Capitolo 5

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Isabel

1 Luglio 1973

Il grande giorno era arrivato, la luce del sole filtrava attraverso le tende bianche, la frescura dell'alba era una cosa che amavo così tanto, purtroppo ero anche una dormigliona. I pantaloni del pigiama si erano alzati fino a metà gamba, durante la notte avevo sudato. Luglio era arrivato e ciò stava a significare più afa e niente più pigiama.
Mi alzai lentamente, rimanendo qualche minuto a fissare fuori dalla finestra. Pensavo, osservavo e ragionavo. Quello che mi era successo in questi due anni, era qualcosa ️di tremendamente fantastico. Ero così felice di avere in mano la mia vita. Mi stupiva pensare che due anni fa, non avrei mai immaginato questo giorno così, e mi stupiva il fatto che ero diventata così determinata ed avevo iniziato a tagliare quel cordone che mi teneva legata a mia madre. Non avrei mai immaginato di poter essere così felice con una persona al mio fianco; Niall mi aveva praticamente cambiato ogni cosa. Lo conoscevo da due anni ormai, e potevo davvero dire che erano stati gli anni migliori. Il mio primo amore, primo bacio, ogni cosa con lui per me era una novità; lui era la mia novità, l'inizio di una nuova vita. Due anni passati insieme a lui. Rendeva le mie giornate migliori, l'unica cosa che ancora non ero riuscita a cambiare era l'idea di mia madre.

"Isabel, la colazione é pronta" la voce di papà mi era mancata così tanto che non mi sembrava reale che lui fosse a casa in quel momento, in quel giorno specialmente. August Trust, ovvero mio padre, era un militare. Si era arruolato quando aveva diciotto anni, più che altro era stato costretto. All'epoca, come ora del resto, a diciotto anni tutti i ragazzi venivano costretti ad arruolarsi, era obbligatorio fare almeno un anno di servizio militare. "La disciplina è importante, bisogna avere rispetto" diceva mio nonno quando piangevo perché mi mancava papà. Ero orgogliosa di avere un padre che come lavoro salvava persone. In quel periodo era stato mandato in Africa per aiutare a costruire un pozzo di acqua potabile. A scuola quando mi chiedevano dei miei genitori io ero sempre felice di parlarne; avere una madre artista e un padre eroe mi rendeva fiera di loro. Era rientrato solo per due settimane per passare questo giorno con me e la mamma. Sarebbe ripartito la sera stessa del giorno più importante della mia vita.

Ancora assonnata scesi le scale per arrivare in cucina dove mi aspettava mio padre.
"Buongiorno Bel" il diminutivo che mi aveva sempre dato mio padre mi piaceva così tanto! Era rilassante ascoltare la sua voce di prima mattina. Mi posizionai a capo tavola e iniziai a mangiare del pane tostato con la marmellata che faceva la mamma, insieme ad un bicchiere di latte freddo. "Buongiorno papà, dove è la mamma?" Guardavo il modo in cui spalmava la marmellata sul pane come lo facevo io, ero la sua fotocopia. "È fuori in giardino." Sorrideva, amavo la sua simpatia, adoravo fare i suoi giochetti idioti, mi facevano ridere, del resto era sempre mio padre. "Sai che giorno è oggi papà?" Gli chiesi addentando il pane. "Credo sia il 1 Luglio." Da una parte mi irritava il suo comportamento, dall'altra mi divertiva. "E cosa si fa, da diciotto anni, in casa Trust il 1 Luglio?" Pensava. "Sai, diciotto anni fa, in questo preciso momento ero in ospedale con tua mamma." - "papà vuoi farmeli questi auguri si o no?" Sbottai, scoppiò a ridere e mi abbracciò forte. "Tanti auguri piccola Bel, contenta?" - "si, molto."
Sparecchiammo scherzando come due ragazzini.

Erano le tre di pomeriggio e il sole aveva già picchiato abbastanza sulla terra ormai bollente. La mamma e il papà stavano riposando in salotto, io invece, come promesso sgattaiolai fuori, lasciando un biglietto a mia madre con su scritto che sarei andata da Loren.
Quel sentiero si era abituato ai miei passi, alla mia voce. Erano due anni che quasi tutti i pomeriggi passavo di li, per arrivare alla casa abbandonata. Quel giorno però, ero particolarmente agitata.

***

"Sei in ritardo di dieci minuti." La sua voce sul mio collo, le sue braccia ad avvolgermi la vita. Mi voltai e lo abbracciai. "Mi sei mancato così tanto." Sentì una risatina nel mio orecchio. "Ci siamo visti ieri pomeriggio." - "lo so, ma è passato così tanto tempo." Mi allontanò poco per unire le sue labbra alle mie. Un bacio dolce, un bacio bisognoso, un bacio così piccolo ma dannatamente profondo. "Auguri Isabel Trust. Come ti senti ad essere maggiorenne?"

***

30 Giugno 1971

Ero lì. Avevo disobbedito a mia madre, di nuovo. Ero lì con lui. Aveva deciso che la sua vecchia casa doveva tornare pulita, voleva pitturare nuovamente e renderla migliore; come sua madre avrebbe voluto. "Isabel se continui a fissarmi, vorrà dire che finirò di pitturare da solo." ma quanto era antipatico? "Non ti sto guardando." Rise "ah no? Perché io sentivo i tuoi occhi che mi osservavano." Arrossì. "Ti sbagli." Negai. Lo stavo guardando, scrutando. Lo stavo letteralmente consumando con gli occhi, era così bello sudato, abbronzato. L'odore della vernice mi piaceva e non sovrastava il profumo che emanava Niall. Inzuppai il pennello nella vernice verde chiaro per poi avvicinarmi a lui e schizzarlo completamente. Risi, allontanandomi di poco; lui guardò stupito e inaspettato il mio "lavoro". "Preparati Isabel Trust, questa è guerra." Sporcò me di vernice, ormai i pennelli non erano più utili, immerse le mani nel contenitore e le poggiò sul mio viso e sulle mie spalle. Feci lo stesso, cospargendo i suoi vestiti di quel colore che mischiato con l'intensità dei suoi occhi, rendeva me ancora più vulnerabile. Azzurro e verde, cielo e prato. In genere non si abbinano, ma su di lui niente era sbagliato. Correvo, cercavo di nascondermi in tutta la casa, ma non riuscì nel mio intento, del resto quella era la sua vecchia casa e la conosceva meglio di me. Mi prese e facemmo cadere il contenitore di vernice, scivolai su di essa e caddi addosso a Niall, ritrovandomi a pochi centimetri dalle sue labbra. Il verde era diventato il mio nuovo colore preferito. Passai una mano sul pavimento, caricando della vernice sul mio palmo e sporcai i suoi capelli. Ero stesa su di lui, un suo braccio sulla mia schiena, il mio, quello sinistro a reggermi. Le gambe si toccavano, la paura di sfiorarsi era andata via. Era così bello ricoperto di verde, era bello sempre. Aveva una bellezza unica, non perfetta ma sua. Vederlo da così poca distanza mi metteva ansia, il mio cuore aveva accelerato di mille battiti, potevo sentire sotto di me il suo che non era da meno. Troppo vicini. Secondi, minuti di assoluto silenzio, solo i nostri respiri a parlare di noi. Io e lui, nient'altro era importante in quel momento. Io e lui, i nostri occhi a differenziarsi. Lui e me e la nostra voglia di baciarci. "Sei così bella, Isabel." Arrossii e abbassai il volto, allontanandomi da lui. Osservai per un momento tutto ciò che avevamo combinato e scoppiai a ridere. Si appoggiò sui gomiti, guardando me e ogni singolo angolo ricoperto di vernice; ridemmo ancora, fino ad avere i crampi alla pancia. Ridemmo per bloccare il dolore, ridemmo perché eravamo felici insieme, e ridemmo perché quelle risate, quei suoni tremendamente meravigliosi da mozzare il fiato, erano i nostri baci mancati e immaginari che non eravamo riusciti a darci poco prima.
Presi un pennello e continuai a pitturare, lui fece lo stesso dopo un po' che osservava i miei movimenti. Dopo aver finito, ripulimmo tutto il disastro che avevamo combinato. Non ci eravamo più sfiorati.

***

Scesi dalla sua auto cercando di non sporcare nulla. "Grazie Isabel." Lo guardai, tremavo. "Ci vediamo domani, stessa ora." Quella volta ero stata io a dirlo, non era una domanda, volevo continuare a vederlo. Sorrise e sfrecciò via a pochi isolati da me.
Entrai in casa cercando di lavarmi al meglio possibile; lavai subito anche i vestiti per non far scoprire nulla alla mamma. Erano le 20:30pm, l'auto della mamma era nel vialetto di casa nostra, la cena era pronta sul tavolo. "Ciao tesoro, come è stata la tua giornata?" Ripensai a tutto, ogni secondo passato insieme a lui quel pomeriggio passò nei miei ricordi. La sua risata, i suoi occhi, Niall stesso, i suoi sguardi, il rumore del suo respiro, quella frase. "Sei così bella Isabel." Era stato un errore? Sorrisi d'istinto. "Noiosa come sempre, ho letto due libri." Scusami mamma.

Isabel Trust /Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora