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«Che guardi, Mercoledì?»

SCARLETT'S POV

Da quando conoscevo Noah non l'avevo mai visto sorridere con tanta sincerità. Ha sempre il sorriso sul volto, ma non è mai come questo. È felice che io gli abbia proposto di rimanere da me, considerando il temporale che c'è all'esterno.

Avrei fatto con chiunque, anche se non ho la patente posso immagine che guidare con tutta questa pioggia sia abbastanza difficile.

«Non c'è di che.» gli rispondo, siccome poco prima mi ha ringraziato. Ma credo di aver ben compreso che quel "grazie" non è dovuto solo alla pioggia. Non è abituato ai gesti di intelligenza? Spero di no, perché mi sentirei terribilmente male per lui.

Gli faccio cenno di seguirmi e ci dirigiamo verso il mio salotto. È molto più vuoto da quando mio padre e mia madre hanno tolto tutti i giocattoli di quando ero piccola. Fino a qualche anno fa questa stanza è sempre stata sommersa di giochi. Mi viene quasi un sorriso malinconico, nel ricordare quei tempi.

Non per i giocattoli, sia chiaro, ma per il clima che risiedeva in casa mia. La casa era piena di gente prima che i miei fratelli se ne andassero di casa per andare al college.

Quando se n'è andato Ben, il più grande, non ho avvertito molto il cambiamento, ma quando se ne sono andati prima Hunter e poi Andrew ho iniziato ad avvertire molto di più la solitudine, soprattutto perché i miei genitori lavorano spesso tutto il giorno.

So che un giorno toccherà anche a me andare al college, ma la loro mancanza la sento soprattutto in quegli ambienti che prima condividevamo continuamente. Lentamente, mentre viaggio con i ricordi, inizio ad emozionarmi.

Per fortuna la voce di Noah mi risolleva dai miei pensieri nostalgici «Mercoledì? Ci sei?»

Scuoto leggermente la testa, come per risvegliarmi, e poi decido di rispondergli «Sì.» annuisco e giro il mio sguardo verso di lui «Accomodati.»

Gli indico il divano, ma lui subito mi dice «Non mi fai fare il tour della casa?» è ironico, e si vede dal sorrisetto che torna a caratterizzargli il viso.

«Se proprio ci tieni.» scherzo alzando le spalle, però mi sembra che lui la prenda seriamente perché rimane in piedi a fissarmi. Se lo aspetta veramente, il tour della casa.

«Seguimi.» aggiungo, iniziando a camminare per casa mia. Lo porto verso la cucina e il bagno che si trovano al piano di sotto. Successivamente salgo le scale e vedo lui osservare ogni dettaglio, e non riesco a capire se mi fa piacere o meno questo suo interesse. Gli faccio vedere dove si trovano le varie camere da letto «Quella è la camera matrimoniale dove dormono i miei genitori, poi ci sono le camere dei miei fratelli, ed infine quella è la mia.» gli racconto «Lì, in fondo, c'è un piccolo studio che non è più utilizzato da anni.»

Noah si blocca «Hai dei fratelli?» sembra abbastanza sconcertato dalla notizia che gli ho dato, involontariamente, poco fa.

Io annuisco e lo vedo battere un attimo le ciglia, quasi mi metto al ridere per la scena che mi si presenta davanti.

«E quanti fratelli hai?» lo chiede perché si è accorto del fatto che ho usato il plurale.
«Ne ho tre.» la sua espressione è davvero buffa.
«E quanti anni hanno, loro tre?» lo vedo molto curioso sull'argomento.

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