2. MATTEO

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Stavo parlando con la proprietaria del ristorante, Yang, quando mi sento picchiettare sulla spalla, mi giro e mi ritrovo una ragazza dai capelli capelli e occhi castani che mi fissa con fare scocciato - effettivamente stavo parlando da un po' - ci fissiamo per qualche secondo prima che lei faccia un passo indietro come fosse impaurita dalla mia figura.
“Scusa, devi cenare?” Le chiedo gentilmente.
“S-si”
Lei continuava a fissarmi e iniziai a sentirmi a disagio. La fisso pure io con uno sguardo interrogativo.
“Oddio scusa si” fece per passarmi davanti e io la bloccai prendendole la spalla.
“Ti va se ti faccio compagnia mentre ceni?” Probabilmente mi avrà preso per un maniaco, ma c'era solo un tavolo libero e io non avrei rinunciato alla mia cena.
“Come scusa?”
“C'è solo un tavolo libero,” le indicai il tavolo “ a me non dà fastidio se ceniamo insieme”
Lei fissa il tavolo, io fisso lei cercando di capire se sia un si o un no, in caso fosse no, avrebbe dovuto cambiare ristorante perché, come ho detto prima, non avrei rinunciato alla mia cena.
“Ci sei?”
“Cosa…si va bene, ok” non mi sembrava del tutto convinta ma aveva detto di sì, quindi andai verso il tavolo e lei fece lo stesso.
Mi tolsi la giacca e la posai sulla sedia. Mi accomodai.
Non faceva freddo ma la sera si alzava una brezza fresca e la giacca primaverile sicuramente non dava fastidio. Lei si sedette davanti a me e notai solo ora che aveva delle leggere macchioline marrone chiaro sul naso.
“Come mai ceni da solo?”
“Dovevo cenare con un mio amico ma mi ha dato buca all'ultimo, ero già qua e ho deciso di rimanere” feci una piccola pausa “Tu?”
“Passavo di qua”
“Passavi di qua”
“Si perché, non posso”
“Giornata no?”
“Decisamente”
Avrei voluto chiederle perché ma non sapevo neanche il suo nome, mi sembrava un po' esagerato. Aspetta non sapevo neanche il suo nome.
“Come ti chiami?”
“Cosa ti interessa? Non mi vedrai più, a cosa ti serve sapere il mio nome”
“Vuoi che ti chiami Cosa per tutto il tempo?”
“Vorrei che non parlassimo!”
Okay lo hai voluto tu. Allungai il braccio e presi la bottiglia dell'acqua. Mi versai un bicchiere e lo buttai giù in un sorso. Chiamai la cameriera e ordinai per me. Un Ramen con il manzo e l'uovo sodo.
“E per lei?” si rivolse a Cosa.
“Per me un Ramen con le verdure, grazie”
La cameriera se ne andò e io la guardai perplesso.
“Perché mi fissi?” disse senza staccare lo sguardo dal cellulare.
“Posso parlare?”
“Dipende cosa vuoi dire, se vuoi chiedermi il mio nome non farlo”
“Con le verdure?!”
Alzò lo sguardo di scatto e fissò i suoi occhi nei miei.
“Come scusa?”
Ma è una mia impressione o non capisce un cazzo!
“Il ramen. Con le verdure?”
“Qualche problema?”
“No, no”
Ritornammo al silenzio. Tendenzialmente sono una persona che parla ma questa ragazza mi sta facendo saltare i nervi. C'è qualcosa in lei che mi incuriosisce. Ha un'aria scocciata e impaurita allo stesso tempo. Non riesco proprio a capire che cosa le passi per la testa.
“Senti Cosa…”
“Maya” mi interruppe con lo sguardo fisso nel mio. Maya è, non si direbbe dal tuo caratterino.
“...Maya, dimmi la verità, perché si qua?”
“Perché ti interessa tanto?” dio ma non sa rispondere alle domande senza farne altre!
“Non lo so, tu dimmelo e basta io ti ho detto perché sono qua”
Prima di rispondere fece una pausa abbastanza lunga da permettermi di bere un altro bicchiere d'acqua.
“Non mi va”
“E perché…” mi fulminò con lo sguardo e capii che era meglio non andare avanti in quella conversazione.
Cercai nel suo sguardo una scintilla di vita, ma niente, nessuna traccia di emozioni positive.
Cercai di immaginare come potesse essere andata la sua giornata se era così scontrosa.
“Che cosa fai nel tempo libero?” cercai di sviare su un altro argomento.
“Leggo, ascolto la musica, tiro i pugni a un sacco da boxe…" -tiro pugni a un sacco da boxe!?
“Cantante preferito?”
“Nirvana, Guns n’ Roses, Green Day, Queen, Pink Floyd, Metallica, potrei andare avanti all'infinito.”
“Musica anni 80,90 insomma, amante del vintage?
“Abbastanza…Tu?”
“Direi che per una volta abbiamo qualcosa in comune”
Mi guardò quasi fosse incanta.
“Sei la prima persona che non mi dà della strana”
“Sei la prima personea che ascolta la stessa musica che ascolto io”
Ci guardammo per qualche secondo che sembrò infinito fino a che la cameriera arrivò con i piatti.
“Il ramen con manzo e uovo sodo?”
Non risposi.
“Scusatemi” distolsi lo sguardo da Maya.
“Si scusa, manzo per me, verdure per lei”
La cameriera posò i piatti sul tavolo e se ne andò.
I nostri sguardi si incrociarono ancora e scoppiò una risata da entrambe le parti. Non ridevo così spontaneamente da secoli.
Ridiamo ma non so neanche perché. Inizia a farmi male la pancia. Ma male davvero.
Faccio un respiro profondo per calmare la risata e Maya fa lo stesso ma nel momento in cui i nostri sguardi si incontrano di nuovo ricominciamo subito a ridere più di prima. La sua faccia è diventata rossa e questo non fa che aumentare la mia risata.
“Okay, okay…” dico tra un respiro e l'altro “mangiamo che sennò diventa freddo”
“Si buona idea” dice lei con la faccia ancora rossa e degli occhi decisamente più felici di quando ci eravamo seduti al tavolo.
Feci un boccone. Cavolo, era proprio buono quel ramen.
“E tu, come ti chiami?” giusto lei non mi aveva chiesto il nome.
“Matteo”
“Matteo” guardò in alto con gli occhi strizzati.
“Mi piace, è un bel nome”
“Grazie, anche Maya è un bel nome, particolare ma bello” effettivamente era proprio un bel nome.
“I miei viaggiano molto per lavoro e quando sono andati in India una donna che li ha ospitati si chiamava Maya, mia mamma aspettava me ed era stata male, la signora l'ha curata e così mia mamma mi ha chiamato così”
“Mi sa che non posso competere allora, i miei genitori lo hanno scelto pescando da una scatola”
Le scappò una piccola risatina e non potei non notare una leggera fossetta sulla guancia destra.
"Mi hai detto che ti piace leggere, cosa in particolare?”
“Gialli, Fantasy, un po' di Romance…a te cosa piace leggere, se leggi”
“Tendenzialmente non leggo, ho altri hobby diciamo”
Una scintilla di curiosità le si accese negli occhi.
“Quali hobby?”
“Suono la chitarra, il basso…” non feci in tempo a finire che mi interruppe bruscamente.
“Insegnami”
“Cosa?”
“Insegnami”
“Se ti va..”
“Mi va”
“Okay”
“Okay” si rilassò sulla sedia ed espirò.
“Solo se tu mi insegni a combattere”
“Certo”
Conoscevo Maya da meno di un’ora e avevo la sensazione che avessi più cose in comune con lei che non con miei genitori. Il che è strano perché all'apparenza sembrava l'opposto di me. Chiusa, scontrosa, timida, spenta.
È un po' come gli occhi verdi, sembrano marroni fino a che non li guardi da vicino.

5 MODI PER MORIREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora