In un fresco pomeriggio di primavera, incantato da fronde verdi e rigogliose, sorgeva un paese. Quest'ultimo rappresentava la perfezione, case ben curate, una grande piazza, e infine, sulla parte più alta del villaggio vi era il castello, che imponente, costruito da solide pietre grigie e cupe, rendeva l'ambiente quasi surreale, come se tutto fosse solo una favola.
Ma alla fine, nulla poteva essere così bello, dietro quella perfezione c'era un popolo decisamente sfruttato, povero e triste, che veniva governato a bacchetta da dei regnanti non troppo generosi.
La piazza, quel pomeriggio era colma di gente, una folla che solo in occasioni ben specifiche era così incontenibile, tutto questo caos era dovuto al processo di una donna, che era accusata di stregoneria, d'altronde il 1570, rappresentava un periodo in cui la paura di queste "streghe" portava a vere e proprie persecuzioni e uccisioni.Tra la folla, si riconosceva una fanciulla, magra, giovane, dai capelli ondulati e ramati, occhi incantevoli dal tono ceruleo e altre sfumature molto delicate, azzurrine, la pelle era candida e leggermente pallida, le labbra rosacee e carnose. La ragazza non voleva prestare attenzione a quell'orribile spettacolo, vedere una donna, attaccata ad un palo in legno, senza via d'uscita, che era lasciata e se stessa, tra il calore avvolgente e soffocante, un fuoco dall'odore acre un colore rosso, vivido, e crudele. Ella infatti cercò subito di superare l'oceano di gente e tornare a casa.
Nel tragitto, la fanciulla aveva cucito sul volto uno sguardo preoccupato, ogni passo verso la sua casa sembrava forzato, come se non ci volesse andare, ma come mai?
La ragazza si chiamava Diana, aveva dieci anni, e in quella casa effettivamente non voleva starci, visto che veniva costantemente abusata dal padre sia fisicamente che mentalmente, ogni volta che quel mostro metteva piede nella sua camera, vedeva come la fine, un tunnel buio, freddo, infinito, mani che la toccavano senza che lei lo volesse, sentiva sul corpo brividi ovunque, un respiro affannoso, occhi secchi, e infine tanto dolore.
Soffrire era una cosa quotidiana per lei.
Diana provava solo paura, non percepiva altro nella sua vita, e non ce la faceva più; continuava a chiedersi, nel cuore della notte: -Quando riuscirò a essere felice? -
Non era ancora riuscita a darsi una risposta.
Il padre era un mostro viscido e violento, la madre era una donna apparentemente tranquilla, ma quando voleva riusciva a tirare fuori la sua parte peggiore, e i suoi fratelli erano solo un ulteriore fastidio. Inoltre, una persona in particolare nutriva un desiderio morboso;sposarla.
Il soggetto in questione era il principe Gabriel, un uomo sulla ventina, e ovviamente Diana non intravedeva minimamente un futuro insieme a lui, però era obbligata, doveva a tutti i costi avere quel titolo nobiliare.
Ella varcò la soglia di casa, sospirò, e stampò sul viso un sorriso falso.
Ben tornata a casa, Diana.
Spero che il prologo vi piaccia, questa in verità è la revisione del prologo ahah, non volevo renderlo troppo pesante, visto che è solo l'inizio vi siete salvati. Vi avviso però: andrà sempre e solo peggio.☺️
Alla prossima amori 💗
Per qualsiasi cosa mi trovate su ig come: silstories13 ❤️🩹

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Death is Life
Fantasy<<𝐌𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐞 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐢 𝐢𝐦𝐦𝐞𝐫𝐬𝐚 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐦𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐨𝐝𝐢, 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐦𝐢 𝐩𝐮𝐧𝐳𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐚𝐯𝐚,𝐩𝐨𝐢 𝐥𝐚𝐜𝐞𝐫𝐚𝐯𝐚 𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐥𝐥𝐞.>> 1570, presso Waldheim am fluss: Diana è l'uni...