Geto's pov
Non è successo niente. Sappiamo entrambi che non è così. Se non vuole parlarne, di certo non posso costringerlo.
Finita la lezione, sistemo le mie cose e mi avvio verso l'uscita.
"Geto! Gojo! Dove scappate?" urla il prof.
Guardo Satoru. Ha già alzato gli occhi al cielo.
"Voi siete in punizione!".
Ci sorridiamo a vicenda. In questi anni sarà successo almeno una volta al mese.
"Pulite tutta l'aula. Non voglio vedere un briciolo di polvere al mio ritorno!"
"Sissignore" gli diciamo in coro.
Shoko scoppia a ridere. "Questo è un record: due volte in un solo mese. Ed è appena cominciato!".
"È solo che non mi piacciono le cose semplici. Se posso complicarle, perché non farlo?" le risponde con un sorriso beffardo.
Eccolo qui il Satoru di sempre.
Shoko scuote la testa sorridendo ed esce dall'aula. Un momento dopo ad essere rimasti siamo solo io, Satoru e questo sudicio posto da far risplendere. Mi volto e vedo Satoru steso su due sedie. Rido di istinto.
Si gira verso di me. "Cosa c'è?" chiede sbalordito, come se non ci avessero appena ordinato di pulire l'aula in cui lui sta tranquillamente riposando.
"Niente, niente" dico sorridendo. "Sei proprio immune agli ordini tu". Mi avvicino alla sedia su cui poggia la testa. "Fammi spazio". Alza la testa, mi siedo e la riappoggia sulle mie gambe. Restiamo in silenzio.
È così che ci siamo conosciuti. Uno dei primi giorni Satoru fece tardi a lezione, il prof. decise che dovevo essere io a cercarlo. Bussai alla sua porta per troppo tempo. Non voleva saperne di svegliarsi. Quando persi le speranze, eccolo lì che aprì la porta, con il viso assonnato.
"Sono Suguru, Suguru Geto. Il prof. mi ha chiesto di cercarti, è appena iniziata la lezione" esordii. Ci eravamo già visti a lezione, ma non avevamo ancora avuto modo di presentarci.
Mi scrutò con i suoi occhi cristallini. Non li avevo ancora visti, li aveva sempre coperti con una benda o con occhiali da sole. Non capivo perché coprire degli occhi meravigliosi come i suoi. Solamente più tardi scoprii che lo faceva a causa del suo potere.
Mi sorrise. "Satoru Gojo, piacere" e mi porse la mano. Gli porsi la mia per stringerla, ma mi accorsi che non riuscivo a farlo. Avrò fatto un'espressione carica di stupore, perché scoppiò a ridere e non riuscii a farlo smettere in nessun modo.
"Ci sei cascato!" urlò ridendo.
Io, incredulo, non riuscivo a comprendere. Cosa era successo? Restai in silenzio, sorridendo. Aveva una risata veramente contagiosa.
Dopo essersi ripreso, confessò. "È la tecnica del Minimo Infinito. Posso creare una distanza infinita tra me e il mio avversario, rendendogli praticamente impossibile avvicinarsi a me".
Restai sbalordito. Era sorprendente. "Vorrà dire che la prossima volta starò attento, non pensare mica che possa cascarci di nuovo". Dopo una breve pausa, aggiunsi "Adesso preparati. Se ci fai mettere in punizione, giuro che potrei venire a svegliarti tutte le mattine. E sarò molto più insistente di oggi!".
"Stai attento allora. Potrei fare tardi di proposito". Mi sorrise.
Che matto pensai. Ovviamente ci beccammo la punizione. Da quella volta ho iniziato a svegliare Satoru ogni giorno. È stato così che ci siamo avvicinati sempre più e siamo diventati migliori amici.
"A cosa pensi?". Mi riporta al presente. Mi accorgo di star sorridendo e di aver iniziato inconsciamente, immerso nei pensieri, a giocare con i suoi capelli, girando le mie dita attorno alle sue ciocche. Mi fermo di colpo.
"Niente in particolare" mento.
"Non smettere, ti prego". Cosa sta dicendo? Poi capisco. Si riferisce ai capelli.
Mi schiarisco la voce. "Dovremmo sistemare l'aula, se il prof. arriva ed è ancora in queste condizioni non credo che ce la farà passare liscia".
"Suguruuuu. Abbiamo ancora un po' di tempo. Godiamoci questa tranquillità".
"Tranquillità? Non scherzare, Satoru Gojo e tranquillità non possono coesistere".
"Dico solo che potremmo stare qualche altro minuto così". Chiude gli occhi sorridendo leggermente. "Non sembrava affatto non stessi pensando a niente comunque, sorridevi da solo. Pensavi al nostro bacio?". Smettila, ti prego.
Non ha intenzione di parlarne, però si comporta così. Prima dice che non è successo nulla, poi inizia a stuzzicarmi, poi questo. Scusami Satoru, ma io non riesco a far finta di niente.
"Satoru" inizio. Resta con gli occhi chiusi. "Non voglio che ti faccia strane idee su ciò che è successo ieri sera". Resta in silenzio. "Non so cosa mi sia preso. Credo volessi semplicemente farti stare meglio. Ho reagito di istinto, non era mia intenzion-".
"Suguru". Mi balza il cuore dal petto. Perchè sto reagendo così? Ho paura di cosa possa dirmi. "Mi basta stare accanto a te per stare meglio. Non ce n'era bisogno, ma in ogni caso, non è successo niente, davvero. Non rimuginarci troppo su". Magari se non me lo ricordi ogni volta che ne hai l'occasione. Però sembra sincero.
Mi basta stare accanto a te per stare meglio. Non so come faccia a dirlo senza essere in imbarazzo. Resto in silenzio.
Apre gli occhi, forse per controllare se stia ancora ascoltando. Mi dà un piccolo colpo con la mano sul petto. "Che c'è? Sei rimasto senza parole?". Poi si alza ed esclama "Mettiamoci a lavoro!".
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Love is the most twisted curse of them all | Satosugu
Fiksi PenggemarSatoru Gojo e Suguru Geto sono due stregoni che frequentano la Jujutsu High. Un giorno Suguru bacia Satoru per cercare di confortarlo in un momento difficile e tutto cambia. Pian piano i due capiranno di provare qualcosa che va ben oltre la semplice...