31 gennaio 1941
"Ho trovato una soluzione, Rita!"
"È tutto inutile, Mauro. Ti ho già detto che si è arresa, e se una come Dalila si arrende non c'è speranza."
"Ascoltami..."
"No, per favore. Non riuscirei a sopportarlo..."
"Rita, ascoltami!",la prese per le spalle e la scosse leggermente guardandola negli occhi.
"Sei... sei troppo vicino.", sussurrò. Il ragazzo arrossì leggermente lasciandola andare.
"Ho un lasciapassare."
"Cosa?", gli occhi di Rita si illuminarono.
"Hai sentito bene."
"Quindi è libera?"
"Quindi adesso andremo a liberarla."
"Ma come hai fatto ad ottenerlo?"
"Ho i miei mezzi...", sorrise misterioso. Rita lo abbracciò di slancio stringendolo forte. Il ragazzo rimase interdetto qualche secondo prima di appoggiare delicatamente le braccia intorno alle sue spalle e affondare il viso nei suoi capelli. Rimasero immobili per alcuni minuti, prima che Rita alzasse la testa per parlare.
"Andiamo?"
"Andiamo."
Uscirono dalla casa correndo, diretti verso il centro di Castello, tenendosi per mano.
"Theodolf, quale buon vento ti porta qui?", chiese sorpreso il ragazzo biondo spostando i piedi dalla scrivania.
"Quello gelido che infuria lì fuori, Niklaus."
"Non pensavo di vederti proprio qui...", sorrise alzandosi e andando ad abbracciare l'amico.
"Sono sbarcato una settimana fa. Come ti trovi?"
"Bene, bene... Mi trattano tutti come un cretino, ma sicuramente si sta meglio che al fronte...", rise.
"Beh, io ho girato molto e devo dire che un lavoro d'ufficio mi attrae in questo momento."
"Quando ripartirai?"
"Quando mi richiameranno..."
"Sarà anche un semplice lavoro d'ufficio, ma succede di tutto. Questa settimana abbiamo catturato una fuggitiva. È stata la scena più strana che abbia visto da quando sono qui..."
"Davvero? Io ne ho viste di scene strane... Sai che i giapponesi mangiano il pesce crudo? E non ogni tanto, quasi tutti i giorni! E le alghe... Sono contento di essere tornato in Europa, perché mi mancava la carne! Che fine ha fatto la prigioniera? È ancora qui?"
"L'abbiamo trasferita a Fossoli..."
"Lontano?"
"Non molto... Mi dispiace per lei: era una strana ragazza. Quando siamo andati a prenderla si è alzato un putiferio: tutti a piangere e urlare. L'unica calma era lei..."
"La guerra è fatta così, Niklaus..."
"Lo so, Theodolf, lo so..."
Mentre i due ragazzi erano intenti a parlare, entrarono nell'ufficio della prigione un giovane uomo e una ragazza poco più che adolescente. Lui era alto, la barba tagliata l'ultima volta molti giorni prima; aveva in mano un foglio e lo agitava parlando in italiano. La ragazza aveva il fiatone e si era aggrappata ad una delle sue maniche. Guardava spaventata i due ufficiali, con negli occhi uno spiraglio di speranza.
Entrarono nella prigione di corsa. Due soldati tedeschi stavano conversando tranquillamente: l'uomo biondo che aveva ammanettato Dalila e un altro, dai capelli scuri ma gli occhi chiari come ghiaccio. Mauro cominciò a parlare velocemente sventolando il lasciapassare.
"Was ist das?", chiese Niklaus indicando il foglio.
Mauro lo guardò cercando di capirlo.
"Dalila Wolff.", mormorò aspettando una reazione del soldato.
"Das Madchen mit roten Haaren?"
Rita inclinò la testa di lato cercando di capire cosa stessero farfugliando. Il soldato la notò e si illuminò.
"Guten Tag, Fraulein!", le si avvicinò e le baciò il dorso della mano. "Alles gut?"
"Ja... Danke... Meine Cousine...", balbettò lentamente.
"Sai il tedesco?", sussurrò Mauro. La ragazza scosse la testa.
"Dalila mi ha insegnato qualche parola."
"Sei fantastica!"
"Non prendermi in giro."
"Sie ist nicht hier."
"Nicht hier?"
"Ja, sie ist gestern mit dem Zuc nach Fossoli gefahrt."
"Fossoli?", lo interruppe Mauro.
"Ja, Fossoli. Ich denke dass..."
Non ascoltarono nemmeno la fine della frase, non l'avrebbero neppure capita. Mauro mise una mano sulla fronte, disperato. Rita lo guardò in silenzio, non riuscendo a capire il motivo di tale gesto.
"Perché?", chiese poi.
"È stata mandata a Fossoli. Non posso più fare nulla per lei."
"Fossoli è..."
"Sì."
Si sedettero su una panca e guardarono quel foglio che fino a pochi minuti prima aveva rinforzato la loro speranza.
Theodolf osservò tutta la scena in silenzio. Era riuscito a seguire tutto il dialogo, probabilmente meglio di tutti loro. Aveva notato la speranza dei due giovani, e poi la confusione. Infine, la rassegnazione aveva preso il posto di tutto il resto. Continuavano a bisbigliare, per darsi coraggio l'uno con l'altro, ma nessuno dei due trovava la forza di alzarsi e andarsene. Gli dispiaceva, sia per loro che per la ragazza, ma se era fuggitiva un motivo doveva pur esserci.
"Niklaus, io vado. Questa sera devo...", si bloccò a metà della frase e osservò una foto sulla scrivania. Il suo cuore mancò un battito.
Non la vedeva da più di due anni, ma avrebbe saputo riconoscerla ovunque. I capelli erano più lunghi, inspiegabilmente più lunghi, e lisci. Sembrava cresciuta, non invecchiata, cosa altrettanto strana. Eppure era sempre lei: gli occhi vivi, sorridenti in quel quadrato di carta lucida, con un velo che impediva di vedere la tristezza dietro ad essi; il naso, piccolo e leggermente all'insù, le labbra rosse e piccole, a forma di cuore, il collo sottile e le spalle esili... Era lei, ne era sicuro. Non poteva essere altrimenti...
"Niklaus, chi è questa ragazza? Dov'è? Devo trovarla, subito!"
"Theodolf, lei è..."
Lo guardò confuso...
"Dove si trova adesso? Cosa ci fa qui?"
"Come fai a conoscerla?"
"La ho incontrata a Berlino, anni fa..."
"Come fai a conoscere Dalila Wolff, ebrea austriaca in fuga da tre anni dalla Gestapo?"
"Io conosco Kristina, non questa Dalila...", mormorò confuso. Cosa stava succedendo?
"Mi dispiace, amico. Ormai non c'è più molto da fare."
Lo guardò perso, poi strappò il foglio dalle mani del ragazzo sulla panca, che si alzò contrariato, e lo lesse. Era in tedesco, per fortuna. Era un lasciapassare speciale per una certa Dalila Wolff, giudicata innocente dall'alto tribunale fascista di una di quelle città padane la cui iniziale era la stessa del fiume dal nome corto quanto strano. La ragazza era dichiarata come al servizio del regime, e accanto vi era una dichiarazione giurata dell'anagrafe che ne chiariva le origini e la purezza di razza.
"Come arrivo a Fossoli?", chiese ad un confuso Niklaus.
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Memento mori
Historical FictionDalila Wolff ha sedici anni e vive in una piccola cittadina austriaca insieme alla sua famiglia, finché una mattina d'autunno del 1938 il villaggio viene distrutto. Salvatasi per miracolo e sola al mondo, viaggerà per l'Europa straziata dalla violen...