Tornai in camera mia e mi buttai sul letto. Nascosi il viso sul cuscino e trattenni il respiro finché il mio corpo non cominciò a pregarmi di tornare a respirare.
«Mirta! Ti farai male ai piedi in questo modo...» ignoro la voce alle mie spalle e continuo a correre per la foresta con i piedi nudi. Il vento che mi accarezza la pelle, la sensazione di libertà che mi inonda il petto, il corpo leggero, i piedi noncuranti dei rametti e dei sassi che calpesto strada facendo.
Sorrido e tiro un urlo di gioia.
«Mirta torna indietro!» la voce si fa più vicina e sento dei passi dietro di me. Non mi interessa. Le mie gambe non vogliono saperne di fermarsi. Respiro a pieni polmoni e apro le braccia, come a voler abbracciare tutto quello che mi circonda. Sento diversi tuoni in lontananza e questo mi sprona a continuare a correre. Non so dove stia andando, so solo che voglio correre più che posso, fino allo stremo.
«Mirta ti prenderai un malanno!» la voce si fa più insistente ma non esito neanche per un istante. Continuo a correre. Continuo a farmi trasportare dal vento e dai tuoni. E poi comincia a piovere. Sento le prime gocce accarezzarmi il viso dolcemente, come a salutarmi, e poi delle altre piombarmi in testa con arroganza.
«Sta per arrivare un temporale! Torniamo indietro!»
Comincio a rallentare leggermente per ammirare la pioggia e ondeggiare in mezzo agli alberi. L'odore di temporale mi inonda le narici e mi conforta da qualsiasi cosa mi passi per la testa.
«Mirta!» e una mano mi afferra il polso, fermando la mia corsa. Mi volto e lo vedo con il fiatone.
«Dove pensavi di andare?» mi chiede con affanno e io sorrido.
«Da nessuna parte»
Mi guarda stranito e sospira «Ora torniamo a casa»
«Aspettiamo ancora un po'! Voglio osservare la pioggia»
Lui inarca un sopracciglio e mi stringe con più forza il polso «La smetti di fare la bambina?»
«Che intendi?»
«Solo i bambini si mettono a correre sotto un temporale!» Il polso comincia a farmi male e lo guardo confusa dal suo cambio di tono nei miei confronti.
«Volevo solo correre...» e lui comincia a trascinarmi verso casa.
«Mi hai stancato! Sei infantile, con la testa fra le nuvole e non ti comporti come voglio io. Sei una moglie inutile. Vedi di darti una regolata d'ora in poi!» dice con disprezzo e io lo guardo scioccata.
È questo quello che pensa di me?
Mi libero dalla sua presa e distolgo lo sguardo.
«Allora perché hai chiesto la mia mano?» sussurro e un tuono mi fa sussultare.
Lui ride e mi guarda divertito. Cosa c'è di divertente?
«Non l'hai ancora capito?» mi prende dolcemente la mano e ne bacia il dorso.
«Perché io ho voluto così»
«Però non ti piace il mio carattere e come mi comporto, no?» dico e lui abbassa la testa all'altezza del mio viso.
«Esatto e tu devi cambiare per me» mi sussurra all'orecchio e io trasalisco.
«Cambiare? Per te?»
«Esatto, mia amata Mirta» e mi lascia un bacio umido sulla guancia.
Indietreggio e lo guardo freddamente.
«No. Non cambierò per compiacerti»
Il suo viso perde espressività e il suo sguardo glaciale mi pietrifica sul posto.
«Forse non hai capito. Tu sei mia e fai quello che ti dico»
«No» dico cercando di non far trasparire insicurezza o paura dalla mia voce.
Lui si avvicina e mi tira uno schiaffo «Tu sei mia, Mirta»
Appoggio una mano sulla guancia dolorante e lo guardo spaventata.
«Tu sei mia e faccio quello che voglio con te» sussurra e mi stringe a sé.
«Neanche la morte ci può separare...»Mi svegliai di soprassalto, madida di sudore e con affanno. Mi guardai intorno: le lenzuola attorcigliate al mio corpo, il cuscino per terra e il sole bello alto nel cielo.
Presi un respiro e respinsi tutte quelle sensazioni che il sogno ha fatto riaffiorare. Mi tolsi di dosso le lenzuola e mi diressi al bagno.
Ho bisogno di una doccia fredda o impazzirò.
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La Dimora dei Morti
FantasiL'oltretomba è diversa da come viene rappresentata nel mondo dei vivi. Dio governa e comanda in ogni dove, ma solo nel Limbo la sua autorità non ha alcun effetto. Un luogo che non ha né inizio né fine, è infinito e vi albergano delle anime buone, ma...