Cap. 10

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Lo accompagno di fronte a me, ci sediamo sul ring. Lo prendo per le mani e lo guardo dritto negli occhi.

"Sono Arabella Pierce. Ho ventidue anni. Non ho una famiglia vera e propria. Ce l'avevo. Sono cresciuta in un orfanotrofio fino a dieci anni, fin quando una donna, Louise, non mi ha adottata. Era bellisima, bionda, occhi azzurri, alta. Sembrava un angelo. E' stata un angelo. Dal primo giorno in cui mi ha presa con sé, mi ha fatta sentire speciale. Come se fossi l'unica cosa che avesse. Mi leggeva le fiabe prima di andare a dormire, mi acconciava i capelli sempre in modo diverso, mi preparava sempre dei biscotti favolosi". Sento una morsa stringersi nel petto. Le lacrime mi riempiono gli occhi immediatamente. "...un giorno si è presentata a casa con un tutù e un paio di scarpette in mano. Mi aveva iscritta ad una scuola di danza. Non stavo mai ferma, facevo sempre giravolte, salti. Amavo ballare. Man mano che crescevo diventavo sempre più brava. Due anni fa, mi avevano scelta come protagonista al saggio di fine anno. Ero così entusiasta. Non vedevo l'ora che Louise venisse a guardarmi". Sento la sua mano che stringe sempre più la mia. Come se mi incitasse a continuare. "...non arrivò. Finito lo spettacolo, tutte le mie compagne andarono via con i propri genitori. Da me venne un agente di polizia." Scoppio in un pianto disperato, Ric si avvicina,ma lo allontano. Non riuscirei a continuare. "Un camion non si era fermato al semaforo. L'ha travolta in pieno. E' morta sul colpo. Sul sedile del passeggero è stato trovato un mazzo di fiori a cui erano attaccate una farfalla ed una ballerina con un biglietto. C'era scritto:

A RAB, LA MIA BALLERINA, CHE COME UNA FARFALLA VOLTEGGIA NEL MIO CUORE"

Ric mi osserva, stavolta lo lascio avvicinare. abbasso il fianco del pantaloncino e gli mostro un tatuaggio. E' la stessa farfalla del mazzo di fiori, attaccata alla stessa ballerina. E' l'unica cosa che mi rimane di Louise.

"La mia discesa comincia da quel giorno. Ho iniziato a bere, a frequentare cattive persone, cattivi ragazzi. Non mi amavo più. Non amavo il mio corpo. Mi facevo di erba ogni giorno e ogni sera mi ubriacavo di qualunque cosa potesse permettermi di farlo. Dopo un anno, invece, iniziai a distruggermi diversamente. Ho smesso di mangiare. Quando lo facevo cercavo di buttar via tutto dal mio stomaco". Mi trema la voce. Non ero mai andata così oltre con una persona. "Fin quando non incontrai Max. Mi trovò una mattina nel parco a correre. Credo che abbia capito che avessi qualche problema. Mi levò via da quella merda. Mi trovo un appartamento, in cui trovai Nat, mi iscrisse in palestra, mi pagò lui stesso i corsi. Mi aiutò a superare il mio disturbo. Dopodiché mi aiutò a diventare personal trainer. Ed eccomi qui".

Adesso sono tra le sue braccia a singhiozzare. "...è stato lui a farmi fare il tatuaggio. Diceva che sarebbe stato un modo per esternare il mio dolore. Così come la boxe. Ecco perchè ti ho fatto fare questo esercizio".

Ric mi sollve il volto, Mi guarda dritto negli occhi e sorride. "Tu, Arabella Pierce, sei la persona più bella che io abbia mai incontrato in ventotto anni della mia vita". Mi bacia, dolcemente, senza fretta. Mi perdo tra quelle labbra. Quella dolcezza. Non potrebbe esserci momento perfetto.

La magia svanisce nel momento in cui squilla il suo cellulare. E' Barbara, Ric deve raggiungerla, stasera ci sarà una festa al Silver e lei ha avuto un problema con l'abito.

"Rab, devo andare. Non tanto per Barbara, devo sistemare il locale per stasera. Vieni anche tu. Ti aspetto." Mi abbraccia. Mi stringe a sé. Mi porge un bacio sulla fronte e va via.

Sono appena uscita dalla doccia. Ho deciso di non andare alla festa. Non sopporterei l'idea di vedere Ric e Barbara assieme. Metto il pigiama e mi tuffo sul letto. Il programma della serata prevede la lettura di un buon libro. Suonano alla porta. Scendo di corsa ad aprire. Trovo una scatola con un bigliettino sopra. Lo apro.

SARAI LA PIU' BELLA DEL LOCALE. 

RIC.

Apro la scatola, dentro trovo un abitino nero monospalla che arriva a metà coscia. E' stupendo, ma non cambio idea. Decido, però, di mandargli un SMS.

TI RINGRAZIO. VESTITO STUPENDO, MA STASERA NON CREDO DI RIUSCIRE A VENIRE. 

RAB.

Ritorno in camera e mi tuffo sul letto. Passano dieci minuti e sento il suono del campanello di casa. Corro ad aprire. Quello che mi trovo davanti mi lascia più che sorpresa. Josh. Ben vestito, tutto elegante e sorridente. "Forza bambola, ti porto da Ric". Non riesco a credere alle mie orecchie. Sono scioccata. "C-c-c-che cosa?". Adesso ride, è divertito. "Oh andiamo Rab. Non sono un idiota, ho visto come vi guardate. Cambiati, non perdere tempo". Sono al settimo cielo. Gli salto addosso, lo abbraccio e lo bacio sulla guancia. "Grazie Josh".


Negli occhi,nell'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora