undici

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«Perché mi hai mentito?»

SCARLETT'S POV

Non vedo Noah da due giorni a scuola, non che io lo stia cercando, per intenderci.  Ma sono più interessata alla sua presenza rispetto a prima.

La cosa che mi desta più sospetto è che ci siamo lasciati in un modo abbastanza enigmatico, quindi non so precisamente cosa stia succedendo nella sua vita.

Ieri pomeriggio gli ho scritto per chiedergli se era tutto sotto controllo e lui mi aveva risposto semplicemente di sì. Non sono voluta andare oltre perché avevo paura di essere invadente.

Tuttavia, da due giorni a questa parte, spero di trovarmelo davanti il prima possibile.

Ad aggravare la mia preoccupazione, è la situazione delle sorelle. Non ho voluto chiedere anche di loro, ma non nego di essere in pensiero.

So di non conoscere la situazione e tantomeno nessun particolare, ma ho capito che c'è qualcosa che non va con il padre di Noah.

Non dico di volerlo scoprire a tutti i costi, se Noah se la sentirà me lo dirà lui stesso. Altrimenti rimarrò solamente con le mie congetture.

Non sono una persona che forza gli altri a parlare, non è nella mia indole. Piuttosto preferisco aspettare una loro iniziativa. D'altronde, sono la prima che ha difficoltà a parlare con gli altri, quindi perché dovrei pretendere che gli altri lo facciano con me?

Ascolto con attenzione la lezione di matematica, cercando di capire i vari passaggi che l'insegnante ci sta spiegando, tuttavia la mia mente non se la sente di collaborare oggi.

La mia testa è completamente focalizzata su quel ragazzo che mi ha infastidito talmente tanto tempo, da essere riuscito a farmi affezionare un po' anche a lui.

Credo che oggi pomeriggio - nel caso non lo vedessi girare nei corridoi prima della fine delle lezioni - gli scriverò un messaggio.

È solo per sapere se ha bisogno di una mano o se c'è qualche problema. Anche se spero che sia realmente tutto okay.

Ho diverse amicizie che hanno problemi in casa. Per citarne una: la mia migliore amica Gisèle.

Per fortuna io sono stata fortunata a capitare in una famiglia amorevole e che mi ha voluto bene sin dal principio.

I miei fratelli non mi hanno mai trattata come un'estranea, anzi si sono impegnati subito per farmi stare bene e non farmi pesare la situazione. Sono i miei angeli custodi.

Scommetto che Noah, invece, questo privilegio non lo abbia. Perché, purtroppo, è considerabile privilegio a tutti gli effetti.

Il fratello maggiore è lui ed è sempre lui che deve badare alle sue sorelline. Sono convinta che gli faccia piacere farlo, ma è un compito veramente tanto importante per un ragazzo così giovane.

Appena faccio questo pensiero mi rendo conto che io non so neanche l'età di Noah. So che è più grande di me, ma non mi sono mai interessata nel chiedergli l'età. Come lui non ha mai chiesto la mia.

L'insegnante cerca di spiegarci al meglio la lezione e si essere il più chiara possibile nel spiegare i calcoli, ma la mia testa non ci pensa minimamente a prestare attenzione. Cercherò di rivedermi la lezione di oggi quando sarò tornata a casa.

E così faccio. Sono arrivata da poco a casa e decido di controllare subito ciò che mi sono persa durante la lezione, ma anche dopo aver passato qualche minuto a leggere i miei appunti e il libro, il mio cervello torna sempre su di lui.

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