continuando a imbiancare il freddo bosco.
"A caccia?" domandò Jace guardando a propria volta fuori dalla finestra. L'idea di mettere piede fuori dalla Barriera e addentrarsi nel bosco gli fece correre un brivido lungo la schiena. L'ultima volta che aveva messo piede in una foresta non era uscito con buoni ricordi.
"Non siete soddisfatti della cucina?" domandò Jace riportando lo sguardo su Cregan. Lui sorrise, addolcito dall'innocenza di quel giovane che fino a una settimana prima non sapeva nulla di Draghi e Lupi.
"Il cibo è buono ma non è quello. Siamo Lupi, Jace, il nostro istinto ci porta a cacciare," spiegò Cregan leccandosi le labbra. Mentre viaggiavano verso la Barriera avevano abbattuto un grosso cervo, ancora riusciva a sentire il sapore della carne rossa e calda sulla sua lingua.
"Ma io come potrò esserti utile?" domandò Jace che certamente non era scaltro come un Lupo e non possedeva nemmeno il suo stesso arsenale.
"Quando siete stati attaccati eri a caccia con tuo padre," commentò Cregan con fare ovvio.
Jace annuì, era stato lui stesso a raccontare quella storia ma si era anche assicurato di dire che non fosse ancora un cacciatore esperto, senza suo padre al suo fianco non avrebbe nemmeno saputo come comportarsi.
"E poi, potrei mostrarti come cacciano i Lupi, potresti aiutare tuo padre a navigare le sfide del suo nuovo corpo," disse Cregan e quello sembrò bastare a convincere Jacaerys che non desiderava altro che essere d'aiuto a suo padre.
Il giovane Drago annuì, le labbra strette tra i denti e gli occhi bassi. La foresta lo preoccupava, c'era qualcosa di pericoloso nascosto tra le fronde degli alberi.
Cregan sollevò una mano e strinse il mento di Jace, appoggiò il pollice contro il suo labbro inferiore e delicatamente lo salvò dalla dura stretta dei suoi denti bianchi.
Jace strabuzzò gli occhi mentre le pupille di Cregan erano fisse sulla carne rossa e morbida delle sue labbra.
"Ti farai male così," disse Cregan con le guance un poco tinte di rosso. Abbassò gli occhi e fece un passo indietro, schiarendosi la gola.
Jace morse il labbro un'ultima volta e poi fece un passo indietro, imitando il giovane Lupo.
"Puoi portare anche i tuoi fratelli se lo desideri," disse poi consapevole che i due giovani Strong avrebbero dato a loro fratello un senso di sicurezza aggiuntivo. Cregan non aveva fratelli o sorelle, sua madre era morta di parto cercando di dare alla luce un bambino e Cregan così era rimasto solo, odiando quello che avrebbe potuto essere suo fratello. Però, vedere i tre giovani insieme gli fece provare un senso di gelosia e desiderio.
"Glielo chiederò ma... potrebbero chiedere anche ai nostri zii di venire con noi," disse Jace che non aveva potuto fare a meno di notare il forte legame che si era andato a creare tra i suoi fratelli e i Draghi. Solamente lui aveva continuato a mantenere un certo distacco.
Cregan sorrise, non parve turbato.
"Ma certo, un aiuto in più non può certo farci del male," disse facendo un passo avanti, occupando lo spazio che prima aveva assorbito il suo calore.
Jace prese un profondo respiro, combattendo il desiderio di avvicinarsi a quel corpo robusto e bollente.
"Conosco i poteri dei tuoi zii, volo e ghiaccio, entrambi estremamente utili in una caccia," continuò Cregan avanzando ancora, cancellando la distanza che Jace aveva lottato per mantenere. Sollevò le braccia e prese il viso del giovane Drago fra le mani, accarezzandogli le guance come fossero fatte di vetro.
"Andrà tutto bene, te lo prometto," disse sorridendogli.
Jace si morse le labbra e nuovamente Cregan le liberò con il pollice, accarezzando la pelle umida e dolce che gli fece cantare il sangue.
Il Lupo ringhiò, sentì i denti fremere per il desiderio di mordere e vide gli occhi di Jace farsi grandi per la paura e il desiderio.
Cregan deglutì e fece un passo indietro.
"Ora vai, hai avuto una lunga giornata," gli disse arretrando fino a quando la sua schiena toccò la porta.
Jace annuì una singola volta, sorrise e gli voltò le spalle, incamminandosi per il corridoio con ginocchia tremanti e il cuore che batteva forte.
Cregan lo guardò andare via e solo quando Jace ebbe girato l'angolo si lasciò cadere in terra, scivolando contro la porta e premendo una mano contro il petto. Prese un profondo respiro e passò la lingua contro i denti, sentendo i lunghi canini tagliargli la lingua.

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