𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟓 || 𝐙.

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Mi sveglio con dei postumi tremendi

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Mi sveglio con dei postumi tremendi. Forse Liv è abituata a bere così tanto, in quanto barman, ma io decisamente no.

Pensare a ieri notte mi fa sorridere. Liv si è mostrata una ragazza davvero interessante e sono contenta di averla conosciuta. Anche perché, sinceramente, da quando mi sono trasferita in città non sono ancora riuscita a farmi un singolo amico. Senza considerare i pochi compagni di corso con cui scambio due parole durante le lezioni, lei è l'unica che sembra volermi conoscere.

Mi rendo conto di avere un carattere un po' forte a volte, c'è a chi piace e c'è a chi non piace.

Questa mattinata l'ho bruciato tutta dormendo, è tardi e non ho fatto niente di produttivo. Per fortuna non ho lezioni oggi, ma decido comunque di mettermi a disegnare ed esercitarmi sulle proporzioni per l'esame di anatomia artistica. Un po' per sentirmi utile in qualche modo, un po' per liberare la mente e cercare di far passare la sbornia.

Cerco il mio taccuino, ma sembra impossibile da trovare.

Guardo ovunque in casa, ma non lo trovo. Mi rendo conto che non solo il taccuino è sparito, ma anche la mia borsetta.

Prego in tutte le lingue del mondo di non averlo dimenticato in Accademia, dentro ho tutti i miei documenti. Cerco di ricostruire i movimenti del giorno prima, per cercare di capire dove io possa averlo lasciato.

Ma è chiaro. Ubriaca com'ero, era ovvio che lo avessi dimenticato all'Ultra.

Devo contattare Liv, ma non ho il suo numero. Tantomeno quello di Jonah.

Mi sistemo velocemente e scendo di corsa le scale. Ma il locale, essendo mattina, è chiuso.

Torno in casa infastidita. Questa giornata non è iniziata nel migliore dei modi.

Allora, prendo un foglio di carta e mi metto a disegnare.

Nel pomeriggio, sento finalmente che gli strascichi della sbronza sono finiti. Mi sento di nuovo me stessa, e sono sicura che disegnare mi ha aiutato.

Poi d'un tratto, sento qualcuno bussare alla porta.

Corro ad aprirla e mi trovo davanti Liv. Finalmente. Per la borsa, intendo.

La tiene stretta in una mano, mentre l'altra è nascosta dietro la schiena. Poi mi porge la borsetta. Ancora non ci siamo rivolte parola. Solo sguardi.

"Ti piace il carnevale?" È la prima cosa che mi dice.

La guardo confusa.

Leva la mano da dietro la schiena e mi tende una delle mie maschere, anzi, di Zara

Cazzo.

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