Capitolo 13

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Isabel

1 luglio 1973 (continuo cap 5)

Il pomeriggio del mio compleanno, come promesso andai alla casa abbandonata da Niall. Trovare lui ad aspettarmi tutto felice ed anche un po' agitato per la mia stessa motivazione, mi rendeva felice e ancora più ansiosa. Quel giorno lo stavamo aspettando entrambi da un anno e mezzo. Quel giorno era stato l'attesa per la nostra libertà. Quello era il giorno delle rivelazioni. Quella data non era solo la festa per il mio diciottesimo compleanno, ma anche la fine di ogni male.

Il giorno che trovammo il testamento andammo subito da un avvocato, il padre di Loren era la persona più fidata, prima di scoprire che anche lui sapeva. Dopo un anno e mezzo di attesa, io e Niall avevamo scoperto che mia madre aveva capito di non avere più il testamento nascosto in cantina. L'aveva scoperto una settimana prima del mio compleanno, il giorno che mio padre mise piede in casa per una settimana in famiglia. Appena mia madre lo aveva abbracciato, la prima cosa era stata sussurrargli un "non c'è più" all'orecchio, non rendendosi conto che io ero dietro di lei.
Gli occhi di mio padre si puntarono subito nei miei, e il suo sguardo sembrava fiero e non deluso come me lo sarei aspettato; come se lui stesse aspettando quel giorno. Se solo avesse saputo che erano quasi due anni che ero già a conoscenza di tutto...

L'avvocato, il padre di Loren, non appena gli avevamo portato il testamento aveva fatto un sorriso leggendo il documento e ci aveva detto, "pensavo che ci avreste messo più tempo." All'inizio pensai che fosse tutto uno stupido gioco. Alle persone piaceva giocare con la nostra vita? Perché tutti sapevano tutto della nostra vita ed io e Niall eravamo all'oscuro di tutto ciò che doveva interessarci per essere liberi? Il padre di Loren, ci aveva spiegato che lui sapeva perché Bob era andato da lui per fare il testamento, lui era uno dei pochi che sapeva come erano andate realmente le cose. Ovviamente io ero l'unica che sapeva di meno, ero sicura che anche Niall mi nascondesse qualcosa, ero sicura che lui mi mentisse su qualcosa di grande. Will, ci aveva raccontato parte della storia. Ci aveva detto che Bob sapeva che stava correndo un grosso rischio, sapeva che c'erano tante persone che lo avrebbero voluto morto, ed infatti così era stato. Will ci aveva osservati per tutto quel tempo, aveva detto. Aveva capito che stavamo indagando e quando la mia domanda era venuta fuori così schietta, la sua espressione mi aveva buttato giù di nuovo, come se mi avessero appena investito. "Devi essere maggiorenne per diventare la proprietaria di tutto questo insieme a Niall. Ho un testamento anche io di Bob..." Lo prese nel cassetto.  "E qui c'è anche una dichiarazione. Dice che Marion Angel, potrà uscire dalla clinica psichiatrica solo quando Elizabeth Angel non sarà più la proprietaria di tutto ciò che un tempo apparteneva a Bobby Horan." Le parole di Will erano state una liberazione unica. "Scusami Will, mi spieghi con quali prove Betty ha fatto rinchiudere Marion?" Gli chiesi, e subito il suo sguardo vago da me a Niall, sembrava confuso. "Isabel, vuoi dire che tu non lo ricordi?"  Osservava Niall in segno di conferma. Lui annuiva. "Beh ecco, quando è morto Bob, Betty andò a vivere con Marion e Niall per aiutarla. Un giorno.." Will fu interrotto da Niall che prese parola. "Un giorno io e te stavamo giocando, poi abbiamo sentito delle urla provenienti dalla cucina. Eravamo andati a vedere e mia madre aveva un coltello puntato alla gola di zia Betty. Eri piccola, non puoi ricordare. Da lì zia Betty chiamò il dottore raccontandogli tutto. Tu eri sotto shock, non hai parlato per un breve periodo. Ha usato due bambini come testimoni, il nostro silenzio ci ha incastrati."
Quindi io e Niall da bambini avevamo fatto rinchiudere Marion. Era stata colpa nostra; non riuscivo a crederci, tutto ciò era folle.
"Per far sì che Niall e Isabel diventino proprietari di tutto, debbano essere entrambi maggiorenni, e tu piccola Trust ancora non lo sei" Will aveva continuato la fine del testamento. Tutto ad un tratto la mia mente ebbe un piccolo risveglio. Come poteva sapere Bob che Marion sarebbe stata rinchiusa in una clinica? Come poteva fare una dichiarazione del genere? Mi stavo perdendo in qualche  pezzo del puzzle, era tutto troppo contorto.
"Will, la dichiarazione su Marion non l'ha scritta Bob vero?" Mi aveva guardata ed avevo capito. Avevo capito il senso di tutto ciò, e forse il mio cuore aveva acquistato un altro piccolo posto per lei.
"La dichiarazione è stata scritta e firmata da tua madre. Lei è stata una delle poche amiche di Marion e Betty che si era occupata della situazione. Tua madre è al corrente di tutto ciò che successe anni fa, e con la motivazione che tuo padre e Bob avevano lavorato insieme ed erano cresciuti l'uno accanto all'altro, tua madre ha avuto il potere- se così si può chiamare- di attestare al vero questa dichiarazione che sarebbe un piccolo testamento. Ah dimenticavo, non credo che tu ne sia al corrente ma Niall è il figlioccio dei tuoi genitori... Non pensavo fossi così furba e intelligente. Mi stupisci piccola Trust." Sorrisi a quelle parole. La stretta di Niall sulla mia mano mi aveva fatto sentire la ragazza più importante della terra. In quel momento pensai, pensai a tante di quelle cose che la confusione stessa era troppo confusa da se stessa. Poi io e Niall ci guardammo ed i nostri sguardi stavano a significare solo una cosa: "cosa avremmo fatto per tutto quel tempo?" E come se Will avesse sentito i nostri pensieri, disse"Beh, ragazzi divertitevi per un anno e mezzo, poi tornate qui non appena Isabel sarà maggiorenne" sospirò, "e poi sarete finalmente liberi." Ci sorrise. Era come se avessimo buttato da un burrone il grosso masso che avevamo legato in vita."Perché non ci spieghi prima come sono andate le cose?" domandai a Will prima di seguire Niall fuori dal suo studio. "Non posso piccola Trust, Bob ha dato degli ordini precisi." Senti la mano di Niall prendere la mia, i suoi occhi erano lucidi. Annuì a Will ed uscimmo di lì. Diciotto mesi sarebbero passati in fretta, almeno era quello che speravo.

***

I primi mesi erano stati duri, pensavo esclusivamente al mio compleanno, pensavo a quel giorno come se fosse il più importante della mia vita; lo immaginavo come si immagina l'arrivo all'altare. Poi però, avevo iniziato a vivermi a pieno la mia relazione con Niall, il ragazzo che mi aveva letteralmente stravolto la vita.  Anche a distanza di quasi due anni non avevo capito se quello che mi provocava era positivo o negativo, dopo che avevo provato a cercare una risposta mi ero arresa perché da una parte quello che mi faceva provare era un bene e un male, era tutto totalmente sconosciuto per me e ad essere sincera, tutto quello mi piaceva.

Dopo essere stati a casa di Will, eravamo tornati alla casa abbandonata insieme. Avevamo lasciato tutti i documenti importanti al nostro avvocato. 
Stavo osservando Niall, non riuscivo a capire cosa stesse provando. Lui non era come me, non era un libro aperto, lui era un caos davvero difficile da comprendere. "A cosa stai pensando?" Si era sdraiato sul letto che avevamo ripulito con cura, almeno quando avevamo intenzione di dormire nella vecchia casa non avremmo dovuto sentire il mal di schiena del pavimento duro, il giorno dopo. "Grazie a te, tra poco sarò libero. Sarò libero con mia madre." Era da tanto che attendeva delle risposte del genere, era da tanto che sperava di liberare sua madre. "Io non ho fatto nulla, Niall. Abbiamo scoperto tutto insieme." Ero vicina a lui, tra le sue braccia forti. Mi sembrava che il suo corpo tremava, era teso. "Sai che non è così. Senza di te non avrei fatto nulla. Senza di te non sarei nulla, lo dice anche mia madre." Aveva ragione ma io gli avevo dato solo una piccola spinta, come si fa con i bambini sull'altalena.
"Hai intenzione di partecipare al servizio militare?" Lo avevo sentito sospirare. "Non credo, non voglio lasciarti. In teoria potrei, voglio dire, sto bene e diciotto mesi non sono poi così tanti ma ti lascerei per tutto questo tempo ed è tutto il tempo che dobbiamo aspettare per essere finalmente felici, e non voglio passarlo tra armi e ordini militari." Sorrisi appena. Era così dolce e romantico e non se ne rendeva nemmeno conto. Avevo intenzione di vivere a pieno questi mesi insieme a Niall; certo, dovevo recuperare i voti a scuola, dovevo fare gli esami, ma ci sarei riuscita, ne ero sicura. "pensi che dovremmo andare da mia madre e raccontarle tutto? Non possiamo farla uscire per diciotto mesi e una buona notizia le farà bene." 

Il sorriso di Marion era stato l'ennesima cosa positiva di quel giorno. Ci aveva detto che credeva in noi, che in un modo o nell'altro sapeva che c'è l'avremmo fatta.

****

La parlantina di mia nonna mi stava facendo saltare i nervi, non smetteva più di raccontare storielle di quando aveva la mia età; tutto quello perché a mio nonno venne la brillante idea di raccontare del giorno precedente quando mi aveva vista con Niall. La nonna parlava di quando il nonno le aveva fatto la corte e di come l'aveva conquistata. Era estenuante e tremendamente frustrante. Mia madre invece, ascoltava tutto in molto silenzio, era diventata silenziosa non appena suo padre aveva detto quello che era successo il giorno precedente. Sapevo che era a conoscenza della mia relazione con Niall, ma non mi importava più di tanto. Avevo preso le distanze da lei anche se avrei potuto perfettamente perdonarla; forse non ero pronta.
Lo squillo del telefono di casa fece sobbalzare tutti, e prima che qualcuno si alzasse, mi precipitai all'ingresso. "pronto?" Sentivo la nonna raccontare ancora, non la smetteva più. "Salve, sono un meraviglioso esemplare di uomo che cerca la sua donzella. Sto parlando con la fantastica, bellissima e adorabile Isabel?" La sua voce roca e la sua idiozia. Chi poteva essere? Scoppiai in una risata accompagnata dall'imbarazzo per quei complimenti inaspettati. Tenevo stretta la cornetta del telefono come se in quel modo potevo sentire il suo respiro. "Certamente, sono io. Come posso esserle utile?" Risposi facendo una di quelle voci da segretarie. "Uhm, qui c'è questo meraviglioso uomo che è malato. Ha una forte influenza. Non vorrà lasciarlo morire così vero? Ha bisogno dell'ultimo bacio. La sto pregando di venire immediatamente prima che i miei minuti finiscano." Aveva la febbre? Era uno scherzo o quello almeno era vero? "Va bene meraviglioso esemplare, vengo subito, sarò da lei a minuti." Agganciai e andai in camera mia per cambiarmi. Baciai velocemente i nonni ed uscì senza dire niente a mia madre.


Isabel Trust /Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora