Cap. 7

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Dormire tra le braccia di Ric è la cosa più bella e rilassante che mi sia mai potuta capitare. Ci siamo addormentati abbracciati, stretti l'uno all'altra, come se i nostri corpi fossero nati apposta per stare vicini. Non abbiamo fatto l'amore. Non ci siamo baciati. Siamo stati così, vicini, abbracciati. Non mi era mai capitato prima d'ora, condividere un letto con un ragazzo che mi fa impazzire, solo per dormire. Lo sento stretto a me, sta dormendo, il suo respiro è calmo e rilassato. Pagherei per trascorrere così il resto della giornata. 

Passo dieci minuti a fissarlo, sono le 08:00, dovrei dormire, ma sono così emozionata di stargli vicino, che non ho quasi dormito. Ha aperto gli occhi, mi fissa con uno sguardo assonnato e allo stesso tempo adoratore, mi sorride. "Buongiorno rossa", mi porge un bacio sulla fronte. Dentro di me sto facendo i salti di gioia. "Ciao Eric Black". Non riesco a nascondere la mia felicità. "Sei particolarmente allegra signorina, a cosa devo questo magico sorriso?", "A te".

"Oh mio Dio Rab, non puoi capire quanto sia stato stronzo e dolce Alex stanotte", Nat mi è piombata in camera come un uragano. Aveva un sorriso a trecentocinquanta denti, fin quando non ha visto Ric. "Ok ragazzi scusate, avrei dovuto bussare". Sbatte la porta. Guardo Ric, non so cosa fare. "Rab, tranquilla. Va' da lei", mi accarezza la guancia ed esce.

Nat è in cucina, lava un bicchiere ormai brillante. Non so come abbia fatto, ma non appena entro in cucina si mette ad urlarmi contro "Rab, tu lo sai chi è vero? E' la prima volta che voglio che funzioni con un ragazzo e tu che fai? Ti scopi il fidanzato della sorella? Ma che cazzo". Stanotte non ho fatto altro che pensarci, Alex è quel ragazzo che ha chiamato Ric al parco, il primo giorno che ci siamo incontrati. Alex è il fratello di Barbara, la ragazza di Ric. "Nat...", mi avvicino a lei, la abbraccio e la faccio sedere di fronte a me "...non è successo niente, abbiamo solo dormito. Te lo giuro. Non mi avevi parlato di Alex, nè quanto lui fosse importante per te. Perchè? Sono la tua migliore amica, perchè nascondermelo?". Non voglio fargliene una colpa, ma mi fa male l'idea che Nat non si sia confidata con me. Non voglio perdere una persona importante come lei. Non di nuovo. Adesso sta piangendo, tira su col naso e corre a prendere un tovagliolo dal mobiletto vicino al frigo. "Per scaramanzia. Ogni volta che esco con qualcuno seriamente, succede qualcosa che rovina tutto. Stavolta volevo che andasse diversamente, ma si vede che sono sfigata". Mi scappa un sorriso e mi metto più vicina a lei, le stringo la mano. "Nat, tra me e Ric non è successo nulla. Mi piace, non lo nego. C'è qualcosa in questo ragazzo che mi fa partire il cuore all'impazzata, ma lui è fidanzato e non sono una di quelle ragazze che distruggono le coppie e neanche le amicizie". Ha smesso di piangere. "Grazie Rab". Vorrei tanto stare con Ric, più di ogni altra cosa, ma voglio bene a Nat e non posso farle del male. "Ti va di pranzare fuori? Dài preparati, così dopo pranzo corro dritta a lavoro".

Io e Nat abbiamo pranzato assieme da Brown's, uno di quei locali in cui non puoi fare a meno di entrare almeno una volta al giorno. Non appena l'abbiamo visto, il primo giorno che ci siamo trasferite in questa città, ci siamo innamorate. Le tende arancioni in contrasto con l'arredamento beige e marrone. Lo stile etnico, caldo, accogliente. Ci si innamora di Brown's a prima vista.

Dopo pranzo sono corsa in palestra, oggi ci saranno le nuove iscrizioni. Max, il responsabile, ha chiesto puntualità e bell'aspetto. Ed eccomi qui, nel mio camerino, a guardarmi allo specchio. Un paio di shorts in tuta neri, un top con la pancia scoperta e i capelli raccolti in una coda. Il tipico abbigliamento da "avrete una personal trainer figa, venite da noi". Esco dal camerino e trovo Max che mi aspetta. "Forza Rab, ci siamo. Oggi abbiamo nuove iscrizioni e, soprattutto, la figlia del titolare vuole seguire i nostri corsi insieme ad un gruppo di amici". Questo mi lascia veramente basita. Non conosco la figlia del titolare, nè tantomeno lui. Quando sono arrivata qui, un anno fa, ho incontrato Max per caso nel parco una mattina mentre correvo. Ha notato il mio fisico atletico e mi ha chiesto se volessi iscrivermi in palestra. Ho iniziato a seguire i corsi, migliorando sempre di più. Era il periodo peggiore della mia vita, avevo perso molto. Moltissimo. Con lo sport sono riuscita a ritrovare me stessa. Sono diventata personal trainer grazie a Max, che ha parlato di me al titolare, di cui so ben poco. Si chiama Arthur Weber, di origini tedesche, ed è un super miliardario. Non si sa molto di lui, sa tenere ben nascosta la propria vita dai riflettori. Sorrido, prendo Max sottobraccio e ci avviamo verso la sala di accoglienza. La scena che mi trovo davanti mi fa venire la nausea.


Negli occhi,nell'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora