3. MAYA

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Trascorsi la miglior giornata della mia vita e per tutto il tempo che io e Matteo eravamo rimasti a parlare mi ero quasi dimenticata quello che dovevo fare quella sera.
Mi accompagnò a casa e ci demmo appuntamento a casa mia per il giorno dopo.
Appena se ne andò corsi in cantina a sistemare il casino che c'era.
Spostai il divanetto contro il muro e misi gli scatoloni nella libreria, spolverai un po' le mensole e aspirai per terra.
Tutto ad un tratto mi arrivò un messaggio. Mia mamma. Non ricevevo un messaggio da lei da secoli. L’ultimo messaggio risale al 2021, di solito comunicano con me attraverso la signora che fa le pulizie e la spesa. Apro il messaggio.
“Ciao topolina” oddio, non sentivo chiamarmi così da quando avevo tre anni, colpo basso mamma “ti scrivo direttamente perché dobbiamo darti una notizia importante…non ci vedrai di ritorno come al solito tra due settimane ma tra un anno e tre mesi, ci hanno offerto un lavoro più lungo del solito che però ha uno stipendio tre volte più alto, abbiamo già firmato quindi dovevamo solo darti la notizia”
Fantastico, non so se essere felice o triste di questa cosa, insomma, ho vissuto da sola praticamente da sempre, di sicuro non mi pesano 15 mesi in più del solito, ma c’è qualcosa che rende la notizia abbastanza triste da farmi sedere a terra con gli occhi fissi sul telefono e la bocca semi aperta.
Rimasi in quella posizione per almeno cinque minuti poi mi ricomposi e salii le scale fino alla porta di casa, la fissai per qualche secondo e la aprii. Misi le scarpe nella scarpiera e mi stesi sul divano, divagai qualche minuto tra i pensieri e poi caddi in un sonno pesante.

Mi svegliò un rumore assordante. Un suono forte che non sembrava vero smettere. Mi alzai dal divano con ancora addosso i vestiti della sera prima, guardai il telefono, le 4.37, fuori era buio, ma ancora quel suono che mi stava bucando i timpani.
Mi misi le mani sulle orecchie e premetti più forte che potevo per cancellare quel suono dal mio cervello.
Mi accorsi che il suono era il campanello della porta - chi cazzo è che rompe i coglioni a quest’ora - aprii la porta con una mano ancora sull’orecchio. Mi mancò un battito quando vidi Matteo - che stracazzo ci faceva lì.
“Scusami, se ti ho svegliata, non sapevo dove andare” ci misi un attimo per realizzare che era davvero lì, mi tirai anche un pizzicotto fortissimo. Non feci niente, rimasi immobile ferma sulla porta.
“Maya, ci sei?” Inclinò la testa verso destra e solo ora notai gli occhi lucidi e le occhiaie che gli solcavano il viso, sembrava una persona completamente diversa.
“Cosa ci fai qui? Come sei entrato? Come sapevi che questa è la mia porta?”
“Scusa, me ne vado se ti do fastidio” si voltò verso le scale e gli scese una lacrima.
Gli presi il braccio destro con la mano sinistra e gli circondai il collo con le braccia, esito un attimo poi mi strinse così forte che mi mancò il respiro per un secondo. Sentii il rumore dei singhiozzi che si facevano sempre più forti e poi le lacrime insistenti che mi bagnavano la spalla.
Non sapevo cosa fosse successo ma vederlo e sentirlo piangere così disperatamente mi fece scendere qualche lacrima.
Dopo qualche minuto buono eravamo ancora sulla soglia di casa e ormai la mia maglietta era fradicia. Cercai di staccarmi dalla sua presa per entrare in casa ma lui mi strinse più forte e capì che avremmo passato ancora un bel po' di tempo in quella posizione. Non che mi dispiacesse.

5 MODI PER MORIREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora