cinque

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«Sei impaziente, Mercoledì?»

SCARLETT'S POV

Sono a pochi centimetri dal volto di Noah Harris. O meglio, è lui ad essere a pochi centimetri dal mio, e non so cosa fare o come muovermi. So solamente che sto cercando di mantenere un'espressione impassibile il più possibile.

Non è un problema il fatto che lui mi abbia rivolto la parola, anche se poco prima stavo cercando di evitarlo; più che altro il vero problema è la sua vicinanza.

I suoi occhi sono puntati nei miei e non accennano a spostarsi. La nota comica è che io sono molto più bassa di lui e Noah si è dovuto praticamente piegare per arrivare all'altezza del mio volto.

«Allora? Non mi saluti neanche?» continua a sfottermi con quel sorrisetto stampato sulle labbra. Io deglutisco dal nervosismo, ma cerco di non farglielo capire. I miei amici sono tutti paralizzati intorno a noi e ci guardano praticamente allibiti, ma credo che quello sguardo sia rivolto più a me che a lui.

«Ciao Noah.» gli concedo sospirando, cercando di buttare fuori più agitazione possibile. Al mio saluto lui alza un sopracciglio divertito e poi mi sorride, quasi come se fosse contenti del fatto che io l'abbia salutato.

«Ciao Scarlett.» si rialza leggermente mentre continua a sorridere imperterrito. Non capisco perché quando è con me si diverta così tanto, anche perché io non faccio niente per essere anche un minimo simpatica e accomodante. Fino a questo momento non ho fatto altro che guardarlo male e rispondergli in modo sprezzante. Non che ne vada fiera, poiché di solito non sono per niente in questo modo, però la mia pseudo conoscenza con Harris non è iniziato nel migliore dei modi.

«Cosa ci fai qui?» mi chiede mentre siamo ancora in mezzo alla pista, non curante di ciò che sta succedendo intorno a noi.

«Cosa dovrei farci? Mi sto divertendo con i miei amici.» rispondo quasi seccata dal suo voler sapere delle cose che mi riguardano.

«Te lo chiedo,» comincia a parlare e il suo viso questa volta si avvicina al mio orecchio sinistro, come se non volesse farsi sentire dalle persone intorno a noi «perché questa dovrebbe essere una festa solamente per le persone del quinto anno.»

Rimango un attimo paralizzata per la sua affermazione, però poco dopo trovo il coraggio di rispondere «Non ne avevamo idea, ci ha invitati la sorella della mia migliore amica.»

Lui ridacchia «Farò finta di credere che non ne sapevate niente.» ma prima di continuare fa una specie si ghigno «Se tu accetterai di venire un attimo fuori con me.»

Alzo un sopracciglio «Sarebbe un ricatto questo?» questa mia domanda lo fa divertire ancora di più, cosa che non comprendo pienamente.

«Più un consiglio.» mi sta irritando, e non poco, come sempre del resto «Dai, Mercoledì, voglio solo scambiare due chiacchiere.»

Analizzo un attimo la situazione cercando di non far capire ai miei amici la mia difficoltà al momento – anche se loro hanno ricominciato a ballare non hanno mai smesso di tenermi d'occhio – e penso a come non rovinare la serata a tutti. L'unico modo è seguirlo e ascoltare ciò che ha da dirmi, anche se dubito sia qualcosa di intelligente.

«Va bene.» dico solamente, e questo basta per far scivolare la sua mano sulla mia e portarmi fuori. Io non oppongo resistenza, anche se questo contatto fisico l'avrei evitato volentieri; ma in mezzo a tutte queste persone è facile che ci perda di vista.

Appena arriviamo fuori ci sediamo sotto un piccolo gazebo che ha delle poltroncine al suo interno. Molto probabilmente lui sarà già venuta in questa casa perché sapeva già come muoversi.

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