Capitolo 11

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Quando sentì la suoneria del telefono, Harry imprecò sottovoce mentre correva in cucina per rispondere. Controllò l'orario prima di premere il tasto verde, accorgendosi di quanto fosse in ritardo.

«Pronto?»

«Sono qua sotto» disse Louis, «Sei pronto o è troppo presto?»

«Ci sono quasi» mentì spudoratamente, «Uhm, sali cinque minuti?»

Louis esitò solo un istante prima di parlare, «Okay, parcheggio e arrivo»

«Secondo piano»

Harry scappò di nuovo in camera sua, lanciando il telefono sul letto e gettando dentro l'armadio la metà dei vestiti che aveva tirato fuori per decidere cosa indossare.

Quella sera finalmente avrebbero avuto il loro primo vero appuntamento e Harry non stava più nella pelle dall'emozione, ma al tempo stesso era anche stupidamente nervoso per motivi che neanche lui capiva. Per non destare sospetti, Harry era andato via subito dopo l'allenamento dicendo che avrebbe fatto la doccia a casa, mentre Louis era rimasto in palestra a prepararsi.

Corse all'ingresso per premere il pulsante laterale del citofono e aprire il portone del suo palazzo, poi tornò in camera per indossare al volo i pantaloni bianchi che aveva scelto. Guardò per qualche istante di troppo la serie di abbinamenti su cui era ancora indeciso e quando Louis suonò il campanello Harry aveva una camicia nera in una mano e una con delle stampe floreali nell'altra. Le poggiò entrambe sul letto insieme alle altre, dirigendosi a passo svelto verso la porta.

Il modo in cui l'espressione di Louis cambiò nel preciso istante in cui lo vide, passando da un adorabile sorriso a uno sguardo con cui sembrava poterlo divorare con gli occhi, gli fece venire la pelle d'oca.

«Ciao» sorrise Harry, portando nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Louis lo squadrò dalla testa ai piedi un'ultima volta, prima che il suo sguardo si posasse di nuovo sul volto di Harry e quel dolce sorriso riapparisse sul suo viso.

«Ciao» rispose quasi con tono incerto porgendogli una rosa rossa e, appena Harry la afferrò con dita tremanti, Louis fece un passo avanti alzandosi leggermente sulle punte per dargli un bacio sulla guancia.

Harry sentì il viso avvampare, ma soprattutto non riusciva a distogliere lo sguardo dal fiore. «Non dovevi» sussurrò accarezzandone i petali vellutati.

Louis aggrottò le sopracciglia come se le sue parole non avessero senso. «Certo che sì» ridacchiò nascondendo le mani in tasca, «Dovrei portartene una al giorno solo per vederti sorridere così ma - onestamente? - mi sento un po' in colpa per loro perchè, comunque, saresti sempre tu la rosa più bella»

«Smettila» ridacchiò Harry spingendolo scherzosamente e delicatamente per la spalla, ma non riuscì lo stesso a non arrossire. «Non prendermi in giro solo perchè mi piacciono i fiori»

«Nessuna presa in giro», scrollò le spalle abbassando lo sguardo per un istante, «Ma sei ancora più bello quando sorridi così»

Harry non sapeva come gestire quel suo essere così tremendamente diretto, perché in genere i ragazzi gli facevano complimenti per cercare di fare colpo su di lui o comunque con un chiaro secondo fine, mentre il modo in cui lo guardava Louis e il suo tono di voce trasmettevano solo sincerità e dolcezza. Arricciò il naso, cercando di nascondere l'imbarazzo, e chiuse la porta di casa.

«Smettila» ripetè nuovamente quasi in un sussurro per poi schiarirsi la voce in un chiaro tentativo di cambiare argomento. «Ho bisogno solo di dieci minuti, scusa se ti ho fatto salire ma non mi andava di farti aspettare in macchina»

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