Cap. 3

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Ma che diavolo? Mi stava seguendo? "E la pazza sarei io? Sei un maniaco forse?". Non so se essere felice o preoccupata. "Si signorina. Ti sembra ragionevole andare in giro per queste strade,al buio e vestita così?". Lo sapevo. Pensa che sia una sgualdrina. "Cosa intendi scusa?".  Ci siamo fermati davanti casa mia. Come cavolo fa a sapere dove abito? È di fronte a me. Mi guarda. Mi contempla. Allunga una mano verso di me e mi sposta una ciocca mogano dietro l'orecchio. "Voglio dire che sei troppo bella per girare da sola". Non riesco a respirare. Tremo sotto al suo tocco. "Barbie",mi esce questo nome dalla bocca. Non capisco perché io sia così idiota. "Immaginavo. È una lunga storia Rab. È molto complicato da spiegare e capire". Sono qui,pronta a capire tutto quello che vuoi. "Non la amo. Non credo di averla mai amata. Adesso vai,domani lavori". Gli porgo un sorriso ed esco dalla macchina. Corro verso il portone di casa,mi volto per salutarlo e lui non c'è più.
Un nodo alla gola non riesce a scendere. Non la ama? Come fa a stare con lei allora? Che razza di vigliacco. Non potrei mai avere una storia con un verme del genere. Cerco di convincermi,ma non so quanto possa riuscirci. Sento ancora le sue dita sulla guancia. Vedo ancora il suo sorriso.

Sono le dieci del mattino,lavoro già da un'ora,ma non riesco a togliermi dalla mente Ric. Faccio la personal trainer da un anno,sono circondata da bellimbusti muscolosi,tonici che cercano di attirare la mia attenzione e io penso a lui. I suoi occhi. Il suoi capelli. Le sue mani.
"Ciao Rab,bellissima come sempre". Eccolo, Nate. Ci prova con me da mesi,nonostante io non gli dia la benché minima speranza, lui non demorde. "Ciao Nate". Si avvicina con fare molto persuasivo,"senti Rab,ti va di uscire stasera? Una semplice uscita in un pub. Serata tranquilla". Rieccolo. Forse così posso dimenticare il bel moro che mi toglie il respiro. "Per stasera te lo concedo Nate". "Perfetto,passo a prenderti alle otto".

Sono in macchina con Nate,stiamo parcheggiando davanti al pub. Nate sembra molto gentile, premuroso. Entriamo nel locale e devo riconoscere che l'atmosfera è spettacolare. Accogliente,calda,ospitale. Ci sediamo ad un tavolo e ordiniamo. Nel frattempo il locale si riempie. Entra un gruppo di amici,ridono,si divertono. Tra loro c'è lui. Ric. Sta ridendo, è ancora più bello quando lo fa. Si gira verso di noi e smette di ridere. Ha un'espressione delusa. Sembra anche arrabbiato. Difficile da comprendere. Si siede al tavolo dietro al nostro così da potermi stare di fronte. Mi fissa mentre beve una birra. "Sembri distratta,tutto bene?",oh merda Nate. "Oh si si,sono solo un po' stanca". L'unica scusa plausibile. "Se vuoi andiamo via". "Oh no no. Rimani,parliamo un po'"

La serata non è andata poi così male,Nate si è rivelato un gentiluomo. Abbiamo parlato molto. Non è stato noioso,ma ad attirarmi non era lui. Era ed è Ric. Mi ha lasciata sulla soglia di casa,ha aspettato che entrassi ed è andato via. Non come Ric.
Mi butto sul letto. Mi addormento,immaginando che la bella serata l'abbia trascorsa non con Nate,ma con Ric.

Riesco a svegliarmi prima del suono della sveglia. Esco dalla camera e corro velocemente in bagno. Nat e il suo nuovo ragazzo si divertono. Li sento ridere.
Caffè,ho bisogno di caffè.

Una volta uscita dalla doccia, passo un tocco di eyeliner nero e mascara sugli occhi,mi asciugo e indosso dei semplici short in tuta azzurri con una canotta bianca.
Corro verso il piano da lavoro in cucina e mi accorgo che il caffè è finito. La mia giornata non potrebbe andare peggio.
Ok,mi fermerò a prendere un caffè al bar. Extra-forte magari.

Entro nel bar dove vado solitamente. È piccolo e accogliente e fanno il miglior caffè italiano della zona. Mi avvicino al bancone in legno,ordino il mio caffè e mi avvicino alla cassa per pagare,ma una mano blocca il mio braccio. "Pago io Enrico", oh merda,è lui. "No grazie,faccio da sola", ma chi si crede di essere?.  "No mia cara Arabella,da Enrico's dovrebbero pagare sempre i signori,non le belle ragazze come lei",eccolo Enrico,gentiluomo e dolce come sempre. "Solo perché sei tu Enrico", mi giro verso Ric e col peggiore sorriso forzato che potessi fargli gli rispondo "Grazie,ora vado". Mi avvio dritta verso l'uscita,senza voltarmi. Maledetta porta girevole,si è incastrata. Spingo forte. Si sblocca. Perdo l'equilibrio e un secondo dopo mi trovo tra due braccia forti,muscolose,abbronzate. "Ehi,tutto bene?", la sua voce vellutata mi solletica l'orecchio. Mi aiuta a raddrizzarmi,mi fissa con quegli occhi chiari come il mare,profondi,pieni di preoccupazione. "Si, odio le porte girevoli". Ride. Amo la sua risata. "L'importante è che tu stia bene, ci incontriamo sempre in situazioni difficili per te". "Già, sono una sfigata". "Non dire così, non lo sei. Solo un po' sbadata". Mi perdo nei suoi occhi,nel suo sorriso. Oh Dio,è così bello. "I-i-io devo andare,sono in ritardo per il lavoro". Rab ti stai sentendo? Stai balbettando. "Vieni,ti accompagno". Stare in macchina con lui non è una buona idea Rab. Lo sai. "Ok,va bene". Sorride, sembra davvero felice del fatto che io abbia accettato. "Allora aspettami alla mia auto" mi dice indicandomi la sua Range Rover,"corro a prendere Dros dal veterinario qui di fronte.

Dopo cinque minuti esatti esce dall'ambulatorio con Dros al guinzaglio. Bello come il sole. Siamo quasi arrivati in palestra nell'imbarazzo totale. C'è un silenzio assurdo in auto. "Allora,davvero credi di poter dare qualche possibilità a quel pallone gonfiato?". Ma che razza di presuntuoso, chi diavolo crede di essere? Per fortuna sono arrivata,scendo dall'auto,chiudo la portierae dal finestrino gli rispondo: "Sai,sei fin troppo sicuro di te stesso". Mi volto per andare via,ma riesco a sentire perfettamente quello che mi dice: "Sei tu a farmi sentire così".

Negli occhi,nell'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora