12 giugno 1940
Era il giorno della partenza del dottor Carlo.
Dalila era in piedi dall'alba. Non era riuscita a dormire a causa degli incubi. Aveva sognato di nuovo i suoi genitori, avvolti da una coltre di fumo che urlavano il suo nome e l'additavano, e sua sorella che la chiamava e invocava il suo aiuto con gli occhi verdi pieni di lacrime.
Non appena il sole aveva fatto capolino tra le colline, la ragazza si era alzata ed era scesa in cucina pensando a cosa potesse fare per tenersi impegnata. Passando accanto alla camera da letto di Marta e Carlo aveva sentito dei singhiozzi sommessi. Non era l'unica con il sonno agitato a quanto pareva.
In cucina aveva trovato della frutta fresca e aveva deciso di preparare un po' di marmellata. Quando ebbe finito, lasciò la pentola a raffreddarsi e infornò il pane.
Risalì al piano superiore e si diresse verso la camera dei bambini. Rita era ancora addormentata, mentre il fratello minore Samuele era seduto sul letto e guadava un punto indefinito sulla parete. Dalila entrò in punta di piedi, prese dei vestiti puliti e portò fuori il bambino tenendolo per mano.
"Zietta...", cominciò egli. "Sta succedendo qualcosa di brutto, vero?"
"Sì, piccolo."
Entrarono nella camera di Dalila dove Samuele avrebbe potuto lavarsi e cambiarsi senza svegliare nessuno.
"Voglio vedere la mamma."
"La vedrai dopo. Non è il caso di disturbarla adesso, sarà molto stanca."
"È vero che papà parte?"
"Sì. Quando se ne sarà andato tutti noi dovremo essere forti e sostenerci a vicenda."
"Ma noi siamo forti, cugina?"
"Certo. Tua madre è molto forte, e anche tu lo sei. Solo che non hai ancora avuto l'occasione di dimostrarlo."
"Perché sono piccolo?"
"Perché il tuoi genitori lo erano per tutti. Devi essere orgoglioso di loro."
"E i tuoi?"
"I miei genitori? Erano forti anche loro, ma a volte non basta. Ci vuole anche un po' di fortuna."
"E noi siamo fortunati?"
"Finora lo siamo stati. Guardati intorno, Sam. Hai una casa bellissima: chi altri in paese ha una casa tanto grande? Tuo padre è un medico e salva la vita alle persone, mentre tua madre ha il cuore più grande che io conosca. Tua sorella è giovane, ma si sa arrangiare."
"E io cosa so fare?"
"Non lo so."
"Ma anche io voglio fare qualcosa!"
"Tu dovrai darci speranza quando ci saremo arrese. Dovrai consolarci quando non sapremo più come fare e dirci che, nonostante tutto, siamo una famiglia. Sarai il nostro asso nella manica e l'uomo di casa."
"Quindi sarò speciale? Mi piace!"
"Ho appena fatto la marmellata con le amarene, proprio come piace a te. Ti va di aiutarmi a metterla nei vasetti?"
La pendola del salotto suonò le dieci in punto. Una valigia pesante era posata accanto alle scale e per una volta non era quella di Dalila.
Aveva deciso che sarebbe rimasta in quella casa finché il suo aiuto fosse stato necessario. Non avrebbe abbandonato la cugina dopo che per due anni si era presa cura di lei.
Il dottore e la moglie scesero le scale insieme, il volto di lei gonfio per le lacrime, quello di lui scuro con le labbra contratte. Un soldato prese la valigia e la caricò sulla macchina che stava aspettando davanti al portone.
Il dottore lasciò la mano della moglie e si avvicinò alla domestica.
"Signora, ci aspettano tempi duri e non so fino a che punto saremo in grado di pagarvi. Abbiamo ordinato alla banca di tenere sempre disponibile una somma pari alla vostra liquidazione. In questo momento non posso promettere nulla, e non appena la situazione si farà complicata sarete libera di andarvene."
"Non preoccupatevi per i soldi, signor dottore. Finché avrò un tetto sopra la testa e un pasto caldo rimarrò con la vostra famiglia."
"Ve ne sono molto grato."
Spostò il suo sguardo su Dalila.
"Ragazza, sei diventata una donna in questi due anni. Sei perfettamente in grado di prenderti cura di te stessa, lo sei sempre stata, ma adesso ti chiedo di occuparti di loro."
"Dottore, ve lo devo."
"Se anche tu vorrai andartene non ti biasimerò."
"Non sono un'ingrata e non vi abbandonerò di certo adesso. Avete la mia parola: proteggerò la vostra famiglia, fosse l'ultima cosa che faccio."
"Spero non si giunga mai a tanto. Sappi che ormai fai parte della famiglia, e come tale avrai sempre un posto tra di noi."
Le accarezzò i capelli e si avviò verso la porta dove lo aspettavano i figli. Abbracciò Rita che aveva il volto rigato dalle lacrime. Si inginocchiò davanti a Sam e gli disse qualche parola prima di posargli un bacio sulla testolina bionda. Dopo essersi rialzato prese la mano della moglie e si avviarono verso la vettura.
"Promettimi che non ti arrenderai fino al mio ritorno, amore mio."
"Promettimi che tornerai."
Marito e moglie si diedero un ultimo bacio prima che lui salisse in macchina e il soldato alla guida partisse verso nord.
"Mamma, papà adesso è un coraggioso soldato?", chiese Sam quando Marta ebbe chiuso il portone.
"No. Tuo padre è un medico. Non uccide nessuno, lui salva le vite."
"Anche Dalila mi ha detto una cosa del genere..."
"Tua zia ha visto molte cose, piccolo. Ora andate a giocare, per favore."
La domestica si chiuse in cucina e Dalila portò i bambini in giardino, lasciando Marta sola e libera di piangere.
Si sedette sul divano e guardò i quadri appesi al muro con l'espressione vuota di chi ha perso qualcosa e sa che non la ritroverà mai più, mentre lacrime sempre più calde scivolavano sul suo viso.
"Dicono che sarà una guerra lampo. Tornerò presto, ma sono passato comunque a salutarvi.", disse Giorgio, seduto sull'erba sotto ad un albero nel giardino di casa Ferrari. Rita e Dalila erano accanto a lui, una a destra e l'altra a sinistra, con gli sguardi spenti. Era ingiusto che in una giornata tanto triste il cielo fosse così blu e il sole così splendente.
"Anche la Germania ha iniziato una guerra lampo, l'anno scorso.", lo contraddisse Dalila.
"Infatti sta per finire! Per questo il Duce ha deciso che anche noi dovremo sederci al tavolo della pace."
"Detta così sembra che facciano la guerra per poter poi chiamare pace la distruzione che sarà rimasta."
"Non importa, noi marceremo e vinceremo."
"Non esserne sicuro, Giorgio. E per favore, stai attento. Fai di tutto per sopravvivere."
"Va bene... Ora vado.", si alzò seguito dalle ragazze. Le abbracciò impacciato e si diresse verso il paese, mentre Sam continuava a giocare con le sue biglie colorate ignaro del fatto che quasi tutti in quella casa avessero ormai finito le lacrime.
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Memento mori
Historical FictionDalila Wolff ha sedici anni e vive in una piccola cittadina austriaca insieme alla sua famiglia, finché una mattina d'autunno del 1938 il villaggio viene distrutto. Salvatasi per miracolo e sola al mondo, viaggerà per l'Europa straziata dalla violen...