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Sonia era la più giovane del gruppo, nemmeno ventisette anni, vice ispettore da meno di sei mesi. Una laurea in giurisprudenza cui mancavano tre esami e la tesi, nata nella provincia di Milano da una famiglia col cognome romano, dopo i diciotto mesi della scuola di polizia si era ritrovata a prestare servizio in quel paese vicino Roma senza nemmeno accorgersene.

Si era lasciata alle spalle la famiglia, che tremava a saperla in uniforme a dare la caccia a nomadi e rapinatori, e un fidanzato troppo noioso. Sonia ancora non sapeva cosa avrebbe fatto da grande, né se la sua esperienza al servizio dello stato sarebbe stata solo temporanea. Ma si sentiva più libera e responsabile, finalmente era solo Sonia, né figlia né fidanzata. E le piaceva.

La maggior parte delle volte faceva coppia con Ugo De Santis, quarantatré anni, moglie insegnante e due figli. Originario del paese l'aveva aiutata a trovarsi una sistemazione e le aveva presentato un po' di persone che, a suo dire, le sarebbero state sicuramente utili durante la sua permanenza in paese. La cassiera della banca, il direttore del supermercato, un paio di ristoranti decenti e non sputtanati dalle gite domenicali dei romani in cerca di fresco d'estate. Ugo era un bravo cristo, anche se non era abituato ad andare in giro con una ragazza. Che oltre a tutto era anche più alta in grado.

Ogni tanto Sonia sentiva i suoi occhi incollati addosso e non le faceva piacere. Uno dei primi giorni di servizio insieme, mentre stavano tornando in commissariato, con alle spalle una giornata passata a convincere un disperato a scendere dal tetto di un supermercato, Sonia aveva deciso di essere subito chiara con lui.

“Ugo, hai presente la pistola d'ordinanza? Beretta modello 92, calibro 9, bifilare 15 colpi, peso 950 grammi?”.

“Sonia, le lezioni di teoria le ho fatte vent'anni fa... che ti serve?”.

“Volevo solo dirti che se ti fissi a guardarmi ancora come hai fatto ieri al bar, prendo la pistola, levo la sicura, poi te la infilo tutta su per il culo e decido se premere il grilletto. Magari ti piace anche”.

Per la sorpresa Ugo De Santis fece sbandare leggermente la macchina. Non sapeva se ridere della enorme stupidaggine detta da Sonia o se arrabbiarsi per la mancanza di rispetto che, secondo il suo punto di vista, Sonia gli avrebbe dovuto in quanto più anziano.

Mentre stava decidendo cosa rispondergli Sonia aggiunse:

“Ovviamente potrebbe farti bene per le emorroidi”.

“Sonia, parli come uno scaricatore di porto!” la rimproverò il collega. 

“E a te cosa te ne frega? Mi devo sentire che mi copri il culo mentre siamo in giro, non che me lo guardi!”.

“D'accordo, capito, non farla troppo lunga” ammise Ugo.

Da quel giorno non avevano più parlato della questione. Sonia lo stava a sentire e Ugo provava a considerarla come un collega uomo. Ma non sempre ci riusciva. Sonia d'altra parte non passava inosservata. Era di una bellezza sportiva, allenata da diversi chilometri di corsa ogni settimana. Un corpo nervoso ma femminile, colori mediterranei e un sorriso accogliente avevano immediatamente attirato l'attenzione di diversi colleghi, single e non. La sua presenza contrastava però con le abitudini poco femminili. Pochissimo trucco, fuori servizio sempre con scarpe da ginnastica e felpe più adatte a nascondere che a scoprire ciò di cui la madre la aveva dotata.

Aveva una naturale predisposizione per fare amicizia con chiunque, quel senso di fiducia negli altri che le permetteva di vedere sempre il lato positivo delle persone. Le piccole delusioni le avevano insegnato a non essere troppo disponibile, ma non avevano ancora cambiato la sua natura.

Sonia e le veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora