Parte senza titolo 4

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Nonna mi sprona a riprendere: "Dobbiamo finire per mezzogiorno!" dice; mi muovo per seguirla, ma un sassolino mi entra nella scarpa; comincio a zoppicare: sento dolore e mi siedo.

Slaccio la scarpa, la capovolgo, lasciando cadere il sassolino, e la rimetto subito; nonna, sento, ha già imprecato; non ho capito bene ciò che ha detto, però è servito lo stesso a farmi accelerare.

Continuiamo; io le riempio il contenitore di zolfo e lei con abili movimenti del braccio lo cosparge sulle foglie e sui grappoli: ancora acerbi; ogni filare è percorso prima da un lato, e poi, al contrario, dall'altro.

Abbiamo appena finito quando sentiamo, forte e chiaro, il rintocco di mezzogiorno della grande campana della chiesa matrice provenire dal paese.

Adesso sono più che certo: nonna non ha bisogno dell'orologio, non gli serve; per lei durante il giorno, a scandire il tempo c'è il sole.

Si fa il segno della croce e dal suo sguardo severo capisco che devo farlo anch'io, e lo faccio.

Riportiamo in casa gli attrezzi e lo zolfo rimasto; al pozzo lasciamo solo il secchio, vuoto e capovolto.

Il sentiero è in salita ma agevole, la cagna ci precede festosa, e abbaia ogni qual volta una gallina è sul nostro percorso, facendola allontanare: sembra che ci volesse sgomberare la strada.

Le galline razzolano sparpagliate nel prato, e con le loro zampe scavano rapidamente nel terreno e abbassano velocemente la testa; sono alla ricerca di semi o di vermi, e se qualcuna ne trova uno, magari abbastanza grande, qualcun'altra la insegue tentando di rubarglielo.

Altre svolazzano velocemente all'inseguimento di qualche insetto, sotto lo sguardo vigile del gallo.

Siamo quasi arrivati alla casa, quando a un certo punto sento il gallo che emette un verso stridulo e piuttosto forte, che per le galline risuona come un allarme.

Ha lo sguardo rivolto verso l'alto, adesso; lo seguo e vedo un falco che vola piuttosto basso, rasentando la cima degli alberi; è grande e piuttosto vicino: pronto a ghermire.

Nonna non da importanza al fatto e prosegue indifferente, entrando in casa.

A me invece tutto ciò desta interesse; mi è chiaro, che il rapace ha puntato quello che potrebbe essere il suo pranzo; mi fermo e grido, sbracciandomi, e dopo un po' il falco torna in alto e si allontana.

Tra le galline è tornata la calma, si sono tranquillizzate e riprendono a razzolare; il gallo rimane vigile ancora per un po', e poi, anche lui mette la testa giù e becca qualcosa.

Il maiale, all'ombra adesso, è sdraiato e sembra che dormi; russa, e ogni tanto muove leggermente la corta coda.

Alcune mosche gli ronzano sul muso, ancora sporco di crusca, ormai secca, ma sembra che non gli diano alcun fastidio.

Il secchio del pastone è ormai completamente vuoto, poco distante e rovesciato su un lato.

Nonna è in casa, e la sento armeggiare: sicuramente si starà dando da fare per preparare qualcosa da mangiare.

Faccio un giro nel boschetto di olmi; mi piacciono questi alberi, la loro ombra è fresca e i loro lunghi rami ondeggiano, sospinti da questo leggero venticello che non smette mai di soffiare.

Vado oltre e mi addentro nel campo di mais, dove le piante, adesso mi sembrano molto più alte, e le pannocchie, con il loro ciuffo biondo, più grosse di quelle che avevo visto in precedenza.

Mi viene voglia di staccarne una, ma nonna mi aveva già avvertito di non farlo, perché non sono ancora mature.

Alla fine rientro e vedo una tovaglia stesa per terra, all'ombra: è a quadri bianchi e strisce rosse; nonna ha in mano un tegame di alluminio, di quelli che servono per infornare, e mi dice di andare dentro a prendere il pane e il fiaschetto di vino che ha lasciato sulla tavola.

Serra delle VolpiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora