Capitolo 17:

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Cregan si svegliò con una zazzera scura che gli sfiorava il naso. Sorrise contro il cuscino e prese un profondo respiro, inspirando il profumo di Jace. Il suo amico, amante e compagno era steso su un fianco e coperto fino alle spalle. Aveva il viso rivolto verso la porta e la sua figura era immobile.
Cregan sospirò e gli avvolse un braccio attorno ai fianchi, tirandolo contro il proprio petto e lasciandogli un bacio sul collo. Si aspettava di sentire la sua pelle calda, dolce e pulsante sangue.
Invece, sobbalzò quando si rese conto che la pelle di Jacaerys era gelida, fredda come una lastra di ghiaccio e soprattutto, quando le sue labbra avevano sfiorato il suo collo, non aveva sentito il battito lento ma robusto del suo giovane cuore.
"Jace?" domandò voltandolo sulla schiena.
Il giovane Drago cadde senza peso, i muscoli molli, gli occhi chiusi e le labbra socchiuse. La sua pelle era pallida, così bianca che le lentiggini rossastre sembravano nere.
"Jace!?" domandò ancora e questa volta lo fece con più urgenza. Portò due dita a premere contro il collo ma proprio come pochi istanti prima non trovò il battito. Con una mano tremante e il cuore che batteva all'impazzata gli sfiorò una guancia. La sua pelle era fredda, innaturalmente fredda ma della stessa temperatura che possedevano i suoi parenti immortali.
Si alzò dal letto in tutta fretta, si infilò camicia e pantaloni e avvolse Jace in una coperta. Lo prese fra le braccia e a piedi scalzi corse fuori dalla sua stanza, le orecchie che lo guidavano verso la sala da pranzo.

"Quella è la casa?" domandò Aegon avvicinandosi a suo fratello e a suo nipote. Avevano legato i cavalli abbastanza lontano perché nessuno potesse sentire i loro sbuffi e nitriti.
La tana di Alys Rivers non si era dimostrata così lontana come Lucerys aveva creduto. Avevano cavalcato per quasi dodici ore consecutive e l'alba era alle porte.
Le luci della piccola casa ricoperta di neve erano accese e un leggero rivolo di fumo usciva dal camino. La Strega doveva essersi alzata presto per preparare qualsiasi intruglio di cui si occupasse.
Luke si domandò se avesse ancora l'occhio di Aemond conservato in qualche barattolo. Lo immaginò lì, su un scaffale, insieme a code di topo e zampe di rana. Quasi gli venne da ridere, quasi.
"È l'unica casa che c'è, Aegon," borbottò Daeron premendo una mano contro la schiena.
Il lungo viaggio era stato estenuante per tutti ma quello che aveva subito di più il colpo era stato Lucerys. Il suo corpo impiegava più tempo a riprendersi rispetto a quello dei suoi zii e in quel momento i muscoli della sua schiena e delle sue gambe erano a pezzi, così come le sue dita e la sua testa.
Aegon buttò gli occhi al cielo.
"Quindi cosa facciamo? Attacchiamo?" domandò Aegon che aveva già stretto la mano attorno al suo pugnale. Luke lo guardò a lungo. Da quello che aveva potuto apprendere in quelle settimane suo zio era un uomo molto diverso da come era secoli prima eppure, in quel momento, Luke poté immaginare come fosse Aegon prima di cambiare atteggiamento. C'era una luce selvaggia nei suoi occhi e il suo sorriso prometteva sangue e grida.
"Non lo so. Non ho mai avuto a che fare con una Strega," disse Luke sollevando lo sguardo su Daeron che tra i tre sembrava essere quello con le idee più chiare. Luke immaginò che fosse anche l'unico a cui Aemond aveva raccontato i dettagli della sua prigionia.
Daeron sospirò e si leccò le labbra, passando una mano tra i capelli bianchi.
"Alys è una strega dei boschi. Attira i dispersi e gli affamati, li protegge dalle intemperie e li nutre fino a quando sono pronti ad andarsene. Il problema sorge però proprio quando questi tentano di andarsene. Il cibo con cui li nutre è incantato in modo da tenerli per sempre al proprio fianco, ci vuole un enorme forza di volontà per superare l'effetto della magia e desiderare di fuggire e comunque, molto spesso, il desiderio non basta a garantire la fuga," spiegò Daeron massaggiandosi una guancia.
Luke riportò lo sguardo sulla piccola casa dall'aspetto accogliente. Comprendeva perché un uomo qualsiasi provasse il desiderio di fermarsi e rimanere in quel luogo per sempre. Era sicuro, amabile e una donna si sarebbe sempre occupata di lui. Il sogno di molti.
"E se è una donna a incappare nella casa?" domandò Luke riportando lo sguardo su Daeron.
"Le donne non corrono nessun rischio con le Streghe. Vengono sempre lasciate andare a meno che non facciano loro un torto," spiegò lo zio.
Luke sospirò pensando che avrebbe dovuto portare con sé sua madre. Si passò una mano fra i capelli, in quelle settimane si erano allungati ma non ricordavano comunque quelli di una donna e nemmeno il suo aspetto, in quel momento, poteva celare la sua natura maschile.
"Mi offro volontario per passare qualche bel momento con la Strega," commentò Aegon ridacchiando.
Daeron buttò gli occhi al cielo e gli diede una leggera spintarella.
Luke sfregò insieme le mani congelate e dondolò da un piede all'altro, indeciso su come agire. Non avrebbe mandato i suoi zii a occuparsi della Strega, voleva essere lui a maledirla per ciò che aveva fatto ad Aemond.
"Io sono per metà mortale. Attirerò meno l'attenzione se mi presento alla sua porta," disse facendo correre lo sguardo da Aegon a Daeron. Il primo borbottò e si grattò una guancia mentre il secondo annuì, consapevole che fosse la scelta migliore.
"Come pensi di agire?" domandò Daeron incrociando le braccia contro il petto.
"Non lo so ancora ma devo trovare un modo per toccare il suo viso," spiegò Luke stringendosi nel pesante cappotto. Più tempo rimaneva là fuori più la sua presenza sarebbe stata credibile. E se il corpo del suo stallone lo aveva tenuto al caldo fino a quel momento, ora non c'era più nulla a impedirgli di congelare.
"Noi saremo fuori dalla casa. Grida e interverremo," disse Aegon leccandosi le labbra.
Lucerys annuì e si incamminò verso la piccola oasi, una borsa stretta contro il fianco e il naso affondato nel colletto del cappotto.

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