Capitolo 10

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«Guarda là» sussurrò in tono eccitato Louis, poggiando una mano sulla gamba di Harry e indicando fuori dal finestrino con l'altra.

Harry si sforzò di fingere di non essere quasi morto dentro per quel tocco inaspettato così intimo e si voltò a sua volta verso la strada, notando un grande arcobaleno che spariva tra gli alberi.

Poteva essere più adorabile di così? L'arcobaleno di sicuro era meraviglioso, ma non era paragonabile allo sguardo luminoso che aveva Louis quando si esaltava per qualcosa di così semplice e innocente.

Si rese conto di aver spostato gli occhi su di lui solo quando Louis, con una risatina, gli prese il viso tra le dita per farlo voltare di nuovo verso il panorama - l'altro panorama - dicendogli «Da quella parte»

«Beh, sì... anche quello non è male» commentò Harry.

«Anche?»

Le guance di Harry si tinsero di rosa, perché non avrebbe dovuto dirlo ad alta voce. Non sapeva perché continuava a imbarazzarsi in quel modo quando si esponeva con Louis, non era mai stato così timido con i ragazzi e soprattutto gli aveva già detto di peggio. Lo aveva letteralmente implorato di baciarlo e lo aveva invitato a casa sua, eppure sentiva sempre le farfalle nello stomaco quando si lasciava sfuggire quanto gli piacesse Louis.

«Zitto» sbuffò Harry alzando gli occhi al cielo con un sorriso imbarazzato, ma comunque non riuscì a resistere alla tentazione di far scivolare la sua mano fino a raggiungere quella che Louis teneva ancora sulla sua gamba, intrecciando il mignolo al suo.

Louis guardò le loro mani per un istante, poi tornò a poggiare la spalle contro lo schienale del sedile e nascose il sorriso dietro il polsino della sua felpa. Dio, quanto voleva baciarlo.

Harry non riusciva a credere alla sua stessa sfortuna.

Dal momento in cui Louis gli aveva chiesto di uscire non solo non avevano avuto modo di avere il loro appuntamento, ma non erano riusciti ad avere neanche un minimo istante di privacy. Neanche un bacio rubato. Niente. Da quel martedì sera.

Erano passati quasi tre giorni e Harry, mentre era seduto sul pulmino accanto a Louis, si sentiva sempre più frustrato. Era più facile accettare che non succedesse niente tra di loro prima che avessero parlato apertamente della loro situazione, ma sapere che entrambi volessero la stessa cosa e comunque non riuscire a fare un passo avanti era davvero  mentalmente insostenibile per Harry.

Non poteva neanche incolpare qualcuno, era semplicemente destino.

Harry aveva sperato che quel "prima possibile" potesse essere l'indomani della festa, ma Louis quel mercoledì aveva già un impegno con sua sorella Lottie quindi avevano optato per il giovedì. Harry aveva passato più di un'ora a mettere in ordine casa sua, perché non sembrava mai essere presentabile a sufficienza per fare una prima buona impressione su Louis nel caso in cui alla fine della serata fosse salito. Aveva sistemato ossessivamente lo stesso cuscino del divano fino a quando era stato sul punto di liberarsene, per disperazione, e poi era arrivato il messaggio di Louis in cui gli diceva che probabilmente quella sera avrebbe fatto un po' più tardi del previsto dopo l'allenamento perché Haynes gli aveva chiesto di trattenersi per guardare insieme gli ultimi dettagli in vista della finale.

Avrebbe dovuto immaginare fin dall'inizio come sarebbe finita, ma Harry aveva voluto sperare lo stesso di sbagliarsi e si era preparato per quell'appuntamento. Sapeva che tra lui e la pallavolo Louis avrebbe scelto sempre la pallavolo e per certi versi lo capiva, ma ci era rimasto comunque un po' male quando Louis lo aveva chiamato per dirgli che con Haynes sarebbe andata per le lunghe. Harry aveva fatto un ultimo disperato tentativo proponendogli di ordinare due pizze e aspettarlo a casa, così avrebbero potuto passare la serata insieme in tutta tranquillità e senza problemi di orario, ma naturalmente Louis aveva detto di no, probabilmente perché non era un programma abbastanza speciale e sarebbe crollato il mondo se lui per una volta fosse uscito dai suoi schemi mentali.

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