cinque

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"Signori, io non so come ringraziarvi, mi siete stati davvero utili. Ora vorrei però dire due parole ai ragazzi e provare a sentirne un paio, se ne hanno voglia" disse Sonia. 

"Crede che Fabrizio..." iniziò la professoressa Silvani. 

"Non credo nulla professoressa" la interruppe Sonia. "Le cose che mi avete raccontato possono avere moltissime spiegazioni. Vedremo. Per ora vi chiedo però il massimo riserbo sulla questione". Dicendo riserbo si sentì a metà tra Derrick e Topolino. Non si sentiva credibile pronunciando frasi scontate dal vago sapore ufficiale. L'età e la poca esperienza la facevano sentire del tutto inadeguata. 

La dirigente, scortata dai tre professori, la condusse nei corridoi della scuola fino all'aula dove i compagni di Stefania avrebbero dovuto fare lezione. Arrivarono in silenzio e bastò uno sguardo della dirigente per far calare il silenzio. Nonostante Sonia non fosse in uniforme, era chiaro a tutti che era un poliziotto. 

"Ragazzi, vi presento il vice ispettore Sonia Proietti, lavora qui in paese e si sta occupando di raccogliere informazioni su Stefania. Sappiamo che è difficile ma è necessario che rispondiate ad alcune domande. Non è un interrogatorio, quanto direte serve solo a far conoscere meglio Stefania all'ispettore in maniera che si formi una sua idea il più vicino possibile a come è... come era, Stefania". 

La dottoressa Camilli concluse con la voce palesemente rotta dall'emozione e a qualcuno dei ragazzi uscì qualche lacrima. Alcune delle ragazze avevano il viso solcato da righe nere, rimmel sciolto dalle lacrime che non smettevano di uscire dal giorno prima. Sonia non sapeva bene cosa dire, non si era preparata un discorso né delle domande dirette. Avrebbe voluto che li accanto ci fosse un collega più esperto per gestire meglio la situazione, per farla sentire meno inadeguata. Maledisse mentalmente De Santis per averla mandata li da sola. Avrebbe addirittura apprezzato lo Stronzo, era certa che sarebbe stato perfetto. Si rese conto che tutti aspettavano che lei parlasse da diversi secondi e si risvegliò da questa indecisione appoggiandosi alla cattedra con le gambe. Li guardò tutti e disse la cosa più banale che le venne in mente. 

"Non so cosa dire. Se non che chiunque sia stato lo prenderemo. Non servirà a restituirvi la vostra amica. Ma è l'unica cosa che possiamo fare. Oltre a piangere. Mi serve il vostro aiuto. Per capire cosa è successo devo conoscere Stefania così come la conoscete voi. Aiutatemi. Sarò in un'aula qua vicino, chi di voi avesse voglia di fare quattro chiacchiere mi troverà li. Non vi sentite obbligati, ma credetemi quando vi dico che è davvero importante". 

Detto questo, si staccò dalla cattedra e si diresse verso la porta. Incrociò lo sguardo della dirigente che con un cenno le fece intendere che ci avrebbe pensato lei a darle una mano. Le due ore seguenti furono riempite dai compagni di classe di Stefania che si alternarono nel descriverle abitudini e amicizie, pregi e difetti della ragazza scomparsa. Ne usciva un quadro edificante. Una ragazza modello di una famiglia modello, con un ragazzo modello. Nessun vizio serio, nessuna amicizia pericolosa. Un po' di volontariato, qualche concerto, i progetti per l'anno successivo nel quale si sarebbe iscritta alla facoltà di scienze politiche. Nessun grillo per la testa. All'apparenza nessun segreto. 

Più di tutti parlò con Anna, la sua migliore amica. Assistita da altre compagne di classe che la sostenevano, descrisse la loro amicizia con parole calde. Le lacrime non smettevano di uscire. Era disperata. Sonia le chiese dei rapporti di Stefania con la famiglia, gli amici, dei rapporti con Fabrizio, se aveva altri ragazzi, qualche ex fidanzato. Le chiese se avesse qualche segreto. Anna era stata a casa di Stefania nel pomeriggio del sabato. Avevano passato un paio d'ore insieme, poi Stefania le aveva detto che stava aspettando Fabrizio. 

Ci avevano scherzato su, non era raro che Stefania e Fabrizio avessero possibilità di avere una casa e un letto dove stare, visto che i genitori di Stefania passavano spesso il fine settimana nella loro casetta al mare. Ed era anche naturale che i due ragazzi approfittassero di questa libertà. 

"E il giorno dopo? Non l'hai cercata?". 

"L'ho chiamata un paio di volte e le ho mandato qualche messaggio. Ma quando avevano casa libera passavano tutto il giorno a... insomma... mi ha capito... era normale, sapevo che poi il giorno dopo a scuola mi avrebbe raccontato...". 

Dei corsi di criminologia le erano rimaste impresse le parole del docente. I casi sono, al novantotto per cento, semplici. La verità è immediata. Si capisce subito chi è il colpevole e la lotta è trovare le prove per inchiodarlo alle responsabilità. La verità è una. Ed è sempre vicina. L'unica cosa che scrisse nei suoi appunti fu di cercare il diario di Stefania. Anna le aveva detto, infatti,  che la sua amica teneva, come molte coetanee, un diario. Lo stava scrivendo mentre Anna se ne andava, chissà quali erano le ultime parole scritte. Stefania era gelosissima del suo diario tanto che nemmeno ad Anna lo aveva mai fatto leggere. Probabilmente c'erano solo i sogni di una diciottenne su un futuro che una lama aveva spezzato. Ma valeva la pena dargli un'occhiata.

Sonia e le veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora