Isabel
Sentivo le voci dei miei genitori parlare, ero sul divano a giocare con il vecchio mazzo di carte di papà. Bisbigliavano qualcosa; qualcosa che non riuscivo a capire. Mi ero avvicinata a loro, le loro frasi erano insensate per me, non sapevo di cosa stessero parlando. "Sei sicura che nasconderlo in questa casa sia la cosa giusta?" Il mio papà. Il mio grande soldato, il mio eroe, parlava alla mamma con troppa insicurezza e paura. Di cosa stavano parlando? Forse un nuovo gioco per me? Riuscivo a vedere solo mio padre seduto e con le mani sul tavolo, sembrava esasperato. "August, so che non vuoi immischiarsi in questa faccenda, ma non posso lasciare Betty così. Le avevo promesso che l'avrei aiutata in qualsiasi guaio si fosse cacciata." Mio padre sospirava, rigirava la fede al dito come se quel gesto potesse fargli calmare i nervi. "Fai come credi, ma ricordati di Isabel. Un giorno lei verrà a sapere tutto. Pensi che la scusa del mostro cattivo in cantina potrà durare per sempre? Prima o poi lo troverà e vorrà delle spiegazioni." - "lo so, ma non ho altra scelta." Mia madre si era avvicinata a papà con qualcosa in mano, non riuscivo a vedere nulla se non le sue spalle ed il viso di mio padre. "Invece ce l'hai, Abigail." Mio papà non chiamava mai la mamma con il suo vero nome, solo quando era arrabbiato, però i suoi gli occhi mi sembravano solo tanto delusi.
***
I sogni.
Che cosa erano i sogni? Avevo fatto delle ricerche sul dizionario e c'era scritto che i sogni erano una serie di rappresentazioni visive, incontrollate dalla coscienza e dalla volontà che si presentano involontariamente mentre dormiamo. Dopo la notte scorsa, non riuscivo a pensare ad altro. Non capivo se quel sogno era un messaggio o semplicemente uno stupido ricordo. Per scoprirlo, bastava solo controllare in cantina. La verità era che avevo paura. Paura di ciò che avrei potuto trovare lì sotto. Volevo parlarne con Niall, ma non ne avevo il coraggio, se avessi scoperto qualcosa su di lui? Stavo impazzendo e non riuscivo a pensare a qualcosa di diverso. "Signorina Trust, vuole far partecipi anche noi dei suoi meravigliosi pensieri che la distraggono dalla mia lezione?" La professoressa mi aveva appena rimproverata, chissà quante volte mi aveva richiamata ed io non l'avevo sentita. Meravigliosi pensieri? Beh, se per lei ritrovarsi un ragazzo misterioso, con una zia (forse) assassina, una quasi suocera rinchiusa e una madre che nascondeva troppe cose erano meravigliosi pensieri, io non osavo immaginare quali potessero essere quelli cattivi e preoccupanti. "Mi scusi, ero distratta" - "ho notato, ultimamente i suoi voti sono scesi. Deve assolutamente recuperare sempre se non vuole ripetere l'ultimo anno." Lo so, professoressa. Avrei voluto dire ma mi ero limitata ad annuire.***
Non importava se quello era stato solo un sogno, avrei comunque trovato un significato a quel ricordo che improvvisamente era tornato. "Non penso che quello che vorresti fare ha qualche senso. Voglio dire, è tua madre, Isabel." Guardai Niall che scendeva le scale di legno della cantina di casa mia. "Appunto perché è mia madre, tutto questo ha senso, ho una sensazione strana Niall, e lo sai che ho sempre ragione riguardo questi momenti." Lo vidi sbuffare e guardarsi intorno. Non sarei mai scesa da sola in cantina, sapevo che le storielle del mostro erano inventate, e avevo capito anche il motivo, però andarci con lui era più tranquillo comunque. "Sai che non puoi odiarla vero? Non puoi odiarla perché non mi accetta, non ci accetta." Aveva ragione, era pur sempre mia madre; non la stimavo completamente ma nemmeno la odiavo, fino a quel momento. Tutto dipendeva da ciò che avrei potuto trovare. Non sapevo che genere di donna fosse stata mia madre anni prima, non sapevo cosa avesse combinato con Betty, dovevo scoprirlo ed ero sicura che non mi sarebbe piaciuto per niente.
Stavamo cercando in ogni angolo di quel buco umido di casa mia. "Non troveremo nulla" continuava a ripetermi Niall. Seriamente, mi stava dando ai nervi. Non voleva accettare la realtà, era un fifone. Di che cosa aveva paura? Si trattava comunque di mia madre. Una scatola di legno, era posizionata sotto la vecchia poltrona di papà. Era chiusa. Continuavo a guardare quella piccola serratura e l'auto di Betty, lei che mi lascia in un posto isolato, tornano nella mia mente. La chiave. Guardai Niall. "Dove hai messo la chiave che ti avevo dato?" La tirò fuori dalla tasca dei jeans. "Hai trovato qualcosa?" Mi chiese avvicinandosi. "Ma questa..." Esitò. Lui l'aveva già vista. "Era di mio padre, quando avevo visto la chiave pensavo che la scatola fosse ancora a casa mia, ma non l'ho più ritrovata." Infilai la chiave nella serratura e quello che vi trovai all'interno era tutto ciò che non ci saremmo mai voluti trovare. Sentivo che stavo per soffocare, non riuscivo a respirare. Sentivo che tutto quello che avevo intorno mi stava stringendo, stritolando. Volevo aria, aria fresca, magari l'odore di Niall, ma pensai che niente avrebbe potuto tamponare quelle ferite ricoperte di dolore. Il perdono ormai, non era più parte di me."Ciao piccola Isabel, sei già arrivata?"-"Ciao zio Bob, ti ho portato dei dolcetti buonissimi." Si era piegato per prendermi in braccio, era così alto e robusto, sembrava una montagna. "Li hai rubati di nuovo alla nonna?" Mi chiese sorridendo e puntandomi un dito contro. Abbassai il viso imbarazzata e lui rise. "Allora, sei pronta per la tua lezione speciale di cucito?" Annuì contenta mostrando i miei pochi denti, e lo zio Bob rise ancora. "Uh, è caduto un altro dentino." Si girò di scatto, urlando alla sua donna. "Marion, qui abbiamo una meravigliosa bimba che ha perso un altro dentino. Sta diventando grande, grande." Mi voltai anche io nella sua direzione, ero ancora tra le braccia enormi di zio Bob, e la zia Marion era così bella. "Brava Isabel, più tardi avrai una buonissima merenda." Ridevo, ero così contenta.
Mi era passato tutto così in fretta nella mente. Che diavolo era? Quella bambina ero io, e Marion e Bob.. Cosa mi stava succedendo? "Ehi, Isabel. Stai bene?" Niall si era avvicinato a me, mi aveva messo un braccio intorno al fianco, era così consolatorio e confortevole. "Che ti prende?" Continuava preoccupato dalla mia reazione. Tutto ciò che avevo in mano poco prima, cadde a terra spaventando anche me stessa per il piccolo tonfo. "Ho...ho visto... Ho ricordato una cosa importante." Le parole non volevano uscire, ero paralizzata, volevo urlare così forte dalla rabbia. Maledizione, perché a me?
"Dichiaro ufficialmente che tutte le mie proprietà, la mia casa, i miei terreni, le due proprietà dove risiede Elizabeth Angel, vengano destinate unicamente a mio figlio Niall Horan e a mia nuora Isabel Trust. Firmato Bobby Horan."
La mia voce era uscita con un sussurro, ma la sua presenza rigida così vicina al mio corpo mi aveva fatto intendere che aveva ascoltato tutto ciò che avevo appena letto. Un testamento. Mia nuora, aveva scritto. All'interno un foglio ingiallito, un disegno. Raffigurava due bambini e un signore. Su ogni prospettiva figura c'erano dei nomi: Daddy, Niall e Isabel. Non capivo. "Ero innamorato di te, lo sono sempre stato fin da bambini. Dicevo a mio papà che un giorno ti avrei conquistata e sposata. Ti avrei reso felice come mio padre faceva con la mamma." Diede una risposta alla mia confusione riguardo quel disegno. Da una parte mi sentivo così felice, soddisfatta e ancora felice. Lui aveva realizzato ciò che aveva sempre desiderato: avermi. Ed io volevo lui. Ero felice perché potevamo finalmente mandare Betty fuori di casa. Ero felice, perché giustizia era quasi fatta. Ma ero distrutta, ero vuota e sentivo un odio profondo verso la donna che consideravo la più importante della mia vita fino a qualche ora prima. "Non sapevo nulla del testamento, non so nemmeno a quali terreni si riferisse mio padre." Non avevo risposto a nulla di ciò, avevo solo immagazzinato tutto molto lentamente, stavo cercando la giusta cosa da fare, stavo escogitando l'arresto di Elizabeth e di mia madre.L'odore della cantina umida mi stava facendo vomitare, avevo bisogno di aria pulita. Presi la scatola di legno con all'interno il testamento ed uscì fuori, con al mio fianco un Niall silenzioso e sconvolto quasi quanto me. "Lo sentivo. Sentivo che c'era qualcosa che non andava." Borbottai a voce bassa sedendomi sul letto della mia stanza, Niall fece lo stesso. Lo guardavo, cercava di assemblare il tutto, era più fragile di me. Lui aveva sopportato più cose, la sua vita era stata danneggiata tempo prima, spettava a me consolarlo, e spettava a me risolvere questa questione. Ci sarei riuscita qualunque cosa sarei stata costretta a fare, la felicità di Niall, in quel momento, era la mia vita.
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Isabel Trust /Niall Horan
RomanceSai che cosa è l'amore? Io si. Sai che cosa è la morte? Io si. Sai che cosa è la vita? Io no. L'amore, l'amore era lui. Bello come il tramonto, l'amore erano i suoi occhi, i suoi sorrisi. L'amore era lui, così strano e divertente. L'amore era la...