«Allora come ti dovrei chiamare?»
«Non lo so, Matteo è troppo da conoscenti»
«Mhhhh, Pasticcino?»
Lui mi guarda con gli occhi spalancati con un'espressione interrogativa stampata sulla faccia.
«Ma scherzo scemo»
Matteo rilassa i muscoli della faccia e fa un sospiro di sollievo.
«Mi hai fatto prendere un colpo!»
«Dovevi vedere la tua faccia» dico ridendo.
«Non farlo mai più» dice anche lui ridendo.
Alzò lo sguardo e noto che la luce di camera mia è accesa. Sono sicura di averla spenta. Il mio sguardo torna a Matteo e noto che ha smesso di ridere e mi guarda con gli occhi semiaperti e lo sguardo interrogativo di poco fa.
«Quella non è la tua camera?»
«Si infatti»
«Prima era spenta ne sono sicuro»
«Sarà la donna delle pulizie»
«Alle 8 di sera?»
Ammetto che è un po' strano, di solito viene quando io sono a scuola.
«Si sarà dimenticata qualcosa»
«Salgo con te»
Matteo mi prese per la mano e mi fa strada. Io dietro di lui cammino con un nota di paura nel cuore. E se non fosse Lisa?
Arrivati davanti alla porta di ingresso prendo le chiavi con le mani che mi tremano. Le passo a Matteo che mi prende la mani e guarda negli occhi. Non sembra avere paura. Sembra più che altro incazzato.
«Hey, non ti preoccupare, se c'è qualcuno lo ammazzo» prende le chiavi, se le mette in tasca e mi prende le spalle con le mani. Mi asciuga una lacrima che non mi ero accorta di avere e mi stampa un bacio sulla fronte.
«Non avere paura, ci sono io, ti proteggo io»
Matteo mi passa la mano che era ancora sulla mia spalla tra i capelli. Non avere paura Maya. Non avere paura.
«Posso abbracciarti?»
Matteo non mi risponde neanche e mi stringe le spalle tra le sue braccia. Io stringo le mie alla sua vita e incastro la mia testa nel suo incavo del collo. Inspiro profondamente e dopo qualche secondo ci dividiamo. Matteo prende le chiavi dalla tasca e mi prende di nuovo per mano. Apre la porta e ci troviamo faccia a faccia con un uomo, senza cappuccio e senza guanti. Però mi sembra di riconoscere la faccia. L'ho già visto da qualche parte, ma dove…dove?
La mia mente ragiona al tempo della luce finché la risposta mi si palesa come una lampadina che si accende.
Ma certo al ristorante, era seduto dietro a Matteo. Ma che cazzo ci faceva a casa mia, a quest'ora poi!
«Lo conosci?» mi chiede Matteo notando la mia espressione perplessa. Lo conosco?
«No ma era seduto dietro di te al ristorante, la prima sera quando ci…»
«Si si ho capito» mi interrompe in modo brusco. È agitato e lo capisco dai pugni che stringe.
Il tizio intanto ci guarda con una punta di terrore negli occhi. Sa che si è fottuto da solo non mettendosi qualcosa in faccia e per sua sfortuna ho una memoria fotografica eccezionale, specialmente per i volti delle persone.
Ma perché, perché era in casa mia? Come era entrato? Perché?
Tutto d'un tratto mi viene in mente una cosa e con la mente ripercorro la sera dopo il ristorante.Stiamo camminando per tornare dal ristorante. C'è una sagoma che ci segue, dall'altra parte della strada. Noi stiamo parlando delle nostre collezioni varie. Lui mi racconta degli skateboard e io dei vinili Limited Edition, Deluxe e per di più firmati dei Guns, dei Metallica, dei Queen e dei Nirvana che tengo a casa nel porta vinili in casa mia. Gli prometto che glieli farò vedere. Lui mi chiede come li ho avuti e io rispondo che i miei genitori li hanno portati a casa da un viaggio in America fatto nel 1992, me li avevano regalati poi al mio 14esimo compleanno.
Parliamo fuori da casa mia. Io entro. Io vado in cantina. Mi arriva un messaggio da mia mamma. Mi dimentico la porta della cantina aperta. Il tizio era ora dentro l'atrio ma io ero troppo scossa dal messaggio per rendermene conto.Cazzo!
Cazzo. Cazzo. Cazzo!
Ecco come è entrato. Aveva passato la notte in cantina. Era entrato stamattina quando noi siamo usciti.
Ma perché!? Per i dischi forse? Cazzo si per i dischi!
«Matte chiama la polizia»
Io mi mossi in direzione del tizio e gli tirai un gancio destro sulla mascella, fatale se dato nel punto giusto. Io non volevo ammazzarlo ma solo farlo svenire, e ci riuscì. Il tizio cadde a terra.
«Porca puttana Maya» Matteo era con il telefono in mano e il numero della polizia scritto sul tastierino. Mi guardo la mano, poi guardo di nuovo Matteo. Cazzo che male!!
«Chiama…e tienilo d'occhio» dissi prendendo il corridoio per andare in camera mia. Entro e noto subito che nessuno dei dischi Limited Edition é nel porta vinili. Una fiammata di rabbia divampa in me. Ritorno in salotto dove il tizio giace ancora per terra e Matteo sta dando le indicazioni alla polizia. Lo stronzo deve aver messo da qualche parte i dischi! Lo perquisisco ma non ha borse, guardo dentro la giacca e niente.
Non c'era niente.
Non c'è niente.
Guardo Matteo che sta ancora dialogando al telefono con un poliziotto. Una lacrima di rabbia mi scende prepotente sulla guancia destra. Sono accovacciata sul pavimento con una mano che pulsa e gli occhi lucidi. Con la coda dell'occhio vedo la mano del tizio muoversi e presa dalla rabbia mi metto a cavalcioni sul corpo steso nel mio salotto e porto le mie mani al suo collo. Muori figlio di puttana! Premo sempre più forte e il tizio riprende conoscenza spalancando gli occhi. Noto con piacere che ha paura.
Hai fatto irruzione nella casa sbagliata.
Sento delle mani che mi sollevano dalle spalle per portarmi seduta contro la porta. Ora quella persona è in ginocchio davanti a me ma vedo solo la sagoma sfocata. Pian piano vedo sempre più scuro. Fino a che non vedo più niente.

STAI LEGGENDO
5 MODI PER MORIRE
Teen FictionMaya è una ragazza di 17 anni che vive da sola a causa del lavoro dei suoi, che impedisce loro di fermarsi in un posto per più di due settimane. Maya prova svariate volte a togliersi la vita fino a quando, una sera, incontra un ragazzo che porterà f...