25 dicembre 1938
La neve copriva le strade della campagna intorno a Berlino. Una macchina si muoveva lenta e rumorosa. Al suo interno, stretti nei cappotti di lana, Dalila e Theo chiacchieravano allegramente.
"Quindi quando non combattete il crimine, andate a pattinare?"
"Certo, ma prima scendo dal cavallo bianco. Non vorrei mai che si sporcasse la criniera.", rise lui.
"Avete un cavallo... Non prendetemi in giro!"
"Siete stata voi a iniziare. In ogni caso, non ci vado dal Natale scorso."
"Ci andate ogni Natale? È una tradizione?"
"Più o meno... Quando vivevo ancora in Austria con i miei genitori, ogni anno andavamo a pattinare. In Austria ci sono molti più laghi e...", si voltò verso di lei. La ragazza lo stava guardando esterrefatta, con la bocca leggermente aperta e i capelli biondi coperti dalla cuffia di lana che spuntavano disordinati.
"Siete austriaco?", gli chiese.
"No, sono tedesco. Sono nato in Austria e ci ho vissuto a lungo. Mio padre è stato accusato di tradimento ed è stato esiliato durante la Grande Guerra. Si è ritirato in una cittadina lontano dal mondo e questo suo gesto è stato interpretato come ammissione di colpa, ma io so che era innocente e sono qui per conquistare la posizione che mi spetta. Siamo arrivati."
Scesero dalla vettura e si diressero verso un lago ghiacciato dove un gruppo di ragazzini si rincorreva. Avranno avuto al massimo sedici anni, mentre il più piccolo ne dimostrava a stento dieci. Si voltarono per osservare con sospetto la coppia che si avvicinava loro. Poi ridacchiarono e tornarono ai loro giochi.
"Non fate caso a loro, non ci daranno fastidio."
"Certo che no. Nessuno da fastidio ad un soldato.", rispose lei sovrappensiero. Theo era costretto a indossare l'uniforme anche mentre non era in servizio. Era una delle condizioni della sua promozione e a Dalila non piaceva avere continuamente sotto gli occhi il motivo per cui avrebbe dovuto stargli alla larga, come un avvertimento. O una minaccia.
"Non vi piace la mia uniforme?", chiese lui ridendo.
"Oh, no. State veramente bene.", vide le sue guance e il collo diventare color porpora. Sembrava il classico ufficiale pieno di sé, ma in realtà era molto timido e Dalila adorava il suo modo di arrossire per ogni complimento. "Andiamo!", lo tirò per un braccio sulla lastra di ghiaccio e non appena acquisì un po' di confidenza lo lasciò andare e accelerò. Lui la seguì e finirono per rincorrersi esattamente con i ragazzini di prima finché la ragazza non inciampò. Theo provò ad afferrarla prima che cadesse, e lei si aggrappò alla manica trascinandolo con sé nella neve.
Si guardarono in silenzio negli occhi per qualche secondo e le loro labbra si incontrarono in un casto bacio.
"Kristina, io... Domani dovrò partire.", disse l'ufficiale non appena ebbe trovato il coraggio di parlare.
"Tornerete presto, tenente Theo?"
"Non lo so..."
"E dove andate?"
"Non lo so... Credo da qualche parte in Repubblica Ceca o in Ungheria."
"Capisco.", si tirò su a sedere guardando triste un mucchietto di neve. La sua partenza era un bene, per entrambi, ma l'idea di averlo lontano la distruggeva. "Tornerete?"
"Certo, anche se non so ancora quando."
Quando giunse la sera rientrarono in città. Si salutarono e prima di andarsene Dalila si alzò in punta di piedi e baciò di nuovo il suo ufficiale. Fu un lungo e tenero bacio, come l'addio di due amanti che sapevano non si sarebbero più rivisti.
Appena rientrata in casa e al riparo da sguardi indiscreti si tolse la parrucca e gli abiti. Prima di andare a dormire, però, si ricordò di una lettera arrivata qualche giorno prima che ancora non aveva aperto. Era indirizzata a Kristina Dietrich.
Cara cugina,
ho scritto, come hai chiesto, indirizzando la lettera alla tua amica, la signorina Dietrich.
Sono contenta di avere tue notizie e ti chiedo di venire qui da me il prima possibile. Sono contenta di sapere che tu stia bene e spero che la lettera arrivi prima delle vacanze natalizie. Qui sotto scriverò l'indirizzo completo della casa così che tu possa raggiungerci in qualunque momento. Ti consiglio di lasciare la Germania il prima possibile. Tutti sono preoccupati per la situazione là anche se, effettivamente, qui non si sta molto meglio.
Castello è un piccolo borgo e tutti si interessano degli affari degli altri. L'arrivo di una ragazza straniera, per di più austriaca non passerebbe inosservato. Ho consultato mio marito e abbiamo deciso che ti presenteremo come una sua lontana cugina tedesca. È la soluzione migliore per tutti.
Ti aspetto e prego perché non ti succeda nulla,
Marta.Marta era una lontana cugina da parte di padre. Viveva in Italia con il marito e i figli, ma Dalila l'aveva incontrata molte volte nel corso degli anni ed erano sempre andate d'accordo.
Quella lettera giungeva proprio nel momento migliore. Il suo tenente sarebbe partito per chissà dove e quando sarebbe tornato non l'avrebbe più trovata. Forse ne sarebbe stato triste o addirittura ferito, ma presto si sarebbe dimenticato di lei e tutto sarebbe finito per il meglio.
Sarebbe partita i primi giorni di gennaio, quando la città sarebbe tornata alla sua normale vita. Nessuno si sarebbe accorto di una ragazza dai lunghi capelli rossi che prendeva un treno per la lontana Italia.
Theo le sarebbe mancato, ma non poteva rimanere in quella città, così vicina ai suoi peggiori nemici. Doveva trovare un posto che sarebbe potuto essere la sua casa, dove non avrebbe dovuto nascondere a tutti le sue origini. Voleva tornare in Austria, ma la sua amata terra sembrava allontanarsi sempre di più.
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Memento mori
Historical FictionDalila Wolff ha sedici anni e vive in una piccola cittadina austriaca insieme alla sua famiglia, finché una mattina d'autunno del 1938 il villaggio viene distrutto. Salvatasi per miracolo e sola al mondo, viaggerà per l'Europa straziata dalla violen...