Vedo la California, sotto le stelle a Bologna

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Chiudere la porta dell'ufficio, andare negli spogliatoi e togliersi quei vecchi vestiti che usa solo quando è a lavoro per evitare di rovinare i capi d'abbigliamento a cui tiene di più. Questa è la routine di Manuel da un po' di tempo, da quando la sua vita è cambiata e ha scelto di iniziarne una diversa lontano dai posti che aveva sempre considerato casa.

Aveva dovuto rinunciare a un clima benevolo, alla vicinanza relativa del mare – quella scappatoia che, spesso, lo aveva aiutato a schiarirsi le idee -  per rinchiudersi nella nebbia della Pianura Padana, con un clima terribile e la tristezza di una città resa grigia dal cielo perennemente coperto da nuvole, come era Milano.

Nonostante ormai viva lì da un anno e mezzo, Manuel non riesce ad abituarsi alla mancanza quasi costante del sole, ché se quell'astro fosse presente più spesso nel cielo, forse riuscirebbe a viversi meglio anche questa nuova realtà, nonostante il meteo non sia l'unica cosa che lo fa preoccupare.

Tante cose sono cambiate da quando aveva deciso di seguire il padre nel capoluogo lombardo.

Ovviamente, come gli era stato anticipato dalla sua vecchia scuola, non era stato ammesso agli esami. Nicola si era proposto di affrontare tutta la parte burocratica del trasferimento in un'altra scuola, ma Manuel si era opposto. Andare a scuola non gli piaceva e non ci voleva tornare per subirsi un altro anno di umiliazioni; preferiva trovarsi un lavoro e iniziare a guadagnare per evitare di dipendere troppo dall'uomo che lo stava ospitando. Il padre non era d'accordo: avere almeno un diploma era essenziale, secondo lui; per questo aveva proposto un accordo al figlio, un compromesso: lui gli avrebbe trovato un lavoro, ma Manuel doveva continuare a studiare e fare gli esami da privatista.

Fu così che Manuel aveva iniziato a lavorare in una tipografia di un amico di Nicola – lavoro che non aveva accolto molto bene, ma quando si era ritrovato circondato dall'odore, a volte troppo forte, di inchiostro mischiato a carta, lo aveva rivalutato. Da semplice operaio destinato solo a portare i caffè, a trasportare rotoli immensi di carta plastificata per i cartelloni pubblicitari, a controllare lo stato degli inchiostri delle stampanti, era passato a fare il correttore di bozze dei libri che piccoli autori stampavano per iniziare a distribuirli nelle librerie di quartiere, sperando nella svolta della vita. E aveva scoperto anche fare una mansione del genere, lo faceva sentire gratificato.

Il diploma l'aveva preso non senza difficoltà: nonostante il padre gli avesse chiesto di fare almeno il cambio indirizzo, Manuel aveva insistito, non sa neanche lui perché, per fare la maturità scientifica. Scelta che aveva rimpianto soprattutto quando si era ritrovato a fare la seconda prova d'esame; per fortuna qualche ragazzo che l'aveva visto disperato era riuscito a passargli qualche esercizio. Alla fine si era diplomato con 67, salvato dal tema della prima prova e dalle sue dissertazioni filosofiche durante il colloquio orale.

Il rapporto con il padre, invece, è migliorato, ma neanche troppo. Manuel ha ancora troppa riverenza nei suoi confronti, non riesce a lasciarsi andare a confidenze come quando si apriva con la madre; è ancora convinto che Nicola creda che l'abbia seguito fino a Milano solo per seguire la scia dei suoi soldi; e anche se l'uomo, spesso, gli ripete che sa che non l'ha fatto per quello, la sua predisposizione a regalargli sempre qualcosa quando lo vede triste, lo manda in confusione. In quei momenti, Manuel non vorrebbe ricevere l'ultimo modello di cellulare o un computer portatile di ultima generazione; vorrebbe solo un abbraccio. Ma lui è troppo restio a chiederlo perché si vergogna di mostrarsi fragile e Nicola non si arrischia a fare qualcosa che potrebbe compromettere il labile rapporto che ha creato con suo figlio.

Qualcosa di inaspettato, però, nella vita di Manuel c'è stato: il rapporto con sua sorella Viola. Nicola aveva, ed ha, la consuetudine di portare a cena l'intera famiglia almeno una volta a settimana, anche dopo che il rapporto con la moglie si era incrinato a causa della scoperta del tradimento di anni prima. La prima volta che si era ritrovato a cena con Nicola, la ormai ex – moglie e sua figlia, per Manuel era stato un calvario. Nicola aveva cercato di coinvolgerlo in ogni modo nella conversazione – in realtà, aveva provato a rendere partecipi tutte le persone sedute al tavolo insieme a lui – ma il silenzio aveva vinto su tutto. Gli sguardi che aveva ricevuto da Cristina, - così si chiamava la donna – non lo avevano messo per nulla a suo agio; lei lo guardava come se fosse stato il fautore del tradimento del marito nei suoi confronti, quando erano entrambi vittime della debolezza dell'uomo. Durante quella cena, Viola era stata molto silenziosa; anche quando Nicola la interpellava, rispondeva con un monosillabo o si limitava a fare qualche smorfia con il viso. Dopo quella serata, Cristina non era più comparsa a nessuna cena di famiglia, ma Viola sì, lei era sempre presente, anche se le prime volte le passava a mangiare con un libro poggiato sul tavolo.

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