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La villetta di destra era abitata invece da una coppia di mezza età, i coniugi Moretti. Fecero entrare i due poliziotti in soggiorno con grande cortesia. Sonia accettò con piacere il caffè che la signora Moretti volle preparare. Cambiò idea mentre lo beveva, evidentemente il caffè non era la specialità della casa. 

Alla domanda se avevano notato qualcosa che potesse valere la pena di riferire i due si guardarono con uno sguardo complice e annuirono vistosamente. 

"lo dicevamo noi che sarebbe finita male" catechizzò la signora Moretti. "Una ragazza così giovane con una passione così sfrenata per... forse se avesse avuto qualche anno in più... ma già da diversi anni..." 

"Signora le dispiace essere un po' più chiara? Così non ci aiuta!" le chiese Sonia. 

"Mi scusi ma sono un po' in imbarazzo, di solito non parlo di queste cose... e nemmeno le penso per la verità, non credo sia da persona per bene e quindi lei mi capirà se..." la signora Moretti era visibilmente in difficoltà e guardando Sonia si agitava vistosamente sulla poltrona. 

"La prego, si calmi, e non si preoccupi. Le informazioni che vuole darci sono al momento strettamente confidenziali e non so nemmeno se potranno essere utili alle indagini quindi si calmi e mi dica, la ascolto" provò a calmarla Sonia. 

"Vede signora... signorina... come la devo chiamare?". 

"Mi chiami Sonia, la prego" le concesse Sonia, provando a vedere se un minore distacco poteva portare ad un miglior risultato. 

"Vede Sonia, noi abitiamo qui da quasi venti anni e conosciamo un po' tutti quelli che abitano qua. E' un piccolo condominio e le cose non passano inosservate. La povera Stefania la conoscevamo bene, l'abbiamo vista crescere, pensi che mi ricordo quando fece i suoi primi giri sui pattini a rotelle... noi siamo senza figli e ci eravamo affezionati. Almeno fino a quando non si è fatta una signorina prima e una ragazza poi... Era cambiata. Prima era così tenera, gentile, mi salutava con quella manina..." 

"Venga al punto signora, la prego".
"Vede, da qualche anno la ragazza... ecco... insomma... riceveva in casa il suo fidanzato... quando i suoi genitori erano assenti... in maniera... rumorosa. Fummo costretti a dirle di abbassare il... volume... era diventata lo scherno di tutto il condominio" mentre parlava alla signora Moretti si erano velocizzati i movimenti degli occhi, cambiava posizione di seduta ogni pochi secondi.

Sembrava quasi che le cose che stava raccontando uscissero fuori da una riserva antica di malumore, contenuto a malapena dal timore, ma anche dalla gioia, di fare rivelazioni importanti per le indagini. 

"Pensi che la prima volta ne fummo svegliati, era un sabato pomeriggio, stavamo riposando dopo pranzo. Sulle prime pensammo che fossero i genitori, mai avremmo potuto pensare che si trattasse di Stefania. La cosa si ripeté poi per diverse settimane, sempre di sabato. Parlando di altro con la mamma di Stefania in quel periodo ero molto imbarazzata, pensavo fosse lei l'artefice di tanto... rumore. Quando mi disse che era diverse settimane che andavano al mare per il fine settimana, che si erano comprati una casetta a San Felice... capii" concluse soddisfatta la Moretti. 

"Mi scusi ma non vedo il nesso tra quanto mi racconta e..." fece per chiedere Sonia ma la Moretti fulminea riprese a parlare, un torrente in piena. 

"Aspetti, mi lasci finire. E poi... secondo lei, una ragazzina di quindici anni o poco più che fa i numeri in casa non appena i genitori voltano le spalle non è un particolare inquietante? Comunque fosse tutto qui... Non potevamo più tollerare la situazione. Quando s'incontrava col ragazzo eravamo come invasi dalle urla. E non si contentavano di qualche minuto ma stavano li l'intero pomeriggio, a volte, se era domenica, anche tutto il giorno. Riposavano qualche minuto e ricominciavano". La Moretti era indemoniata, come presa da un furore represso a lungo. 

Sonia si chiese se in tutto questo livore non ci fosse della sana invidia. 

"Finalmente, dopo qualche mese di questa storia, ebbi la fortuna di incontrarla da sola e le dissi che eravamo sorpresi che la bambina che conoscevamo si fosse trasformata in una donna così velocemente. Non volevo metterla troppo in imbarazzo ma nemmeno potevo far continuare quella situazione. In fondo non ce l'avevo su con lei quanto con i genitori che, evidentemente, non sapevano controllare una ragazza adolescente. Ma lei mi prese in giro. Mi chiese se i loro incontri ci davano fastidio, se erano –invadenti – questa era la parola che usò". 

"Io le risposi che non era questione d'invadenza ma di fastidio bello e buono. Quando si incontravano– le dissi – la sentivano tutti, non era una bella cosa. Lei mi assicurò che non l'avremmo più sentiti. E così fu in effetti. Cominciarono a mettere la musica ad alto volume. E che musica poi! Roba da uscire matti!". 

"Continuo a non capire signora. Lei ritiene che l'appetito sessuale della ragazza possa in qualche essere in relazione con la sua morte?" chiese Sonia. 

"Ma cara ragazza, certamente si!" esclamò sorpresa la Moretti "ora capirà. Ha fatto caso che nel giardino della villa di fronte, dall'altra parte del vialetto condominiale c'è un cane?"

Così dicendo la Moretti, aiutata dal marito, aveva aperto la porta di casa che dava sul piccolo giardino di proprietà e sul confinante vialetto. Indicava il giardino dall'altra parte. In effetti c'era un cane di piccola taglia, di razza non meglio identificata, che abbaiò rumorosamente verso di loro. 

"Continui signora, ma la prego, venga al dunque, dobbiamo sentire un sacco di persone". 

"Vede Sonia, quel cane è odioso. Abbiamo fatto scrivere all'amministratore di condominio, ho fatto personalmente diversi esposti alla polizia municipale ma... senza effetto. A chi vuole che importi di due poveri vecchi che stanno sempre in casa e che devono sorbirsi i cani, i rumori, la musica, le urla! A nessuno, dico a nessuno...". 

"Signora!" Alzò la voce Sonia esasperata "non perda di vista ciò che vuole dirmi la prego! Altrimenti per farmi raccontare tutto dovrò convocarla in questura e il mio capo non è così paziente come me!". 

La minaccia ebbe un qualche effetto. La signora Moretti sembrò calmare la sua ira moralizzatrice per qualche secondo e proseguì. 

"Insomma, il cane abbaia tutte le volte che qualcuno, conosciuto o meno, percorre il vialetto. Abbaia dal cancello dove ci sono i citofoni fino a quando non si entra in casa. E da come ha sentito poco fa, anche rumorosamente. Se si vuole rimanere in giardino, bisogna sorbirsi almeno dieci minuti di cane che rompe. Poi smette. Ma se a quel punto lei entra in casa e poi riesce in giardino, ricomincia. Davvero insopportabile". 

"Dunque, mi sembra di capire, che è quasi impossibile entrare in casa senza essere seguiti da questo cagnetto e dai suoi latrati". 

"Esatto Sonia, vedo che ci sta arrivando" fece cadere dall'alto la signora Moretti, con evidente soddisfazione. 

"Lei mi sta dicendo che, volendo, con un po' di attenzione, si potrebbe controllare chi entra e chi esce dal condominio. Volendo, ovviamente" chiese ironica Sonia. 

"No Sonia, non si può saperlo con completezza di tutti, bisognerebbe stare sempre a guardare di fuori appena il cane abbaia. Però si dà il caso che io sappia esattamente chi entrava e chi usciva di Sabato. Di tutti i sabati degli ultimi due anni."

Sonia e le veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora