10. La partenza

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Gojo's pov

Sono con Geto al supermercato da almeno mezz'ora. Non siamo affatto portarti per mansioni di questo tipo. Stiamo da dieci minuti solo a cercare le candeline da mettere sulla torta.

Per fortuna stamattina sembra stare meglio rispetto a ieri sera. Mi si è stretto il cuore quando l'ho visto in corridoio che piangeva e si affrettava ad entrare nella sua stanza. Non riesco a sopportare che qualcosa lo faccia stare così tanto male.

Istintivamente mi sono precipitato vicino alla sua porta prima che potesse chiudersi completamente. Sono stato lì a guardarlo per qualche minuto. Non si era affatto accorto di me.

Appena l'ho sentito singhiozzare non ho più resistito. Non mi è importato di come le cose stessero tra noi, volevo solo fargli sapere che ero lì, che sarei sempre stato lì, ogni qualvolta ne avesse avuto bisogno. Mi sono steso sul letto e l'ho abbracciato più forte che potevo.

Stamattina ho capito il motivo di tanta disperazione: oggi deve partire per andare in missione. Suguru è la persona che soffre maggiormente a causa di queste spedizioni. Questo l'ho compreso tempo fa: non dimenticherò mai il giorno in cui mi confessò, con le lacrime agli occhi, come ci si sentiva ad assorbire una maledizione.

"Hai già controllato questo reparto?" chiede Suguru.

"Sì, quest'altro pure" dico indicando quello accanto. "Manca solo questo, ma non credo proprio possano essere qui, faremmo meglio a chiedere".

Da lontano vedo una ragazza che lavora qui e che conosco da tempo. L'ho conosciuta il periodo in cui venivo spesso qui a fare compere per l'istituto, quando Yaga sfornava per me una punizione al giorno. Mi allontano da Suguru per andare da lei.

"Midori!" la saluto.

"Satoru! Cosa c'è? Sei di nuovo in punizione?".

"Eh no, mi dispiace mia cara Midori, ma questa volta stai peccando pensando male di me".

"Non scherziamo, non si pecca mai a pensare male di Satoru Gojo". Ridiamo.

"Ti serve una mano a cercare qualcosa?" chiede.

"Esattamente! Sto cercando delle candeline di compleanno ma non riesco a trovarle da nessuna parte".

"Prosegui in questo reparto. Le troverai sicuramente verso il terzo o quarto scaffale sulla sinistra".

"Grazie Midori, sei sempre gentilissima" le dico sorridendo, poggiandole una mano sulla spalla. Mi sorride anche lei a poggia la sua mano sulla mia.

"Ci vediamo, allora. Buon lavoro!".

"Grazie! Alla prossima Satoru" replica.

Mi avvicino di nuovo a Suguru. "Indovina in quale reparto si trova?" chiedo con fare ironico.

"Qualcosa mi dice che si tratta di uno di quelli controllati da me" dice con tono leggermente stizzato. Cosa gli prende ora?

"Centro!" esclamo, nascondendo il dispiacere.

Usciti dal supermercato, ci fermiamo in pasticceria per prendere la torta. Noto che sul bancone hanno i suoi cioccolatini preferiti, quelli che mangia ogni volta che deve scacciare in qualche modo il putrido sapore delle maledizioni. Gliene compro un po' senza farmi vedere: glieli darò quando ci saluteremo.

"Per quanti giorni sarai via?" chiedo sulla strada di ritorno.

"Tre giorni a partire da oggi".

"C'è qualcosa in particolare che vuoi fare quando tornerai?".

"Perchè me lo chiedi?".

"Non è buona educazione rispondere ad una domanda con una domanda" sbuffo. "Organizziamo qualcosa da fare appena tornerai, così avrai qualcosa di bello a cui pensare e che renderà meno pesante la missione".

"Non credo che funzionerà. In ogni caso, che ne dici di una serata cinema?".

"Andata! E vedrai, funzionerà. Te lo ricorderò ogni giorno con un conto alla rovescia". Ammicco.

"Non posso stare tranquillo nemmeno in missione" finge di infastidirsi.

Arriviamo all'istituto mezz'ora prima della sua partenza. Odio dovermi allontanare da lui per giorni interi e stavolta sarà ancora peggio, data la situazione in cui ci troviamo.

Non so se essere lontano da lui sia un beneficio o meno. Da un lato, standogli lontano, posso avere un po' di tempo per comprendere meglio me stesso e cos'è che mi manca quando lui non c'è. Dall'altro, stargli vicino rappresenta un modo per risolvere i miei dubbi, che in questi giorni senza lui senz'altro non faranno che crescere.

Suguru sale in camera a preparare le ultime cose. Nel frattempo io e Shoko, al piano inferiore, iniziamo a sistemare le cose sui tavoli.

"Allora? Com'è andata?" chiede Shoko.

"Eh? Cosa intendi?".

"Con Suguru! Com'è andata?".

"Non ne abbiamo parlato, non mi sembrava il caso di buttarlo ancora più giù. Per il resto siamo gli stessi di sempre, o almeno cerchiamo di esserlo. Lo sa bene anche lui, nonostante tutte le mie rassicurazioni, che qualcosa è inevitabilmente mutato". Dopo una breve pausa aggiungo "Forse è meglio continuare così, fingere che invece non sia cambiato nulla".

"Sei una causa persa" sorride e scuote il capo. "Io ho già un'idea di come andrà a finire questa situazione".

"Non esprimerla, grazie". So bene cosa prevede Shoko e, no, si sbaglia. Non può esserci nulla se non amicizia tra me e Suguru. L'amore è la maledizione più contorta di tutte: non posso far sì che questa rovini il nostro rapporto.

Qualche momento più tardi Suguru scende con le valigie, pronto per andarsene. Lo stringo in un forte abbraccio. "Vedi di tornare tutto intero, abbiamo un conto in sospeso" gli sussurro all'orecchio. Sento improvvisamente il mio cuore battere all'impazzata: mi allontano istintivamente, per paura che possa sentirlo anche lui.

"Spero proprio che il tuo cuore regga per tre giorni in queste condizioni" mi dice poggiando una mano sul mio petto. Cazzo. Divento paonazzo e non riesco a rispondere.

Per fortuna Suguru allontana la mano e va a salutare Shoko. Ci chiede di fare gli auguri a Nanami da parte sua e di dirgli che avrebbe tanto voluto esserci.

Suguru è uscito da qualche momento, quando metto le mani in tasca e mi accorgo di avere ancora i cioccolatini lì. Se corro riesco a raggiungerlo.

Mi precipito fuori dalla porta dell'istituto e lo vedo da lontano. "SUGURU!" urlo.

"SATORU? COSA C'È?" urla a sua volta.

Corro verso di lui con i cioccolatini in mano. "Questi... questi sono per te, i tuoi preferiti". Sa già il motivo per cui glieli ho presi, non c'è bisogno di spiegazioni.

"Cos'ho fatto per meritarti?" domanda inaspettatamente. Non è da lui.

Purtroppo non riesco a dargli una risposta perchè il prof. Yaga ci interrompe. "Suguru! Dobbiamo andare".

"Grazie, Satoru. Ci vediamo tra tre giorni!".

"Tra tre giorni al cinema!" gli dico allontanandomi.

Love is the most twisted curse of them all | SatosuguDove le storie prendono vita. Scoprilo ora