You know me better than I know myself

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Due anni  e tre mesi dopo


Appena varca la soglia della porta d'ingresso, Simone trova subito il paio di pantofole che deve indossare per non sporcare il pavimento con tutti gli agenti esterni che si possono trovare sulle suole delle scarpe. Certo, prima quando andava a casa di sua nonna gli era concesso tenere le sue calzature perché il tragitto che poteva compiere all'interno dell'appartamento era limitato: dall'ingresso alla sala da pranzo, dalla sala da pranzo al bagno, e qualche volta gli era possibile andare anche in biblioteca; insomma, tutta la zona giorno, in qualche modo, poteva essere contaminata; l'importante era non andare nella zona destinata alle camere.

Ora le cose sono un po' diverse, però, visto che in quell'appartamento ci abita anche lui.

Di certo non è una cosa che aveva preventivato. Il Simone di due anni prima, che si era appena trasferito in una nuova città e che aveva iniziato a frequentare la facoltà che aveva sempre sognato, non poteva pensare che sarebbe tornato a Roma prima del previsto e che sarebbe andato a vivere con sua nonna e il suo ex – professore di latino.

Ma questa è solo una delle poche cose che il Simone di due anni prima non si sarebbe aspettato dalla sua vita.

Molte cose sono cambiate, e di certo non per il meglio.

Non sa neanche lui da quando la sua vita ha iniziato a girare per il verso sbagliato, ma se dovesse decidere un evento da cui far partire tutto, quello sarebbe sicuramente la prima volta in cui ha fatto sesso.

Era agosto, aveva finito la sessione di esami da pochi giorni ed era, finalmente, tornato a Roma. Era soddisfatto del suo primo anno di università: era riuscito a dare quasi tutti gli esami, ma gliene era rimasto uno da dare a settembre, quello di Biochimica metabolica.

Quelle settimane di semi – libertà nella sua città stavano trascorrendo discretamente bene: la mattina la dedicava allo studio e nel pomeriggio usciva con i suoi amici; altre volte si concedeva delle complete giornate di relax e lui, Laura e Matteo andavano al mare; alcune serate le passava in casa con Dante e Anita – Simone ammirava come la donna riuscisse ancora a sopportare il padre, nonostante ormai stessero insieme da più di un anno.

E poi c'era Daniele.

Simone aveva cercato di tenere il loro rapporto il più superficiale possibile dopo che lui era andato a trovarlo a Bologna. I messaggi che si scambiavano erano più sporadici e se il ragazzo gli proponeva di vedersi, lui si portava sempre dietro Laura e Matteo, o almeno uno dei due. Non aveva capito che tipo di problemi ci fossero tra lui e Luigi, ma, di certo, non voleva essere motivo di discussione tra i due ragazzi. Poi, una sera di settembre, quando mancava ormai solo una settimana al suo esame, Daniele lo aveva chiamato e gli aveva detto di avere bisogno di un amico. Gli aveva inviato il suo indirizzo di casa, quella che condivideva con Luigi, e Simone si era presentato lì poco dopo.

Quando aveva fatto ingresso nel piccolo appartamento, Simone era stato travolto da un Daniele disperato perché Luigi aveva deciso di lasciarlo. Stando a quanto il ragazzo gli aveva raccontato le cose non andavano bene tra di loro da un po', più o meno da quando avevano iniziato la convivenza. Simone era rimasto tutta la sera lì a consolarlo; avevano mangiato, avevano bevuto e avevano anche ricordato alcuni episodi di quando stavano insieme. Poi si erano addormentati sul divano, guardando un film su Netflix – un film con personaggi che dialogavano, anzi meglio sussurravano, tramite frasi fatte e con scene che dovevano essere drammatiche ma che in loro avevano scatenato delle risate; quando si erano risvegliati erano ormai le tre di notte e Daniele gli aveva proposto di restare a dormire lì. Simone aveva accettato, anche perché non se la sentiva di attraversare mezza Roma a quell'ora. Al risveglio, la mattina dopo, si erano ritrovati molto vicini; Daniele aveva cominciato ad accarezzargli prima la faccia, poi era sceso sulla spalla e sul braccio. Forse è un segno del destino trovarmi in questa situazione con il mio primo ragazzo, aveva pensato Simone; aveva chiuso gli occhi e aveva assecondato quel destino.

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