Capitolo 16

65 2 1
                                    

Inizia a scrivere la tua storia

Isabel

Le sentivo, le urla le sentivo. Sentivo anche la paura, il terrore, sentivo tutte quelle emozioni uccidermi all'interno. Che diavolo avevo fatto? Poche ore prima ero così contenta che pensai che quel giorno fosse indimenticabile, e così era stato infatti. Mai avrei dimenticato quel giorno.

La mia vita era così cambiata, maledizione! Io ero cambiata o erano state solo le circostanze?

Poche ore prima avevamo riportato Marion a casa sua, sotto gli occhi di tutto il paese, sotto lo sguardo di chi ormai aveva dimenticato quella piccola donna minuta e forte come una roccia. Poche ore prima, avevo un sorriso fantastico sul volto, il solo motivo era perché il mio adorato Niall era tornato un bambino di otto anni con sua madre affianco ad abbracciarlo.

"Will che diavolo fanno?" La mia voce era risultata parecchio alta, ma non riuscivo a credere a ciò che stavo assistendo. Niall cercava di tranquillizzarmi, invano; Marion era in camera sua a riposare, mentre tutto quello schifo stava accadendo davvero. "Isabel tua madre è coinvolta. Starà dentro solo per tre mesi." Betty ci aveva rovinati tutti. Betty era malvagia, Betty meritava di marcire in prigione.

Mentre mia nonna era tra le braccia di mio nonno, Niall stringeva il mio corpo e non capivo se lo stesse facendo per consolarmi o per tenermi ferma, ma in entrambi i casi non ci era riuscito, perché in pochi secondi mi ritrovai ad abbracciare mia madre che aveva le mani legate dietro la schiena e due guardie che la tenevano in entrambi i lati. Ricordo che tempo prima volevo che accadesse quell'episodio, ma era solo immaginazione data dalla rabbia, come potevo aver pensato una cosa del genere? In quel momento capì come poteva essersi sentito Niall quando aveva avuto otto anni. Stavano arrestando mia madre, ma la cosa più devastante era che era stata tutta colpa mia. "Mi dispiace mamma. Mi dispiace." Piangevo sul suo petto. "Sono fiera di te, Isabel." Cosa? Era fiera di me? Che senso aveva?

"Ma che stai dicendo? Sono una figlia orribile." E mi sorrise tra le lacrime. Quei sorrisi sinceri, quelli li capisci perché nei momenti più disastrosi, se sorridi in quel modo, non solo con le labbra, ma con gli occhi, capisci che quello è un sorriso vero. "No, piccola mia. Hai fatto ciò che andava fatto. Sei speciale, non dimenticartelo." E la portarono via. Lontano dalle mie braccia, lontano dai miei occhi. Mi sentivo uno schifo, anche se la malvagia Betty era stata arrestata. Mi sentivo uno schifo e Niall non poteva fare nulla per ricucire quello strappo.

Mia madre era stata agevolata facendo le pulizie nei giardini del paese, cosa che, personalmente per me era più umiliante. Le voci erano state così tante che ero stanca di sentire ogni giorno qualcosa di nuovo. Ero stanca di camminare con Niall tra le strade del paese ed essere osservata come se fossi un alieno; di sentirmi quelle stupide frasi di pettegolezzi "la figlia di Trust va in giro con il figlio di Bob, che vergogna." Ma vergogna di cosa? Di uscire allo scoperto? O semplicemente di dimostrare che ci amavamo? Questa era una vergogna? La vergogna era ben altro e di certo non era affiancata al mio cognome e a quello di Niall.

Ero cosi stanca da non rendermi conto che stavo buttando quei giorni al vento.

Marion si era ripresa e continuava a fare la solita casalinga. Di Betty non avevo più avuto notizie e nemmeno le avrei volute. Loren aveva iniziato l'università in un'altra città, era il nostro sogno andare via da quel paesino poco importante nel mondo; era il nostro sogno frequentare un college fuori la nazione, solo per provare il brivido di cambiare radicalmente la nostra vita, e invece la mia era stata stravolta restando nel piccolo e poco affollato Yorkshire.

Gennaio 1974

Erano passati mesi ormai, mia mamma aveva scontato la sua pena ed era tornata al suo lavoro con la sua vita di sempre. Dopo la sceneggiata che aveva fatto nel suo salone tutto era cambiato. Aveva perso un pò di clientela ma restava la migliore stilista dello Yorkshire. Le sue clienti più pettegole l'avevano provocata e lei non aveva resistito. "Mia figlia ha solo fatto ciò che era giusto fare. Mia figlia non va incolpata di nulla. Io ho sbagliato, se avete qualche problema quella è la porta." Mi aveva difesa, e continuava a farlo nonostante tutto.

Quando mio padre aveva saputo la notizia dell'arresto, non era stato sorpreso, era come se papà si aspettasse davvero tutto ciò, come se lui sapesse tutto che avrei fatto. Lui era un po' come Niall, ti leggeva dentro.

Quella situazione mi aveva portata a trascurare Niall, non volevo più uscire, ed a lui questa cosa non andava bene. Voleva che mi svagassi un po', sapeva quanto dolore mi aveva causato l'assenza di Loren. Lo stavo trascurando abbastanza da trovarmelo sotto casa ubriaco alle tre del mattino. Mia madre aveva sentito tutto, e non mi aveva chiesto nulla. Dal mio diciottesimo compleanno aveva iniziato ad accettare Niall e quando ero andata a trovarla in carcere mi aveva chiesto anche di lui, ne rimasi sorpresa. La sua voce quella sera era più roca del solito, le sue labbra erano gonfie e rosse e i suoi occhi, Dio i suoi occhi, quelli fecero male al cuore. Aveva pianto e il dolore che si leggeva all'interno mi aveva fatto solo capire che lo stavo perdendo. "Non mi vuoi più?" Mi chiese con la voce rotta, era come un sussurro. Dio! Faceva così male vederlo in quel modo. Un bambino abbandonato, un bambino solo e incosciente. L'azzurro delle sue iridi era così lucido dalle lacrime, era sempre bello da star male, ma aveva quella luce che non era per niente positiva. "Niall cosa hai fatto?" Mi ero avvicinata, non avevo paura di lui, avevo più paura di ciò che avrebbe potuto dirmi in quelle condizioni. "Perchè non mi baci più? Perchè non vuoi più fare l'amore con me?" Domande che erano solo domande, ma che lo avevano ridotto in quel modo. Domande che gli avevo fatto porre per il mio stupido comportamento, domande che sentirle da lui mi avevano fatto capire che quello che stavo facendo era del tutto sbagliato. "Mi dispiace... è stato solo un periodo.." Domande che sembravano essere state fatte da un bambino, ed oltre al fatto che era completamente ubriaco, Niall era ancora un bambino di otto anni che aveva bisogno di amore e di affetto. Ed io ero stata solo una stupida perché conoscevo Niall come le mie tasche e non mi ero resa conto che lui aveva bisogno di me. Forse pensavo che dovesse riacquistare il tempo perso con sua madre, ma evidentemente mi sbagliavo. "Mi ami ancora? Perchè io ho bisogno di te." Le sue mani a strofinare quegli occhi ormai troppo rossi e carichi di lacrime. Lacrime che scorrevano lungo le sue guance arrossate. "certo che ti amo. Mi dispiace così tanto Niall, mi dispiace." Provai ad avvicinarmi ancora a lui. "Ti dispiace? Ti dispiace Isabel? Dio! Tu mi farai impazzire." E quello l'aveva urlato forte, tirandosi i capelli e gettandosi a terra. Quelle parole erano state così forti che mi avevano trasportato una ventata di dolore in pieno viso. Poi mi feci coraggio e lo abbracciai, in ginocchio, tra l'erba bagnaticcia della notte; tra il vento gelido di fine inverno, tra la puzza di alcool e odore di tramonto che cercava di fuoriuscire dalla sua anima nascosta. Lo abbracciai e non c'era niente di meglio che potessi fare. Lo abbracciai e sperai che mi perdonasse, ancora una volta. Lo abbracciai e piansi insieme ad un Niall che di ubriaco era rimasto solo l'odore. "Non lasciarmi ti prego." E una voragine mi si era formata al petto.

Isabel Trust /Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora