Will you kiss me on the porch in front all of your stupid friends?

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Sono le otto del mattino di un lunedì che era destinato ad essere pigro, ma i rumori provenienti dalla cucina di quella grande villa, casa della famiglia Balestra, obbligano Simone a svegliarsi prima di quanto aveva preventivato.

Da quando sua nonna Virginia si era sposata con il suo professore di latino, il professor Lombardi, aveva deciso di tornare a vivere nel suo appartamento appena fuori dal centro di Roma. Quindi in quell'abitazione lontana dai trambusti della frenesia della città, erano rimasti a vivere solo lui e il padre.

Simone sbuffa; tutto quello sbattere di ante, quel tintinnare di bicchieri e tazze, quel clangore di pentole contro i fornelli lo sta innervosendo. Ci mette qualche minuto per svegliarsi totalmente e decidere di scendere al piano inferiore dove trova il padre alle prese con quella che Simone immagina essere la loro colazione.

Sul tavolo ci sono due tovagliette di bamboo, che usano nelle rare occasioni in cui consumano il primo pasto del giorno a casa; sopra di esse, ciotole vuote e piattini con delle confezioni monodose di marmellata e Nutella, di cui Simone ignorava la presenza in casa propria; ogni tipo di posata, dal cucchiaino al coltello spalmaburro, nonostante su quel tavolo non ci fosse traccia di quell'ingrediente; al centro del tavolo, due confezioni di due cereali diversi – il riso soffiato al cioccolato e le barchette di mais, gli amati biscotti al burro del padre, una confezione di fette biscottate integrali e un brick di spremuta d'arancia.

Dante è ai fornelli, alle prese con una ciotola con dentro un impasto liquido, dalla quale preleva con un mestolo una certa quantità di miscuglio per poi quasi gettarlo all'interno della padella. Dai movimenti che fa, Simone deduce che stia preparando dei pancake. Il che è strano perché non ricorda di avergli mai visto preparare quel tipo di cose.

"Buongiorno", biascica, con la voce ancora addormentata.

Dante si volta sorridente verso di lui; sembra che sia sveglio da chissà quanto; su di lui non ci sono segni che abbia lasciato da poco il regno dei sogni, anzi, il suo sembra il volto di un uomo che ha già preso doppia razione di caffè ed è pronto ad affrontare la giornata.

"Buongiorno", risponde al figlio.

Simone si siede al posto con la ciotola color verde abete, quella che usa da quando è bambino.

"A che devo tutto questo?", chiede.

Dante, nel frattempo, ha spento la fiamma sotto la padella e ha posizionato gli ultimi pancake preparati sulla pila degli altri, nel piattino che ha posato vicino al piano cottura e che Simone non era riuscito a vedere prima.

Prende il piatto in mano, si dirige verso il tavolo imbandito per la colazione e lo posa in mezzo, tra le tovagliette e le confezioni di cereali.

"Volevo fare colazione con calma.", risponde.

Simone prende una di quelle frittelle calde e la mette nel piattino che ha davanti. Inizia a tagliarla, senza metterci sopra nessun tipo di condimento.

"Pensavo andassimo a farla da Anita.", ribatte Simone, infilzando con la forchetta uno dei pezzi che ha tagliato e portandoselo alla bocca.

Dante porta gli occhi al cielo.

"E tu volevi andarci solo per la colazione, immagino."

Simone si vede costretto a tossire perché quel piccolo pezzo di pancake non riesce a buttarlo giù, bloccato dall'imbarazzo provocatogli dall'affermazione del padre.

"Comunque la ricetta dei pancake me l'ha data lei, quindi, indirettamente stai facendo colazione con qualcosa di Anita.", dice Dante, sorridendo sornione a quanto ha appena pronunciato; "Non parliamo da un po', volevo sapere come vanno le cose."

Love is paranoidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora