Cap. 16

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La tensione di Ric si può tastare con mano. Siamo in auto da dieci minuti, fermi davanti casa dei suoi genitori. "Rab, se non vuoi scendere, torniamo a casa". Mi viene da ridere. Sembra un cucciolo impaurito. "Amore mio, oramai ci siamo. Dai, ci sono io al tuo fianco". Sospira, si avvicina e mi bacia. Scendiamo dall'auto. Dros è con noi. Amo follemente questo cane. Mi piace averlo sempre accanto. Non appena ci avviciniamo alla porta, la madre di Ric la apre. Ci viene incontro. E' commossa. Stringe forte Ric, poi mi si avvicina, mi bacia una guancia e mi abbraccia. "Grazie, sapevo che ci saresti riuscita". Non credevo di esserci riuscita fin quando non ho sentito la voce dall'altro capo del telefono. Melanie, la madre di Ric, ci accompagna fino al salotto. Qui troviamo Phil, il padre. Mi sembra di vedere Ric tra una ventina di anni, tranne per i capelli. Quelli di Phil tendono al biondo. Ric ha i capelli scuri, scuri e mossi, come Melanie. Il pranzo è già sul tavolo. Sembra un giorno di festa. Per loro lo è. Hanno perso un figlio e hanno rischiato di perderne un altro. 

Il pranzo non è iniziato benissimo. Ric era quasi scontroso coi suoi, come se non volesse ricevere domande sulla sua vita attuale.Poi, la situazione è migliorata man mano. Hanno iniziato a discutere, a scherzare, quasi come se non ci fosse stata nessuna lite, nessuna separazione. Hanno iniziato a parlare di Evan, di cosa combinavano assieme da piccoli. Penso sia stata una cura questa giornata. Dopo pranzo, Ric e Phil si sono spostati in garage. Io ho deciso di aiutare Melanie a lavare i piatti. "Tesoro, non hai mangiato quasi nulla oggi. Non stai bene?". "E' tutto ok, il viaggio mi ha scombussolata un po' ".In realtà? No, non stavo bene. Giuro, era tutto buonissimo, ma mi sentivo nauseata all'idea di mangiare tutta quella roba. Ultimamente ho poco appetito. L'idea che Ric debba partire e starmi lontano per sei lunghi mesi, mi toglie l'appetito. "Sei quella giusta per lui. Glielo leggo negli occhi". Mi sento felice di questo. Sapere di essere l'unica di cui abbia veramente bisogno, mi convince del fatto che siamo fatti veramente per stare assieme. "Lui lo è per me". Sorride, si commuove di nuovo. "Vieni, ti faccio vedere qualche sua foto di quand'era bambino".

"Ma è bellissimo, la prego, posso avere una foto di Ric travestito da Panda?". Mi sono divertita un sacco a guardare foto del mio amore da bambino. Era così tenero. Nel frattampo entrano anche Ric e Phil. L'ultimo sembra molto affranto, triste. "Mamma, ne ho appena parlato con papà. Tra due giorni parto, vado in Afghanistan". Il silenzio cade in quella stanza, l'atmosfera spensierata di prima svanisce. "Lo capisco. Ho sempre cercato di comprendere questo tuo lato. Dici sempre di dover ritrovare te stesso. Trovalo, ma fa' di tutto per ritornare qui".

Sono nel bagno da dieci minuti abbracciata alla tavoletta del water. Ric mi tiene i capelli dietro la nuca. "Piccola, mi spiace che tu ti sia dovuta sorbire quelle brutte curve". Mi prende in braccio dopo avermi pulita e mi porta a letto. "Riposati, vado in salotto". Nonostante la strana sensazione allo stomaco, cado in un sonno profondo. Mi sveglio dopo quasi due ore. Ric è in camera da letto, sento che parla al telefono. Sta cercando qualcuno per poter gestire il Silver nonostante la sua assenza. Si volta verso di me, mi sorride. Chiude la telefonata. Si avvicina. Mi bacia. Mi perdo nella sua passione.

E' mattino. E' l'ultimo giorno che trascorro con Ric. Mi giro nel letto, ma non lo trovo. Esce dal bagno, lavato e sistemato. Manca qualcosa, i capelli. Li ha rasati. "Sai, è obbligatorio", si giustifica. Mi alzo dal letto, gli corro incontro. Mi butto su di lui, lo bacio, lo accarezzo, lo abbraccio. Sono tutti gesti disordinati, disperati. La convinzione che non lo vedrò per sei mesi mi distrugge e questa sofferenza la sto riversando addosso a lui, baciandolo, toccandolo. Voglio godermi al meglio questa giornata.Abbiamo fatto l'amore cinque volte. Abbiamo deciso di non uscire, per poterci dedicare l'uno all'altra. Ho aiutato Ric a sistemare la valigia, ho preparato il pranzo e abbiamo mangiato sulla veranda. Ci siamo promessi di scriverci non appena lui riuscisse a farlo, di tenerci aggiornati su tutto. Gli ho promesso che sarei andata a prenderlo all'aeroporto il giorno del suo arrivo e che da allora non lo avrei più mollato, per nessuna ragione al mondo. Adesso sono qui, tra le sue forti braccia a piangere. La paura mi logora dentro. Perderlo sarebbe la cosa peggiore che possa mai capitarmi. Lo amo, più di ogni altra cosa. Mi addormento singhiozzando tra le sue braccia, al suono della sua voce che mi dice di stare tranquilla perchè andrà tutto bene. Tre dolci parole mi cullano verso un sonno profondo. "Ti amo Rab".


Negli occhi,nell'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora