Sto cercando un posto in tutta Roma...

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 Tre anni anni e mezzo dopo


La ghiaia sotto le ruote della macchina produce un rumore che lo rilassa. Ormai quel suono di pietre che sfregano tra loro e con lo pneumatico della sua auto è diventato così familiare che può dire di sentirsi a casa, nonostante il viale che sta percorrendo non appartenga propriamente alla sua abitazione.

Manuel parcheggia vicino alla veranda che fa da ingresso alla casa, quella veranda che molti anni prima lo aveva visto quasi litigare con Dante durante una delle sue prime serate a Roma, dopo il trasferimento. Ora è diventata il luogo in cui lui e il compagno della madre passano alcune serate, soprattutto quando l'aria esterna lo permette, a parlare di libri e di come l'industria editoriale stesse cambiando. Hanno questo strano rapporto per cui ormai non si odiano più, ma non riescono, comunque, a entrare in sintonia; una delle poche cose che li unisce è la passione per i libri e Manuel è contento di poter portare in anteprima a Dante alcune uscite librarie che riguardano la filosofia.

Scende dalla macchina e percorre quei pochi metri che lo separano dalla porta d'ingresso. Non ha bisogno di bussare o di suonare al campanello: gli abitanti di quella casa sanno del suo arrivo e, negli ultimi due anni, può definirsi anche lui un coinquilino di quella villa, anche se sempre temporaneo e per un tempo limitato.

Tutto era iniziato quasi due anni prima, quando Anita lo aveva invitato a passare due settimane in villa con loro. Manuel si era dimostrato titubante all'idea di dover andare a Roma e dover condividere lo stesso tetto con Simone. Non si erano più visti dall'inaugurazione della sua casa editrice, anche se non erano mancati alcuni messaggi mandati su Instagram in risposta ad alcune storie che l'uno o l'altro pubblicavano. Frasi di circostanza, semplici mi piace, emoticon neutrali che non andavano oltre alla faccina con il sorriso largo – ovviamente quella senza guance rosse, perché anche quella poteva esprimere un'emozione che volevano celare.

Alla fine aveva accettato l'invito della madre, anche perché quelle due settimane di ferie erano l'unico modo per rivederla; con i ritmi che aveva nel gestire la casa editrice e i momenti che dedicava alla scrittura di un nuovo romanzo, non aveva molto tempo da dedicare agli altri e non poteva sempre costringere sua madre a mettersi in viaggio se lei voleva stare qualche giorno con il figlio. 

In quell'occasione lui e Simone si erano incrociati gli ultimi tre giorni delle vacanze di Manuel, visto che prima era stato costretto a rimanere a Bologna per la sessione estiva degli esami universitari. Il più grande aveva cercato di limitare i momenti d'incontro, ma l'ultima sera Simone si era avvicinato a lui, mentre era a penzoloni con le gambe in piscina, convinto che nessuno in casa fosse sveglio. In mano aveva due bottiglie di birra già aperte. Gli era bastato dire "L'altro giorno ho passato l'esame di Biochimica metabolica" per far girare Manuel verso di lui, con un lieve sorriso, un permesso tacito a prendere posto a fianco a lui. E così la serata l'avevano passata ad aggiornarsi sulle loro vite.

Manuel trovava incredibile come, dopo tutto quello che avevano passato, dopo tutti quei sentimenti che avevano messo in gioco – perdendo miseramente – e dopo come si erano lasciati l'ultima volta, quella sola chiacchierata sembrasse aver messo a posto i pezzi di quel rapporto che entrambi sembrava ritenessero fondamentale per la loro vita.

Dopo quella serata avevano ripreso a sentirsi frequentemente e nell'ultimo anno era sempre capitato che i loro periodi a Roma e, nello specifico a villa Balestra, coincidessero.

Manuel ha fatto solo due passi nel salone d'ingresso della villa quando viene raggiunto dalla voce della madre.

"Manuel, sei tu?", chiede la donna, affacciandosi dalla cucina adiacente.

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