Adesso che ti guardo in faccia, sarebbe stupido provare del rancore

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Anita aspetta che il cliente che è seduto al tavolo vicino alla porta decida di andare via, prima di proseguire il discorso con l'uomo che, inaspettatamente, si è trovata di fronte.

Appena il locale è vuoto, la donna si avvicina alla porta d'ingresso e dà una mandata in senso orario alla chiave, in modo da chiuderla ed evitare l'avvento di nuove persone.

Quando si volta, si ferma ad osservare quella persona ricomparsa nella sua vita.

Nicola.

Nicola, l'uomo con cui aveva avuto una storia più di diciannove anni fa. Colui che l'aveva fatta sentire desiderata e amata come non aveva mai provato prima, e come mai avrebbe provato in seguito.

Nicola che, però, le aveva mentito, omettendole il fatto che fosse sposato e che la moglie aspettasse un figlio da lui.

Nicola che, alla notizia di Anita incinta, aveva pensato di essere presente nella loro vita solo dal punto di vista economico.

Nicola, il padre di Manuel.

L'ultima volta che si erano incontrati erano stati seduti per pochi minuti ad un caffè. Per la prima volta l'aveva visto vestito senza la sua immancabile giacca di pelle, che aggiungeva qualcosa al suo fascino già marcato. In quell'occasione, l'uomo si era presentato vestito in giacca e cravatta, proprio come adesso, a sottolineare che quello vissuto con Anita era un rapporto che esulava dalla sua vera vita.

La loro era stata una storia durata pochi mesi, ma travolgente, almeno per la donna. Si vedevano un paio di volte a settimana perché Nicola diceva di essere impegnato con il lavoro e non riusciva ad andare a trovarla più spesso. Ma la realtà aveva colpito in faccia Anita quando aveva detto all'uomo di aspettare un figlio suo. Il volto dell'uomo era subito diventato impassibile. Poi la spiegazione: "Ho una moglie a casa a Roma che mi aspetta. Anche lei è incinta."

Anita a quelle parole aveva sbattuto fuori Nicola dal proprio appartamento. L'avevo rivisto, poi, in quel caffè, come se fosse un uomo che non conosceva, e lui le aveva proposto il sostegno economico. "Non posso essere presente nella vostra vita, ma voglio che non vi manchi niente."

"Questo bambino non avrà bisogno solo di soldi, ma anche dell'amore di un padre. E se tu non puoi darglielo, allora è meglio che tu non faccia parte della sua vita in nessun modo."

Aveva deciso lei per se stessa e anche per Manuel; ogni tanto il rimorso di aver preso una decisione anche per lui le attanaglia il cuore, ma non poteva fargli vivere una vita ricca di denaro, ma povera d'amore paterno.

"Ti posso offrire qualcosa?"

Anita è tornata dietro al bancone; i passi che l'hanno portata fino a lì sono stati scanditi dai ricordi della sua vita passata.

"Come stai?"

Nicola non risponde alla domanda, ma ne pone una lui; appoggia i gomiti sulla superficie in marmo e intreccia le mani davanti a sé; lo sguardo è fisso sul viso della donna che sta al di là del bancone, che inizia a manovrare la macchina del caffè, come se non volesse portare l'attenzione su di lui. Ma alle parole dell'uomo, è costretta a fermarsi; sospira prima di rispondere.

"Bene.", dice, mentre si gira verso Nicola e si pulisce le mani su uno strofinaccio; "Tu?"

"Potrebbe andare meglio. Diciamo che la vita mi ha fatto un brutto scherzo. È anche per questo che sono qui."

"Brutto scherzo? Che stai male?"

"Non io, purtroppo. Ti ricordi che mia moglie era incinta quando..."

Love is paranoidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora